giovedì,Aprile 25 2024

Il progetto “PVCupcycling” tra le “buone pratiche” di spesa dei fondi europei

Nava e Barreca: «Innovativo e vincente nato in Calabria, con un’impresa reggina. Tre i primati, oltre ad aver coinvolto molti giovani, anche quello di essere stato portato fuori dai confini nazionali»

Il progetto “PVCupcycling” tra le “buone pratiche” di spesa dei fondi europei

Tra le, l’Agenzia di Coesione Territoriale Nazionale fa riferimento al progetto orgoglio reggino. Ne abbiamo discusso con i due soggetti che questa sinergia l’hanno messa insieme: Consuelo Nava, docente di innovazione e sostenibilità alla Mediterranea di Reggio Calabria e coordinatrice del Progetto PVCupcycling e Umberto Barreca, ceo della R.ed.el e anche presidente giovani imprenditori di Reggio Calabria. Con loro anche parlato di economia circolare e di rifiuti zero.

È possibile, professoressa Nava, spiegare a un profano l’economia circolare?


«Si tratta di una strategia, ma anche di un modello di sviluppo e produzione che pone il tema delle risorse (tecniche e biologiche) al centro dei processi produttivi, al fine di gestirne processi di trasformazione e recupero e riciclo dei suoi scarti, sfridi, abbassando quindi le diseconomie da spreco delle risorse stesse o da produzione di tutti i rifiuti da produzione. Vale a dire un processo “innovativo” che va oltre il riciclo. Interessa le imprese perché da un modello produttivo si passa anche ad un modello di business avanzato e green “del prodotto come servizio”. Così è stato nella proposta del nostro progetto PVCupcycling, riciclo dei cavi elettrici per la R.ed.el, impresa reggina».


L’idea del progetto?

«Mi occupo da 25 anni di sostenibilità, in chiave innovativa e connessa ai processi di trasformazione delle risorse e del loro uso al fine di produrre sviluppo e competitività negli ambiti di interesse. Da circa 10 anni di riciclo e processi rigenerativi. Ho fatto tesoro di alcune esperienze europee e ho cercato di trasferire nella mia ricerca scientifica che conduco alla Mediterranea di Reggio Calabria. Ho creduto che occorreva trasformare gli scarti di filiere produttive in prodotti qualificati, da qui l’upcycling che ha dato vita al nome e obiettivo del progetto. Ho incontrato l’impresa R.ed.el che già riciclava la parte metallica degli scarti dei cavi elettrici dismessi da attività su grandi impianti elettrici e insieme ci siamo posti la domanda come fare a smaltire la plastica dei cavi, evitando di doverla conferire in discarica o inceneritori, dove di solito va a finire.


Quindi l’attività è nata prima dell’esperienza del POR Calabria 14-20 ASSE1 Azione 1.2.2?


«Assolutamente sì. Un rischio che l’impresa si era già assunto, un rischio che personalmente volevo correre con la sperimentazione insieme a un team qualificato. L’incontro con un giovane imprenditore motivato, quale Umberto Barreca, mi ha incentivato a proseguire con il trasferimento della ricerca molto innovativa sui temi allo sviluppo sperimentale e pre-industriale».

La docente Consuelo Nava

Una sinergia vincente tra impresa e team di ricerca anche in Upcycling?


«Ho avuto l’opportunità di coordinare un gruppo costituito da chimici del Laboratorio dell’UNICAL diretto dai proff.G.Giordano e M.Migliore, da ing.chimici di Enea con P.De Fazio e C.Sposato, da giovani architetti soci della Start up PMopenlab con altri giovani ricercatori a contratto, di cui sono resp.scientifica insieme al resp.tecnico A.Procopio. Senza il loro contributo non avremmo potuto sperimentare nulla, né trasferire all’impresa R.ed.el, che ha da subito creduto nel progetto. Far confluire in altri prodotti i cavi R.ed.el, svuota i depositi, diminuisci i costi di conferimento in discarica, abbattendo quelli ambientali e apre la filiera R.ed.el a nuovi mercati del green. Si pensi che un Kg di cavo di plastica riciclato abbatte 2 kg corripondenti di CO2. Quindi un progetto innovativo e vincente nato in Calabria, con un’impresa di Reggio Calabria. Riconosciuto ultimamente come buona pratica per la spesa dei fondi europei dall’Agenzia per la Coesione Territoriale Nazionale… PVCUpcycling porta molti primati oltre a quello di aver interessato molti giovani nel progetto, quello di essere stato molto disseminato dentro e fuori i confini regionali e nazionali. Siamo riconosciuti nel dic.2018 con una recensione del Sole 24Ore, come buona pratica di utilizzo dei fondi UE al Sud, successivamente in occasione della visita del Comitato di sorveglianza ministeriale e UE in Calabria, in occasione delle attività svolte c/o la Mediterranea il 28 e 29 giugno del 2019, l’azienda ha mostrato la propria filiera di progetto c/o le officine di Campo Calabro. Quindi nella recente riunione del Riesame della spesa dei fondi POR a Triste, il Dip. Programmazione UE della Regione Calabria e gli uffici di Comunicazione hanno esposto come migliore pratica di spesa il nostro progetto, mostrando prodotti di comunicazione che ne raccontano l’esperienza. L’Agenzia Nazionale ci ha quindi segnalato valutandoci come migliore pratica».

