Nuova giunta, vecchi problemi per Giuseppe Falcomatà che non è riuscito a raddrizzare una trattativa – quella coi partiti della maggioranza di centrosinistra che lo sostiene – nata all’indomani del rientro dalla sospensione a Palazzo San Giorgio. Settantacinque sono i giorni passati dal 25 ottobre, da quando cioè la Corte di Cassazione ha chiuso la parentesi del processo “Miramare” con la sostanziale assoluzione del sindaco e dei suoi assessori dell’epoca. Un ritorno a testa alta e petto gonfio, quello di Falcomatà, acclamato dall’assemblea nazionale dei sindaci, ma accolto tiepidamente dal suo partito in città. D’altra parte, le voci di un azzeramento della giunta guidata dal fido facente funzioni Paolo Brunetti erano filtrate a palazzo di città cogliendo di sorpresa gli assessori che per due anni hanno tirato la carretta tra mille difficoltà. Senza tacere il sentimento crescente di sfiducia in città nei confronti dell’amministrazione. Su queste basi Falcomatà ha da subito parlato di un “nuovo inizio” per la sua esperienza amministrativa, fatta di nuovi interpreti e di un nuovo approccio con la città.

Così dopo un tira e molla durato due mesi e mezzo proprio ieri sera, 5 gennaio, Falcomatà ha rotto gli indugi convocando la stampa per la presentazione della sua nuova giunta che, nei fatti, al momento, è letteralmente la giunta del sindaco. La conferma è arrivata questa mattina nella sala Italo Falcomatà di Palazzo San Giorgio, dove dietro il microfono erano sistemate soltanto sette sedie (sei assessori e il sindaco), segno evidente che la notte non ha portato consiglio al Partito democratico come auspicavano e auspicano ancora nell’entourage del primo cittadino

Due giorni per il Pd

D’altra parte sono tre le caselle messe ancora a disposizione del Partito democratico che sin da subito ha ingaggiato un duro braccio di ferro col sindaco perché in disaccordo con i criteri adottati da Falcomatà nella scelta dei nomi. Per il momento il primo cittadino ha trattenuto per se deleghe importanti e pesanti come Bilancio, Cultura, Istruzione e Welfare, dimostrando comunque di voler mantenere la porta aperta per il suo partito che potrà ambire ad alcune di queste, ma non nascondendo che continueranno ad esserci consiglieri comunali delegati ad alcune materie, escludendo sicuramente quella dell’avvocatura che resterà al sindaco.

La squadra presentata oggi prevede in posizione di vicesindaco Paolo Brunetti con, tra le altre, la delega all’ambiente, l’ingegnere Franco Costantino ai lavori pubblici, gli architetti Elisa Zoccali, all’edilizia e condoni, e Paolo Malara che sarà assessore alla città sostenibile e mobilità, e ancora Marisa Lanucara, con delega alle attività produttive, e Carmelo Romeo, unico consigliere in carica dell’esecutivo che si occuperà di risorse europee e grandi opere. È chiaro, tuttavia, che tutti gli occhi siano puntati sui futuri rapporti con il Partito democratico e con i Democratici e progressisti che però hanno rinunciato ad entrare in giunta, paventando un appoggio esterno.

Falcomatà, che in realtà ha già passato il fosso, non vuole pensare a quest’ultima soluzione. In cuor suo è convinto che c’è ancora spazio per ricucire col suo partito e ai microfoni dei cronisti a Palazzo San Giorgio ha detto: «Non credo che si arriverà a questo, poi tutto può succedere. La mi impressione e il mio auspicio è che non si arrivi a questo». Falcomatà insomma ha insistito su un aspetto fondamentale: quella esigenza di rinnovamento che ha legittimamente espresso il sindaco deve essere interpretata anche dai partiti. A cui però ha dato esplicitamente un tempo per rivedere le proprie posizioni. «La giunta deve essere al completo e operativa nel giro di un paio di giorni». Un termine che, poi si è affrettato a chiarire, non è perentorio.

Il Pd non ci sta

Ma non c’è bisogno di aspettare questi due giorni per capire che i nomi del Pd non arriveranno. Nemmeno due ore dopo la presentazione della giunta i dem cittadini firmano una nota che demanda ad una interpartitica, ancora da convocare, il futuro della maggioranza di Palazzo San Giorgio. Il Partito democratico si dice quindi deluso da un atteggiamento, quello del sindaco, «antidemocratico ed individualista, che non favorisce la costruzione del “gioco di squadra” che avremmo voluto attuare nell’interesse della Città».
Nella nota diffusa dalla segretaria cittadina, Valeria Bonforte, però non compaiono mai le parole “appoggio esterno”, che pure era l’estrema ratio paventata in più occasioni dal gruppo consiliare guidato da Peppe Sera e da vertici e big locali. Dopo aver spiegato che non si tratta di una semplice questione di poltrone il Pd ci va giù duro parlando di «continui ed estenuanti cambi di criteri che non consente al Partito di svolgere quel ruolo di guida e di indirizzo politico che gli è proprio». Definendo poi le scelte del primo cittadino «lesive della autonomia del partito e del gruppo consiliare: un fatto grave, inedito e seriamente divisivo, un inspiegabile atto ostile nei riguardi della democrazia e della città di Reggio Calabria».

Situazione in divenire

A stretto giro è giunta anche la reazione dei socialisti, con una nota congiunta di Enzo Maraio, segretario nazionale del Psi, e Luigi Incarnato, segretario regionale. Sebbene non rappresentati più in Consiglio, e dopo la defenestrazione di Irene Calabrò dalla giunta, i socialisti parlano di mortificazione dei partiti e di «atteggiamento incomprensibile che con la politica ha poco a che vedere», definendo «indecente» la proposta avanzata dal sindaco e sposando la linea del Pd.

Sulla stessa lunghezza d’onda si ritrovano i Democratici e progressisti di Nino De Gaetano – «non ci sono stati i presupposti per partecipare in maniera diretta alla costituzione della nuova Giunta comunale» è scritto in una nota – e a quanto pare anche Italia Viva. E ciò fa pensare che proprio questi quattro partiti potrebbero adesso convocare una interpartitica per scegliere di percorrere una strada comune, magari proprio con un appoggio esterno che complicherebbe e non di poco la vita del nuovo esecutivo. Anche perché alcuni minacciano che proprio i rappresentanti dei partiti esclusi potrebbero mettere in atto un ostruzionismo mirato, con le dimissioni dalle Commissioni consiliari.

In più c’è da considerare il ruolo delle opposizioni che cercheranno di approfittare di questo momento di confusione per far tornare la città alle urne. Lo dimostra la reazione dei consiglieri comunali di Forza Italia, Federico Milia, Antonino Maiolino e Roberto Vizzari che definendo «assurda» la scelta di Falcomatà di nominare una giunta a metà, annunciano che presenteranno formalmente una mozione di sfiducia: «questo teatrino a cui stiamo assistendo da troppo tempo deve terminare. Il terzo tempo è finito, ancor prima di iniziare. Se il Pd ha un briciolo di dignità, dalla segreteria nazionale alla dirigenza locale, ora prenda una posizione concreta, e non solo sui giornali, che sia coerente con le dichiarazioni da loro rese e inviti i suoi consiglieri a votare la sfiducia» prosegue la nota. Basterà questo per unire ampi pezzi di maggioranza e opposizione?