«Ho scoperto facendo prevenzione. Semplici controlli di routine, che abitualmente affidavo alla Breast. Da lì è iniziato il mio calvario. L’intera equipe, in particolare la dottoressa Falcone, ha intuito subito qualcosa di anomalo. Insieme al dottore Cedro hanno organizzato, in tempi ristrettissimi, indagini più approfondite per verificare se il loro dubbio fosse fondato».

La scoperta

Ed è così che la vita di una donna cambia. Inesorabile il tempo che prima sembrava scorrere veloce, si ferma in quel baratro di secondo. Tutto cambia e intorno ogni rassicurazione sembra vana. Ma Daniela da quel buio ci è uscita. Ha lottato e ha deciso di farlo affidandosi alle cure del Gom di Reggio Calabria. No, non è scappata nelle cliniche del Nord. Eppure ha trovato a Reggio quello di cui aveva bisogno. Andando oltre ogni pregiudizio, etichetta o stereotipo che condanna la nostra sanità a inefficace per antonomasia. Che le cose siano cambiate, nonostante le gravi attuali carenze, poco importa. Ma Daniela ha tirato fuori quel coraggio che solo le donne sanno avere.

La testimonianza

«Mi cambiò la vita quel sabato pomeriggio quando Antonella Sapone mi chiamò perché voleva parlarmi di persona. Da lì è iniziato un susseguirsi di visite ed esami, giorno dopo giorno, senza tregua. Quando si riceve una notizia del genere ci si sente in un vortice. Le tue certezze crollano e la tua prospettiva di vita cambia. Ho pensato alle mie figlie, alla mia famiglia, a chi in quel momento mi stava accanto e soffriva con me.

Ma grazie a Dio, dal primo momento ho avuto la sensazione di essere nel posto giusto, con i professionisti giusti. Mi hanno preso per mano e non mi hanno mai lasciata un attimo. La mia diagnosi era complessa rispetto alla normalità, ma l’equipe della Breast ha reso il mio cammino più semplice, indirizzandomi e incoraggiandomi giorno dopo giorno, sostituendo alla paura e all’incertezza tanta speranza e fiducia nell’intraprendere le cure.

Il primo passo è stato conoscere il reparto di oncologia del Morelli, dove mi hanno affiancata alla meravigliosa dottoressa Rita Agostino. Con grande professionalità, mi ha spiegato quale sarebbe stato il mio percorso. È stato duro e complicato, ma mi sono sentita subito affiancata non solo dai medici, ma da persone che hanno dimostrato umanità e comprensione. Conclusa questa parte, sono stata presa in carico dalla chirurgia e proprio il primario ha operato il mio male. Alla Breast non mi sono mai sentita un numero, né una semplice paziente, ma una donna, una persona».

Una storia mille vite

Quella di Daniela è una storia di comune sofferenza che lancia, però, un messaggio a tutte le donne «e in particolare alle mie coetanee: fate prevenzione e non abbiate paura di affidarvi al nostro ospedale, sia per la prevenzione che, eventualmente, per la cura. La nostra città offre figure professionali che meritano la nostra fiducia. Non mi sono mai sentita abbandonata, neppure nel post-operatorio. Anzi, vorrei sollecitare le autorità competenti a investire di più in questa realtà di cui la nostra città ha tanto bisogno. Un ringraziamento particolare va alla mia famiglia, in particolare alle mie figlie che mi hanno sostenuto, alle mie care amiche che non mi hanno mai lasciata sola, e al reparto di oncologia del Morelli: infermiere, collaboratori e, non ultimi, alla meravigliosa e brillante dottoressa Rita Agostino, che insieme al dottore Maesano mi ha accolta e incoraggiata con professionalità, scienza ed empatia, passo dopo passo lungo il mio percorso».

La Brest Unit al Gom

Quella della Brest è un’unità che, pur essendo neonata, ha già dato importanti soddisfazioni. I risultati si vedono non solo in termini numerici, ma soprattutto nella risposta al territorio, che chiedeva insistentemente un’assistenza in loco. E lo ha confermato il direttore sanitario Salvatore Costarella: «Ora possiamo dire che andare a curarsi fuori non è più necessario. Questo vale già per molte patologie e ora anche per il tumore della mammella, che aveva sempre generato una forte immigrazione sanitaria. Possiamo affermare che non c’è più alcuna necessità di lasciare Reggio Calabria, perché qui è presente una realtà consolidata e operativa, con un livello professionale elevato, capace di rispondere a tutte le esigenze di una donna che affronta questa malattia».