Nava e Barreca: «Innovativo e vincente nato in Calabria, con un’impresa di Reggio Calabria, porta molti primati oltre a quello di abbracciato molti giovani anche di essere stato portato fuori dai confini nazionali»

Orgoglio calabrese?

«Molto. Per molti motivi. Tra cui, la scelta che abbiamo inteso intraprendere nel divulgare moltissimo un progetto e aprirlo con trasparenza ad un pubblico esperto e meno esperto, secondo quanto dice anche l’Agenda 2030 sullo Sviluppo Sostenibile in tema di economia circolare. Siamo monitorati dal progetto CRESTING, ricerca internazionale Horizon 2020, per l’inserimento nell’atlante italiano e europeo dei progetti sostenibili legati all’economia circolare. Le aree testing dei risultati della ricerca sono presso la R.ed.el di Campo Calabro, visitabili insieme alla filiera produttiva del riciclo dei cavi, massetti con pvc e green parking a prova di bomba d’acqua con i prodotti del riciclo dei cavi in plastica. Un modello di trasferimento Ricerca-PMI, recensito come eccellente soprattutto per i risultati raggiunti».

A Barreca, invece, abbiamo chiesto la genesi della sinergia strategica?

«Tutto è cominciato in un ambiente informale dietro un boccale di birra in un noto pub reggino. In quell’occasione avevo parlato alla Nava della volontà di partecipare ad una competizione nazionale promossa dal Confindustria sullo sviluppo di progetti innovativi, denominata Mimprendo, avvalendosi di “aspiranti ricercatori” ovvero, studenti e/o neolaureati che intendevano concorrere con l’impresa sui temi del riciclo dei cavi elettrici, in quanto avevamo in mente in azienda di orientarci sulla ricerca, ma effettivamente non sapevamo come e lei si disse disponibile a coordinare l’iniziativa, sposò immediatamente il progetto e quindi ci siamo subito messi a lavoro. Il nostro progetto ha ricevuto il maggiore numero di adesioni su scala nazionale. Il progetto si concluse con un secondo posto, un risultato molto apprezzato che ha gratificato la nostra impresa, i giovani ricercatori, la docente coordinatrice e ha posizionato la regione Calabria in ambito competitivo nonostante la presenta di grandi gruppi imprenditoriali che concorrevano a Mimprendo. Successivamente fu lei a propormi di partecipare al bando competitivo sul POR Calabria 14-20, sui temi dell’Economia circolare e dei rifiuti zero e così è nata la proposta di “UPCycling”, un progetto che nei suoi aspetti tecnici e scientifici ha anticipato la rivoluzione sui temi “dell’economia circolare” per le imprese, ottenendo anche il cofinanziamento regionale».

Nava e Barreca: «Innovativo e vincente nato in Calabria, con un’impresa di Reggio Calabria, porta molti primati oltre a quello di abbracciato molti giovani anche di essere stato portato fuori dai confini nazionali»
Umberto Barreca, ceo di Redel


Che cos’ha di vincente l’idea del progetto?


«Il progetto ha riscosso molto successo per diversi motivi. È stato uno dei primi progetti promossi sull’economia circolare sul riutilizzo del PVC proveniente dallo scarto della lavorazione dei cavi elettrici. Un rifiuto che oggi riutilizzano in pochissimi in quanto non è finanziato da nessun “eco-contributo”, così come avviene per tanti altri rifiuti quali copertoni, olii esausti etc. È un progetto a filiera corta, ovvero il circuito avviene all’interno dello stesso sito produttivo dove entrano i rottami dei cavi ed escono i prodotti “riciclati”, oltre che le trasformazioni avvengono utilizzando quasi esclusivamente energie rinnovabili. I rifiuti non viaggiano su gomma, non viaggiano su treno e quindi non generano altro inquinamento. Altra idea vincente è quella dell’innovazione del processo, questo progetto trasforma una parte dei processi aziendali da un modello tradizionale lineare ad un modello innovativo circolare. Non ultimo per le attività finanziate dal Por Calabria 14-20, la disponibilità di una sinergia tra impresa e team di ricercatori qualificato, provenienti dal mondo delle università, dai centri di ricerca e dalle start-up».

Ci sarà un seguito?


«Certo, diversi anni di studi e confronti ci hanno permesso di capire quali saranno gli scenari migliori per il riutilizzo dei nostri scarti, anticipazioni che non possiamo dare in quanto siamo in fase di conclusione del progetto e di richiesta delle certificazioni necessarie per lanciare sul mercato il primo prodotto. Il progetto ci chiedeva di fermarci alle verifiche su pre-prodotti commerciali. Adesso siamo già in una fase successiva, lavoriamo per trasferire lo sviluppo sperimentale alla produzione di tipo industriale. Questo sarà un ulteriore punto di inizio, ci saranno le nuove sfide che cercheremo di superare e mi auguro che il team possa rimanere quello di PVCupcycling; in numerosi incontri mi sono pregiato di concludere cosi: un progetto nato in Calabria, sviluppato da calabresi».

Per saperne di più
www.pvcupcycling.com
Video
bit.ly/UpcyclingUE

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