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Reggio Calabria un tassello del ricco e antico mosaico che è la storia di San Giorgio. Venerato come megalomartire cristiano, egli è celebrato nel calendario gregoriano il 23 aprile, giorno della sua morte avvenuta nel 303. San Giorgio è infatti il patrono di Reggio Calabria, come di altre città in Italia. La sua protezione è invocata anche in diversi paesi europei come la Catalogna, il Portogallo, l’Inghilterra, la Germania, la Russia.
San Giorgio torna per le strade di Reggio
«Una devozione antichissima – racconta don Nuccio Cannizzaro, parroco della chiesa di San Giorgio al Corso – che fino al 1800 era occasione di celebrazioni anche a Reggio. In tutte le città di cui San Giorgio è Patrono le comunità festeggiano. Qui la tradizione si è dispersa nei secoli. Quest’anno ci proponiamo di recuperare. A sfilare sarà il busto in cemento, che nella chiesa ricostruita negli anni Trenta adornava l’altare maggiore, restaurato da Elisa Urso.
Incastonato in una struttura in legno realizzata da Art Academy Artelis dal maestro Domenico Pizzi, esso sarà portato in processione oggi, giorno di San Giorgio. Il corteo, dopo la messa delle 18.30, si snoderà sul Corso Garibaldi prima in direzione Largo Colombo e poi in direzione piazza Italia. Quindi il busto farà ritorno nella chiesa.
Crediamo che iniziare a ripristinare un’atmosfera di festa anche in occasione del santo Patrono sia doveroso oltre che profondamente necessario. Reggio è una città che ha bisogno di occasioni in cui aggregarsi e sentirsi comunità. Il nostro è un piccolo passo verso la riscoperta di una pagina importante della nostra storia e della nostra identità di comunità», conclude don Nuccio Cannizzaro, parroco della chiesa di San Giorgio al Corso di Reggio Calabria.
Una devozione millenaria
L’origine dell’antichissimo culto reggino di San Giorgio risale agli inizi dell’XI secolo ed è comprovata dalla cronaca di Goffredo Malaterra del secolo XII, “De Rebus gestiis Rogerii Calabriae et Siciliae comitis et Roberti Guiscardi ducis fratriseius”. Egli riferisce dell’attacco dell’emiro di Siracusa Ben Avert nelle acque di Reggio nel 1086. Sbarcato a Reggio, egli distrusse il monastero di San Nicolò sulla Punta Calamizzi e la chiesa di San Giorgio danneggiando le effigi dei Santi. Il duca Ruggero Borsa allora contrattaccò e, dopo avere inseguito Bona Vert, lo uccise in battaglia conquistando Siracusa. Per questa vittoria i reggini adottarono San Giorgio come loro protettore. Si narra, infatti, che Ruggero sarebbe stato assistito dal Santo nello scontro con Bona Vert.
Si colloca, dunque, in questo periodo l’antichissima devozione della città a San Giorgio. Essa è documentata anche dal fatto che al santo furono dedicate quattro chiese della città: San Giorgio di Sartiano in La Judeca, San Giorgio di Lagonia – queste distrutte e non ricostruite – e San Giorgio intra moeniae San Giorgio extra moenia. In particolare nella chiesa di San Giorgio al Corso, nota anche come Tempio della Vittoria e tuttora esistente nel cuore della città, nel medioevo si designavano i tre sindaci della città con un solenne atto ai piedi dell’altare del santo patrono.
La ricchezza della storia
La chiesa fu ricostruita nel 1928 e durante i lavori di sbancamento emersero i resti di una piccola necropoli con una sessantina di sepolcri di epoca bizantina.
Nell’area vennero anche trovate monete bizantine e un frammento marmoreo con un residuo di iscrizione greca datato I sec. a. C – I sec d. C. In essa si menzionano cariche pubbliche e religiose. I rinvenimenti abbracciano un ampio intervallo di tempo, dall’età greca a quella medievale. Essi testimoniano la complessa e ricca stratigrafia dell’area. A riprova di questa stratificazione, anche quanto emerso durante il rifacimento della pavimentazione nel cortile della stessa Chiesa, eseguito negli anni 1988-1990.
