Arghillà, il coordinamento di quartiere: «Qui negati diritti essenziali» – FOTO e VIDEO
Ieri pomeriggio l’incontro al Comune di Reggio. Sarà istituito un tavolo tecnico in loco. Il primo focus riguarderà l’emergenza rifiuti
«Il primo di una serie di tavoli, tra una quindicina di giorni, direttamente ad Arghillà per affrontare la priorità dei rifiuti, dato che la carenza di acqua e il censimento degli alloggi popolari richiederebbero interventi di più lungo periodo», riferisce Giovanni Votano, presidente coordinamento di quartiere di Arghillà, zona collinare a Nord di Reggio Calabria, a seguito dell’incontro con il sindaco facente funzioni, Paolo Brunetti, e con gli assessori comunali Rocco Albanese, Demetrio Delfino, Lucia Anita Nucera, rispettivamente con le deleghe ai Lavori Pubblici, Welfare e Politiche Educative. «Il fatto che i problemi saranno affrontati lì dove ogni giorno noi viviamo in condizioni davvero difficili, ci fa sperare. Seppure gradualmente, qualcosa potrà iniziare a migliorare anche perché abbiamo già raggiunto il fondo. È la vivibilità di questo quartiere a essere stata completamente compromessa», prosegue il presidente Giovanni Votano.
Ataviche problematiche ambientali e i disservizi, nonostante le promesse e i tavoli avviati e abbandonati, persistono, anzi peggiorano giorno dopo giorno soprattutto ad Arghillà Nord, mentre un’altra estate si avvicina con la prospettiva della cronica carenza di acqua, delle discariche a cielo aperto che attanagliano il popoloso quartiere che denuncia con forza la negazione di diritti essenziali per il rispetto della loro dignità.
Le richieste al Governo
Nei giorni scorsi il Coordinamento di Quartiere, si è rivolto al presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi e ai Ministri della Transizione Ecologica e dell’Interno, Roberto Cingolani e Luciana Lamorgese, per denunciare lo stato di prolungato malessere in cui versa la comunità alla quale vengono negati i diritti essenziali previsti nella Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, e per chiedere «l’immediata presa d’atto di una situazione conclamata e insostenibile di palese violazione dei diritti umani nel quartiere di Arghillà, e dei suoi circa 7.000 abitanti, con particolare riferimento al diritto alla salute, al diritto di poter vivere in un ambiente salubre e sicuro, al diritto di avere tutti i giorni un quantitativo sufficiente e dignitoso di acqua». È stata richiesta, altresì, «l’istituzione di una Cabina di Regia statale, vista l’impossibilità per gli organi preposti a livello locale di portare a termine tutte le necessarie attività per risolvere una problematica ultraventennale».
Le denunce nel tempo inascoltate
«Purtroppo ci ritroviamo a dover denunciare – spiega portavoce del coordinamento di quartiere di Arghillà, Giovanni Votano – ancora una volta le ataviche problematiche di sempre, aggravate dalle temperature che stanno incendiando anche le colline che ci circondano e che rendono ancora più insostenibili la quasi totale assenza di acqua e il degrado prodotto dai cumuli di rifiuti per strada. Gli interventi straordinari di Teknoservice di questi ultimi giorni, che per altro non bastano a ripulire tutte le strade, sono solo tampone. È una situazione che abbiamo sempre portato all’attenzione delle Istituzioni senza però mai ottenere risposte concrete. Chiediamo una raccolta sistematica nei condomini che da un mese non viene più espletata, chiediamo i cassonetti stradali, necessari fino a quando non sia compiuto un censimento delle centinaia di famiglie che vivono abusivamente negli alloggi popolari, molte delle quali vorrebbero regolarizzarsi. Chiediamo inoltre controlli serrati e puntuali soprattutto ad Arghillà Nord dal momento che di notte, in un clima di totale impunità, persone non del quartiere vengono a scaricare riducendo questo quartiere la pattumiera dell’intera città di Reggio Calabria. Chiediamo le medesime cose da troppo tempo ormai. Abbiamo diritto non solo a vedere gli impegni, che finora abbiamo sentito assumere solo a parole, tradotti in fatti, ma anche a riscontrare continuità nelle azioni, nella raccolta come nei controlli. La pulizia straordinaria deve essere mantenuta. Si sa quello che accade qui. Perché, allora, si consente che continui ad accadere?», si chiede ancora il portavoce del coordinamento di quartiere di Arghillà, Giovanni Votano.