I risultati del reparto non sono solo parole su carta, ma si traducono in numeri reali, e le cifre di quanto è stato prodotto negli ultimi anni sono impressionanti, anche considerando il numero di personale a disposizione. All’interno della Breast Unit operano numerose figure professionali: quattro chirurghi, oncologi, radioterapisti, personale di anatomia patologica, genetica medica, psiconcologi, fisioterapisti. «È un gruppo di professionisti che lavora in sinergia, anche se questo servizio è arrivato in ritardo a Reggio Calabria. In passato, infatti, non c’era un percorso organizzato che permettesse alle persone di evitare un percorso a ostacoli. Pur essendo presenti diverse figure professionali, non erano coordinate. Oggi, con la Breast Unit, si realizza un sogno a lungo desiderato e che finalmente ha preso forma grazie all’attuale management di cui faccio parte.

Il valore aggiunto di questo servizio è che la donna, con un problema di questo tipo, non affronta più impedimenti: viene presa per mano dall’inizio del percorso diagnostico fino all’ultima fase terapeutica. La malattia non deve fare paura, perché oggi il tumore alla mammella è curabile. C’è un tasso di guarigione altissimo, se preso in tempo e curato adeguatamente. Mi sento di dare un messaggio alle donne: non abbiate paura quando vi trovate ad affrontare un problema di questo tipo, perché si può guarire».

Al dottore abbiamo chiesto quanto è importante in questo senso la prevenzione. «L’elemento vincente di questa strategia è proprio la prevenzione. È attraverso la prevenzione che riusciamo a scoprire le malattie in fase iniziale, quando possono essere curate con una guarigione vicina al cento per cento. Sul territorio, l’ASP sta facendo un grande lavoro, attivando lo screening per il primo livello della mammella. Una sinergia tra ospedale e territorio è fondamentale, perché lo screening svolto sul territorio è essenziale, e noi rappresentiamo l’hub di riferimento. Una paziente che ha un riscontro diagnostico negativo viene presa in carico da noi per la parte terapeutica. C’è una collaborazione stretta con l’ASP, e ci confrontiamo quotidianamente per risolvere i problemi legati soprattutto alle malattie tumorali».

Questa realtà importante e positiva è arrivata, però, con un netto ritardo rispetto al resto d’Italia, e anche rispetto ad altre aree della Calabria. «Sì, è vero. Abbiamo un ritardo di almeno otto o nove anni. Questo tipo di percorso era già nelle corde dell’ospedale, perché c’erano tutti i professionisti pronti, ma ognuno lavorava a compartimenti stagni e non esisteva un percorso organizzato per aiutare il paziente a superare gli ostacoli. La grande realizzazione della Breast Unit è stata proprio quella di creare **sinergia tra queste figure professionali**, che ora dialogano e discutono i casi clinici insieme, arrivando a una diagnosi e una terapia concordata. Un paziente gestito dalla Breast Unit non è seguito da una sola persona, ma da un gruppo multidisciplinare che assicura un’assistenza integrata».

Antonella Sapone, la case manager della Breast Unit snocciola dati che rispondono alla crescente domanda del territorio. «Lavoriamo in sinergia con l’intero gruppo da oltre tre anni e c’è stata una crescita continua nelle richieste. Solo nel 2024, ad esempio, abbiamo effettuato oltre seicento visite e un centinaio di interventi per tumore del seno. La paziente viene accolta e accompagnata fin dall’inizio, dalla visita senologica fino alla fine del percorso, grazie alla collaborazione tra radiologi, chirurghi, oncologi e altre figure».

La dottoressa Falcone, radiologa conferma come il team lavora insieme e, prima della creazione della Breast Unit, mancava una rete di supporto per il paziente, costringendolo spesso a cercare risposte altrove. «Pur eseguendo già da tempo esami radiologici per le patologie mammarie – come mammografie, ecografie e risonanze magnetiche – non avevamo un percorso condiviso con altri specialisti. Ora, dopo un paio di anni, stiamo continuando a far crescere questa risorsa preziosa per l’intera città, che non si limita all’ospedale, ma rappresenta una risorsa per tutte le donne. È fondamentale che le pazienti abbiano la possibilità di rimanere vicine a casa, senza essere costrette a spostarsi. Noi cerchiamo di seguirle non solo dal punto di vista scientifico e medico, ma anche umano, supportandole nell’aspetto psicologico, spesso più pesante della malattia stessa».