Il sindaco di Palmi è fresco di elezione nell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale e scommette sull’intergruppo voluto da Tridico: «Dobbiamo essere uniti dentro e fuori l’aula». Affronta a viso aperto anche le polemiche che stanno attraversando i dem e sull’assenza in Consiglio metropolitano…
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«L’appellativo Sindaco ha il suo fascino, consigliere regionale è una gratificazione ulteriore, devo ancora capire quale è più bello»
È Giuseppe Ranuccio, dal 2017 ad oggi sindaco di Palmi e da una quindicina di giorni proclamato consigliere regionale dal Tribunale di Reggio Calabria, l’ospite del format “A tu per tu” odierno. Martedì scorso l’esordio a Palazzo Campanella nelle fila del Partito democratico, ricevendo dalla minoranza la fiducia per ricoprire il mandato di Vice presidente dell’Assemblea legislativa.
Come si sta in questi panni?
«Non nego che ancora la fase di ambientamento non può dirsi completata, sicuramente c'è tanto entusiasmo, tanta voglia di iniziare a lavorare da un lato come ho già detto per far tornare centrale, fondamentale, autorevole il Consiglio regionale che è la massima assise dei calabresi; dall'altro per mettermi a lavorare su tutti quei temi, quei problemi che ancora oggi attanagliano la nostra regione, dalla sanità al lavoro, alle infrastrutture, che ci vedono relegati gli ultimi posti nelle classifiche di tutti i settori cruciali per lo sviluppo della nostra regione. Quindi, non vediamo l'ora di partire».
Certamente la sua elezione prima, e la designazione nell’ufficio di presidenza poi, rappresentano anche un riconoscimento alla città di Palmi che oggettivamente ha conosciuto un periodo di grande ribalta grazie anche ad alcune manifestazioni come la Varia che è anche patrimonio Unesco. Qual è il suo bilancio in questo senso?
«Io ovviamente sono e sarò sempre grato, oltre che legato, alla città di Palmi, ai cittadini palmesi che mi hanno tributato anche un grande riconoscimento, sostanzialmente il 34% circa di preferenze sono andate alla mia persona, è una iniezione di fiducia importante, anche una responsabilità, così come in generale quella provenuta dalla Piana, ma dalla provincia tutta. Rispetto all'esperienza da sindaco è sicuramente un'esperienza unica, probabilmente la più difficile, perché fare il sindaco davvero è il mestiere più difficile al mondo, mancano le risorse, manca il personale, però abbiamo dimostrato a Palmi che cambiare è davvero possibile, con la buona volontà, con l'impegno, con le competenze, con la squadra giusta, il cambiamento è praticabile. Questi sono gli ingredienti giusti e questi sono gli strumenti e i requisiti che vorrei portare avanti, su scala ovviamente regionale, forte dell'esperienza da sindaco di Palmi, un'esperienza di cambiamento, di evoluzione, di progresso e anche da Consigliere metropolitano».
Quali saranno ora i suoi prossimi passi, tenuto conto dell’incompatibilità tra i due ruoli?
«Credo che al di là delle definizioni linguistiche, tutti i sindaci eletti in Consiglio regionale propenderemo per lo stesso iter, ovvero il Consiglio comunale a seguito delle procedure previste dal Tuel ci dichiarerà decaduti, così che si eviterà l'arrivo del commissario, e l'amministrazione in carica, attraverso il vice sindaco che diventa facente funzione del sindaco, porti avanti l'amministrazione fino a nuove elezioni che probabilmente saranno a fine maggio o addirittura a giugno. Credo che sia la cosa migliore da fare per assicurare una guida anche di continuità, di presenza costante alle varie amministrazioni. Così faremo a Palmi con l'auspicio anche, nella nuova tornata elettorale, di continuare ad essere alla guida, seppur indirettamente con la squadra che porterà avanti questo percorso che, come si è già detto, ha già fatto tanto bene alla città che non può ovviamente fermarsi. Quindi sento questa responsabilità».
Ranuccio ha delle date certe? Per esempio a Reggio Calabria è stato convocato per sabato ma il Consiglio comunale si svolgerà lunedì?
«Noi abbiamo già avviato l'iter. Questo venerdì avremo il primo Consiglio comunale che tra gli altri punti prevederà appunto la presa d'atto dell’avvenuta mia nomina e quindi proclamazione. Seguiranno poi altri Consigli in cui ci sarà la contestazione dell’addebito e successivamente la decadenza ufficiale, quindi qualche settimana, ma solo perché così è previsto dalla legge, e quindi noi siamo ossequiosi di quella che è la normativa vigente, seguiremo i vari step amministrativi».
Con l’ultima mossa, il coordinatore regionale di Forza Italia Cannizzaro ha piazzato un altro reggino nell’ufficio di presidenza. Lo stesso Cirillo nel suo discorso ha evidenziato la necessità e l’urgenza di completare l’iter per l’attribuzione delle funzioni alla Città Metropolitana. Al di là della coincidenza elettorale favorevole per il centrodestra, possiamo dire che è la volta buona?
