«Da un punto di vista oggettivo, mi sembra che siano numeri dei quali io sono assolutamente soddisfatto, perché sono numeri che ci restituiscono una cartina di tornasole di un ufficio giudiziario che funziona, perché dà una risposta di giustizia veloce a quelle che sono le esigenze di giustizia del nostro settore».

Così Roberto Di Palma, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei Minori di Reggio Calabria, sintetizza in maniera positiva il consueto bilancio di fine anno sull’attività della Procura, presentato questa mattina alla stampa in un incontro tenuto nell’aula di udienza dello stesso Tribunale. «Penso che i dati numerici che sono stati forniti, che sono sempre in pari tra le iscrizioni e lo smaltimento dei fascicoli, se non in alcuni casi con fascicoli che vengono smaltiti di più rispetto a quelli scritti, quindi eliminando anche parte dell'arretrato che è minimo per la verità rispetto a questo ufficio. E questo, secondo me, sottolinea ancora una volta la circostanza che l'ufficio è sul pezzo».

I numeri: «Diamo una risposta di giustizia pressoché immediata»

Giusto per dare qualche numero, nel settore penale si contano 254 iscrizioni di fascicoli nei confronti di persone note, in leggera diminuzione rispetto allo scorso anno quando furono 261; ma anche la definizione di 262 casi, in aumento rispetto allo scorso anno nonostante la carenza di personale - «il dottore Creazzo per raggiunti limiti di età il 24 di maggio è stato posto in quiescenza e pensionato e – ha spiegato Di Palma - il dottore Gaglioti che viceversa ha chiesto e ottenuto il trasferimento ad altro ufficio» - che vede il procuratore Di Palma operare da solo nell’ufficio di via Marsala ma trovando «grande sponda nella sensibilità dimostrata tanto dal procuratore generale quanto dal procuratore della procura ordinaria di Reggio Calabria che settimanalmente mi ha mandato un collega di modo che da settembre fino al giorno 18 di dicembre, giorno in cui si è insediato il nuovo collega che proviene da Mestre, non sono rimasto abbandonato a me stesso».

Diminuiscono anche gli arresti, sotto la decina, e i fascicoli iscritti nei confronti delle persone ignote con una definizione del 99% che dimostra come l'ufficio lavora sul quotidiano dando una risposta di giustizia pressoché immediata, ma che suggerisce anche la necessità di non perdere di vista il minore. Poi, infatti, ci sono i “modelli 45” che sono i cosiddetti atti non costituenti notizie di reato, cioè tutte quelle situazioni in cui vengono segnalate vicende per le quali non c'è necessità di aprire un fascicolo, ignoti o noti: nell'anno scorso sono stati 326 le iscrizioni e 300 definiti, quest'anno sono aumentati a 401 rispetto alle 326 iscrizioni, «ma la cosa più importante è che le definizioni rispetto a 401 iscritti sono state 434 quindi sono stati definiti ancor più di quelli iscritti perché ci sono quelli dell'anno precedente». Se l'anno scorso sulla messa alla prova si era registrato un leggero decremento, quest'anno invece si è invertito il trend, in aumento perché le messe alla prova nel 2024 erano 58 e quest'anno sono state 66. «Nel settore civile l'anno scorso abbiamo iscritto 769 fascicoli, quest'anno 516, ma giusto stamattina mi sembra che eravamo arrivati a 535». I fascicoli civili sono tutti quei fascicoli che vengono iscritti a tutela di un minore che viene segnalato in una situazione di disagio tendenzialmente riconducibile ad un'incapacità genitoriale, come per esempio per la scuola dell'obbligo.

Capitolo a parte per “Liberi di scegliere”- che fa segnare un decremento di iscritti «non preoccupante», passando da 26 a 15 - che è diventato un progetto di legge il 18 gennaio scorso. «Dobbiamo essere tutti molto soddisfatti ed orgogliosi – ha sottolineato DI Palma -. Non ci sono state lotte di fazioni ma nell'interesse dei minori tutti, univocamente, sono andati nella direzione della proposta di legge. Avere un “liberi di scegliere” come legge dello Stato significa una cosa importantissima: avere una copertura finanziaria e quindi l’onere non è più lasciato al privato ma è un impegno che lo stesso Stato mette in campo per la tutela di questi ragazzi. lo Stato ha un preciso dovere di cercare di interrompere l’eventuale circuito vizioso che si può creare in famiglia, per rimettere invece il minore in un circuito virtuoso, quello cioè di insegnare ad essere un cittadino e non insegnare ad essere un delinquente».

Ammontano a 350 i coordinamenti con gli altri uffici giudiziari – ad esempio per garantire la scuola dell’obbligo ai ragazzi -, in aumento rispetto all'anno scorso quando erano 320.

I Protocolli

L’ultimo passaggio Di Palma lo dedica ai protocolli: l'anno scorso sono stati 4, quest'anno sono 3. «Il primo protocollo l'abbiamo firmato proprio all'inizio dell’anno, il 10 di gennaio che è la convenzione con l'Università Mediterranea di Reggio Calabria per il tirocinio formativo nell'ambito della laurea magistrale 50 per pedagogisti; poi il 5 di febbraio del 2025 abbiamo fatto un protocollo in tema di applicazione dei sostituti procuratori al primo grado al processo di appello, anche questa cosa molto importante perché dimostra anche una sensibilità da parte dei vari uffici giudiziari di collaborare in questo senso. Altro protocollo è quello in materia di intesa sull'esecuzione penale, sempre fatto presso la Procura generale perché la materia dell'esecuzione penale ha subito tante modifiche soprattutto quest'anno ribaltando sul pubblico ministero una serie di incombenze che prima non esistevano o che erano fatte dal giudice di sorveglianza, e quindi è necessitato un protocollo per stabilire un attimo le competenze».

L’ennesima denuncia

A proposito di ragazzi, Di Palma non rinuncia a denunciare ancora una volta l’assenza di strutture idonee ad accogliere minorenni con problemi psichiatrici. «Io non ho grandissima esperienza di prima del 2020, perché prima facevo altro, però dai dati ricevuti, anche dalle discussioni fatte con i colleghi, i dati sono in estremo aumento e il problema dei ragazzi psichiatrici è un problema enorme, perché il ragazzo psichiatrico è un ragazzo che non è più capace di intendere e volere e se noi lo mettiamo in una struttura socio assistenziale, la classica casa famiglia, comunità, quella non è attrezzata a gestirlo. Il ragazzo psichiatrico non deve andare lì perché non è una struttura ad hoc, e il rischio qual è? Il rischio è che possa far male a se stesso e agli altri. Una struttura manca in tutta la Calabria e io mi auguro che questo problema si risolva e che non si debba mai doverci incontrare per commentare qualche spiacevolissimo fatto di cronaca».