In quell’occasione tornarono alla luce resti di strutture di una chiesa medievale, ossia un brano dell’abside centrale, dell’abside sinistra e di un tratto consistente del muro perimetrale sinistra. Essa consisteva in una basilica a tre navate, attribuita all’era normanna. In quella stessa area si insediò il monastero benedettino di Santa Maria della Vittoria. Nell’Ottocento fu destinato ad Orfanotrofio. Ad esso era annessa una chiesa a navata unica. Storia e anche leggenda ruotano attorno a questo Santo dall’iconografia molto significativa.
San Giorgio e il Drago, la cultura e l’ignoranza
Le origini e il significato del legame tra San Giorgio e il drago sono da ricondursi alla leggenda Aurea del XIII secolo. Scritta in epoca medievale da Iacopo da Varazze, domenicano vescovo di Genova, essa è ambientata nella città libica di Salem. Qui in un grande stagno, viveva una creatura mostruosa e pericolosa che uccideva chiunque si avvicinasse. Finite le pecore date in pasto ad essa per imbonirlo, la popolazione fu costretta a tirare a sorte anche dei giovani.
Un giorno fu la volta della figlia del Re, la principessa Selene. Fu allora che il cavaliere Giorgio si presentò con la sua proposta di conversione: «Iddio mi ha mandato a voi per liberarvi dal drago: se abbraccerete la fede in Cristo, riceverete il battesimo e io ucciderò il mostro». Selene riuscì ad avvolgere il collo del drago con una corda legata alla sua cintura e lo condusse in città dove il cavaliere Giorgio lo uccise, liberando il popolo dal terrore della morte.
La leggenda si impreziosisce di un altro dettaglio. Si narra che il cavaliere abbia colto la rosa nata dal sangue del drago sconfitto per farne dono alla principessa appena salvata. Ecco che la battaglia tra San Giorgio ed il drago assurge nei secoli a battaglia tra la cultura e l’ignoranza, con la sconfitta di quest’ultima e l’affermazione del primato della conoscenza.
Nel Medioevo la lotta tra San Giorgio ed il drago assurge a simbolo della lotta tra il bene e il male, e la leggenda del cavaliere che sconfigge il drago attribuisce a San Giorgio l’epiteto di grande trionfatore in Occidente nell’Oriente Bizantino, permeando di sé vari ordini cavallereschi. La storia e anche la leggenda si intrecciano con la letteratura e le tradizioni religiose e vengono esaltate dall’universale allegoria della lettura e della cultura che salvano dall’ignoranza.

San Giorgio e la Giornata mondiale del Libro
San Giorgio, nella sua iconografia più diffusa, che lo ritrae nell’atto di infilzare il drago e dunque di sconfiggere l’ignoranza, immagine per altro prediletta da storici e appassionati, ha destato anche l’ispirazione dell’Unesco (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura).
Nel 1996, il 23 aprile è stata proclamata come giornata mondiale del Libro e del Diritto di Autore. Un intreccio di storie, più o meno misteriose, è al centro di questa giornata in cui nel 1616 si fermò la penna, ma non l’eco di versi e parole di Miguel de Cervantes, William Shakespeare e dello scrittore catalano Josep Pla, deceduto il 23 aprile del 1981. Una curiosa coincidenza che assurge a momento universale di invito alla lettura e di valorizzazione dei libri, bussole che orientano le vele della curiosità e del progresso nei mari della conoscenza. Ma i richiami e i rimandi non finiscono qui.
Alla leggenda della rosa colta dal sangue del drago dal cavaliere Giorgio, si ispira la peculiare tradizione diffusa nel cuore dell’Europa in cui ogni anno, il 23 aprile, è festa per la lettura e i lettori. In particolare per le strade della Catalogna, nel giorno del patrono Sant Jordi, gli uomini regalano alle donne una rosa e le donne ricambiano con un libro. La bellissima Casa Batlló sulla quale il grande Gaudí rappresentò la leggenda di Sant Jordi e il drago, è emblema di questa festa così sentita a Barcellona.