«Qui si soffre per una goccia di acqua»
«Qui le persone soffrono per una goccia di acqua. Vivo qui da dieci anni e le cose non sono mai cambiate. Eppure siamo in Italia. Ci sentiamo abbandonati. Nessuno si assume responsabilità, nessun politico fa il suo dovere. Nessuno progetta come cambiare questa condizione di assoluto degrado», racconta Youssef Dalam, marocchino ormai a Reggio da tanto tempo, costretto a camminare con uno spray per allontanare mosche e moscerini che camminando per strada gli si annidano addosso.
«Riconoscere dignità significa dare anche una casa»
«Riconoscere la dignità di una comunità equivale certamente a garantire acqua e igiene ma anche una casa. Qui tante persone vorrebbero regolarizzarsi e sentirsi pienamente cittadini ma non possono farlo. La questione è la stessa da troppo tempo ma, nonostante, si senta sempre parlare di integrazione e inclusione, valori qui tanto necessari quanto totalmente violati, Arghillà continua a restare un luogo abbandonato e allo stremo, nonostante esista una comunità che voglia riscattarsi», spiega la mediatrice sociale Francesca Altomonte.
Le occupazioni abusive e quel censimento chiesto da oltre 20 anni
C’è, infatti, la madre delle piaghe: l’occupazione abusiva degli alloggi popolari e con essa i tanti paradossi che riguardano coloro che vorrebbero regolarizzarsi ma che non sono posti nelle condizioni di farlo. È, infatti, necessario che si comprenda la necessità di procedure ad hoc per fare fronte al problema.
«Negli oltre mille alloggi popolari, di cui solo cinquanta comunali quasi tutti regolari, e gli altri di competenza di Aterp, dilagano abusivismo, illegalità ma anche inagibilità. Con il nostro sportello sociale abbiamo raccolto duecento domande di regolarizzazione – ha spiegato Rosetta Melidoni, dello Sportello sociale del coordinamento di quartiere di Arghillà e residente nel quartiere – che l’Aterp ha evaso in misura minima per carenza di personale. In questo senso solleciteremo ancora un incontro con la Regione di cui è ente ausiliario. Ma il punto non è solo questo».
I paradossi e i drammi
«Anche chi vorrebbe regolarizzarsi – ha spiegato ancora ha spiegato Rosetta Melidoni, dello Sportello sociale del coordinamento di quartiere di Arghillà – come per esempio molti che vivono negli alloggi del comparto Sei, non potrebbero comunque farlo perché quegli alloggi dove ormai vivono da anni non sono mai stati agibili. Ma i paradossi non finiscono qui. I vigili che eseguono i controlli per verificare, a seguito di richiesta di regolarizzazione, l’effettiva residenza in quell’alloggio, accertando gli allacci non regolari di acqua e luce denunciano gli occupanti, la cui soglia di povertà, come in gran parte di Arghillà nord, è particolarmente alta. Il pagamento di canoni e utenze arretrati prima di potersi mettere in regola, diventa per loro uno scoglio insormontabile. Altra pagina drammatica è quella degli sfratti di famiglie con bambini che in sessanta giorni devono lasciare l’alloggio. Sempre in tema di paradossi, pensate a coloro che non possono rinnovare la carta di identità perché non hanno la residenza e che senza documenti non possono fare domanda di regolarizzazione. Sono situazioni diffuse che noi abbiamo già sottoposto all’attenzione delle istituzioni senza che mai, nonostante gli impegni assunti, sia cambiato nulla».
«Arghillà avrebbe bisogno di procedure ad hoc»
«Ci vorrebbero provvedimenti straordinari perché Arghillà non è un posto come gli altri. Qui gli alloggi abusivi non sono cinquanta ma cinquecento e con fenomeni connessi molto complessi che nel tempo hanno portato ad una grande mobilità con persone che vengono anche da fuori. È necessario un censimento, che per altro chiediamo da 25 anni, per capire effettivamente chi abiti e chi no, chi sia irregolare e chi no, chi abbia diritto e chi no. Qui, in un enorme concentrato di povertà, vivono persone invisibili che, se anche avessero una residenza da comunicare, essa non sarebbe una via ma un numero. Ancora ad Arghillà le vie non hanno neppure un nome», ha concluso Rosetta Melidoni, dello Sportello sociale del coordinamento di quartiere di Arghillà.