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Mentre sui social si rilancia lo storytelling del Ponte sullo Stretto come grande opera in fase di decollo, a Villa San Giovanni la situazione appare molto diversa. A raccontarlo è il sindaco Giusy Caminiti, ospite questa mattina di Buongiorno in Calabria, il format di informazione e di intrattenimento di LaC Tv in onda dalla suite aeroportuale LaC OnAirport allestita nello scalo aeroportuale di Lamezia Terme.

«Ci dicono che è tutto pronto. Ma noi siamo ancora al punto di partenza. La verità è che non abbiamo i documenti, né gli atti ufficiali. Apprendiamo le ultime notizie dalla stampa. Indubbiamente, il passo avanti politico c’è stato. Mai nessun governo era arrivato all’approvazione del progetto definitivo e dell’iter autorizzativo completo. E questo va riconosciuto. Il governo ha rispettato i passaggi, anche se non i tempi. È la quarta volta che sentiamo “apriamo i cantieri”… ma ora, forse, si apre davvero. Siamo solo all’inizio di un percorso complesso, dove mancano ancora tasselli fondamentali».

«Manca la bollinatura della Corte dei Conti, bisogna leggere le carte, i documenti prodotti. I Comuni, non solo Villa,  devono analizzare l’accordo tra MIT, Stretto di Messina, ANAS e RFI. È un accordo fondamentale per il nostro territorio.Va letta con attenzione anche la delibera del CIPE. Da lì derivano elementi cruciali: la dichiarazione di pubblica utilità, l’avvio delle procedure per gli espropri, le eventuali risposte alle richieste dei territori».

Pur nel rispetto della decisione politica, il sindaco è stato chiaro:  «Un progetto del genere è inconcepibile se non parte dai territori. Non si può costruire ignorando le esigenze locali, i rischi ambientali, l’impatto urbanistico. La centralità dei territori non può essere solo uno slogan».

Il tema più sensibile resta proprio quello degli espropri. «Molti cittadini sono venuti in Comune in pieno agosto per capire cosa sta succedendo. Alcuni hanno già ricevuto comunicazioni, ma senza sapere nulla. E ogni dieci anni si trovano di nuovo sotto stress. Il diritto all’abitazione è riconosciuto dall’Unione Europea. Ma oltre ai cittadini, anche l’Ente viene paralizzato, non può pianificare, progettare, né utilizzare i fondi. E non possiamo gestire l’allarme sociale senza informazioni certe. Se guardiamo le agenzie e leggiamo attentamente ciò che è stato annunciato, i lavori veri, quelli massivi, non partiranno tra un mese. Partiranno forse gli interventi propedeutici, come lo spostamento delle stazioni di servizio, che richiedono almeno due anni. Nel frattempo, il progetto esecutivo manca. E con esso mancano anche gli studi di impatto. Avevamo chiesto di sospendere la dichiarazione di pubblica utilità fino alla presentazione del progetto esecutivo. Perché non si può chiedere a un cittadino di rinunciare alla casa senza sapere nulla di ciò che verrà. Ci avevano promesso che questo ponte avrebbe unito, e invece sta dividendo. La verità è che senza i territori, nessun progetto sarà mai sostenibile»