venerdì,Maggio 3 2024

Ritrovamenti piazza De Nava a Reggio, Castrizio: «Troppo in superficie per essere antichi»

Nel cantiere proseguono i lavori per la ristrutturazione del sito in pieno centro

Ritrovamenti piazza De Nava a Reggio, Castrizio: «Troppo in superficie per essere antichi»

Il cori di voci si è levato subito. Lo spauracchio dei resti che affiorano da sottosuolo e che possano bloccare il cantiere appena cominciato per il restyling di piazza De Nava. È vero che Reggio ha un patrimonio nascosto, soprattutto nel suo centro storico. Ma già l’immagine, diffusa ieri dal Comitato civico per la tutela del sito, dà qualche informazione chiara.

Abbiamo chiesto un parere su questi primi ritrovamenti a Daniele Castrizio, storico e docente di numismatica all’Università degli studi di Messina che, sui ritrovamenti, è tassativo: «Sono resti troppo alti, non po’ trattarsi di resti archeologici antichi. Sono appena sotto l’asfalto, forse si tratta di pezzi relativi alla sistemazione della piazza prima del terremoto del 1908, quindi di nessun pregio. Probabilmente erano già venute fuori quando si è scavato per costruire la strada».

La necropoli

Al momento dunque c’è cauto ottimismo sul prosieguo dei lavori per la ristrutturazione del sito in pieno centro. Non è tempo per alzare polveroni. Ricordiamo che il precedente progetto prevedeva cantiere uno scavo di diversi metri di profondità nell’area di piazza De Nava, antistante al Museo, e la creazione di una sala ipogea da raggiungere tramite un sottopassaggio con la perforazione dei muri perimetrali del Museo stesso all’altezza dei seminterrati.

Come precisa il professore: «Noi sappiamo che c’è la necropoli, alla stessa altezza delle tombe conservate a palazzo Piacentini. Non si trovano a pochi centimetri ma a tre o quattro metri o ancora più. Le tombe ci sono e forse bisognerebbe scavare, ma saremmo in grado di fare una progettazione per tutelarle, e farle diventare fruibili? La legge principale del buon senso, a cui tutti gli archeologi si attengono, è che “se non si può conservare è meglio non scavare”, perchè lo scavo è in ogni caso distruzione».

Un interrogativo che riporta alla memoria la storia infinita del cantiere di piazza Italia, dove oggi è possibile visitare l’ipogeo greco, coi resti della mura della città antica, stratificati, e vederli anche dall’alto grazie ai vetri.

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