«Ho fatto una battuta agli amici del centrodestra, ho detto loro “ma quindi ora solo perché pensate di vincere le elezioni comunali anche a Reggio trasferirete finalmente le funzioni, le famose funzioni della Città metropolitana”. Questo per dire che è tra le grandi colpe del riconfermato Presidente Occhiuto. Da anni, ad onore del vero neanche il centrosinistra non aveva inteso trasferirle, ma non è più tollerabile, non è più procrastinabile questo adempimento, perché altro non è che una previsione di leggi che deve essere rispettata. Per tanti anni, lo dico anche da consigliere metropolitano, abbiamo lavorato in assenza di risorse, in assenza di personale, che invece erano e sarebbero state determinanti e strategiche per lo sviluppo del turismo, dell'agricoltura, settori chiave per il rilancio della nostra provincia, della nostra area metropolitana. Nonostante tutto però abbiamo saputo sopperire, perché tanto si è fatto, parlo dall'esperienza personale, abbiamo per la prima volta elaborato e lanciato il piano turistico metropolitano, che è una fotografia delle nostre risorse, delle criticità, condiviso con tutti gli stakeholders e i principali attori in questo campo, è chiaro però che questo adempimento deve essere fatto, la città metropolitana deve essere messa in condizione, come tutte le altre città metropolitane d'Italia, di poter lavorare a pieno regime con quello che le spetta per leggi».
Sono giorni di polemiche e vecchi attriti tra il Partito democratico e Giuseppe Falcomatà. Come sta vivendo questa partentesi visto anche quello che è successo a palazzo Alvaro nel corso dell’ultimo consiglio metropolitano, dove anche la sua assenza ha fatto saltare i primi quattro punti in discussione?
«Chiariamo subito, rispetto all'ultimo Consiglio metropolitano, io ero assente perché ero fuori, tanto è vero che non appena ho avuto la possibilità mi sono collegato anche dall'auto in cui ero e ho portato a termine tutto, con la mia presenza determinante, tutto il Consiglio metropolitano, votando ovviamente tutti i punti che condividevo e che ho condiviso, perché io faccio parte ancora ora in maniera orgogliosa di questa maggioranza metropolitana, quindi questo per sgombrare il campo dell'equilibrio tra intendimenti. In generale posso dire che queste polemiche, ma è una cosa che ho detto dentro e fuori del partito, dentro e fuori del gruppo metropolitano, dentro e fuori del gruppo in Consiglio regionale, non aiutano. Il momento elettorale è stato superato, ognuno ha avuto le sue percentuali, i suoi risultati, il partito come sempre ha avuto all'interno le sue correnti, correntine, amicizie, e le amministrazioni si sono orientate come hanno voluto, d’altronde sono 97 comuni, pensate quanti circoli, pensate quanti amministratori… ora è il momento della compattezza, i nemici, gli avversari, meglio, gli avversari politici nostri non siamo noi all'interno, gli avversari sono altri, hanno altri colori, hanno altre casacche, noi dobbiamo fare fronte comune per prepararci ad esempio alle prossime scadenze elettorali, sapete meglio di me che tra qualche mese voteremo proprio qui a Reggio, quindi ora è il momento della compattezza, nella competenza di fare squadra e mostrarsi già da ora come alternativa vera, credibile, seria rispetto ad un possibile governo regionale.
I suoi detrattori la attaccano anche per il fatto che lei fino a qualche settimana fa non era organico al partito che l’ha candidata. Ma lei la tessera del Pd l’ha fatta?
«Certo, ma io provo sempre a non scadere in polemiche. Io ho sempre votato Partito Democratico, io ho avuto la tessera del Pd diversi anni fa, poi non l'ho rinnovata per questioni e dinamiche relative al circolo di Palmi, ma sono sempre stato da quella parte. Ovviamente ho rifatto poi la tessera del Partito Democratico e io sono un uomo di partito, nel senso che quando anche ci fossero delle criticità, queste vanno risolte all'interno e non sbandierate ai quattro venti, soltanto perché magari si può pensare a qualche convenienza particolare. Il partito è come una famiglia, una squadra, si discute, ci si confronta, ma alla fine l'unitarietà e la condivisione è quella che deve superare ogni possibile diversità di vedute».
Anche alla luce del trambusto in atto nel Partito democratico, che tipo di opposizione organizzerà il Pd e questo intergruppo lanciato da Tridico? A proposito lei ci crede?
«Sì, è il mio auspicio grande, ed è quello che ho detto ieri nella riunione che abbiamo fatto, che non è la prima e non sarà l'ultima, con tutte le forze di opposizione. Dobbiamo essere uniti, compatti, dentro e fuori l'aula, dentro e fuori il Consiglio regionale, con proposte serie, competenti nel merito e che abbiano come unico obiettivo quello di migliorare la qualità della vita dei cittadini calabresi. Qualora dovessero arrivare proposte positive, che vanno in questa direzione del bene comune, perché no, anche sostenerle, al di là della diversità, ma soprattutto essere duri, intransigenti, qualora dovessero avanzarsi, adombrarsi dei provvedimenti o leggi che mirino all'interesse particolare o addirittura illiceità o illegittimità, là siamo pronti a fare un'opposizione ferma, intransigente, ripeto, dentro e fuori l'aula dell'assise regionale. Forse questo è un po' mancato, almeno non si è percepito, perché ripeto, noi dobbiamo da subito costruire un'alternativa vera di governo che punta ad una Calabria equa, solidale, con un'opportunità di crescita per tutti e non solo per gli amici».

