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«Abbiamo fatto il massimo di ciò che era consentito dalla legge. Se avessimo oltrepassato il limite, avremmo commesso un abuso. Il nostro comportamento è stato ineccepibile e tempestivo». Ha la voce ferma di chi sa di non avere nulla da temere, il prefetto Giovanni Meloni. La vicenda del dipendente Asp arrestato nell’inchiesta “Rinascita-Scott”, ed al quale l’ente avrebbe continuato a pagare lo stipendio, fa arrabbiare l’inquilino di via Diana. Meloni precisa che occorre un chiarimento sui fatti e sulle ragioni che hanno caratterizzato la vicenda «che nei giorni scorsi qualche giornalista ha raccontato in modo non veritiero rispetto a quanto è veramente accaduto e su cui erano stati forniti tutti gli elementi necessari».
Il prefetto mostra i documenti che attestano l’attività posta in essere dall’Asp reggina: «Sono stati adottati nel rigoroso rispetto dei contenuti, dei tempi e della forma, tutte le norme contrattuali e di legge rigorose in materia di interventi disciplinari nei confronti di dipendenti pubblici colpiti da provvedimenti giudiziari. Il provvedimento adottato nei confronti del dipendente Rizzo, è bene ricordarlo, è una determina cioè atto del dirigente dell’ufficio del personale, in quanto la vicenda riguarda atti gestionali dell’Asp che sono di competenza appunto del dirigente di settore. L’operato di quest’ultimo, in tutta la procedura attivata nella circostanza – ci tiene a ribadire il commissario – è stato ineccepibile e tempestivo». La commissione straordinaria, del resto, è stata chiamata alla guida dell’Asp di Reggio Calabria con una missione ben precisa: ripristinare la legalità, dopo uno scioglimento per mafia che ha lanciato ombre pesanti sulla gestione di un ente che deve anche fare i conti con una finanza dissestata e bilanci non approvati fin dal 2013. Situazioni nelle quali, come noto, risiedono le logiche dello scioglimento stesso. Un compito arduo quello che lo Stato sta chiedendo al prefetto Meloni ed ai suoi colleghi della commissione straordinaria. Ma che loro stanno assolvendo anche in una fase delicata come quella del Coronavirus, dove l’Asp è tornata protagonista insieme al Gom di Reggio Calabria, garantendo non solo un laboratorio, realizzato peraltro con risorse invariate e con uno sforzo enorme della direzione sanitaria aziendale, dove analizzare i tamponi, ma anche e soprattutto un sistema di ricostruzione dei casi positivi che ha consentito di individuare e isolare le persone a rischio, e quindi diminuire sensibilmente la possibilità di un contagio incontrollato nell’area metropolitana reggina. È per questo che le accuse nei confronti dell’operato dell’azienda nella circostanza del dipendente arrestato hanno creato malumore.
C’è un problema di fondo in tutta la vicenda. Meloni è in grado di documentarlo: «Noi ufficialmente abbiamo appreso solo il 26 maggio dagli organi giudiziari la notizia dell’arresto del signor Salvatore Rizzo. In questi casi, in genere, la comunicazione formale, condicio sine qua non per l’emissione di un provvedimento di sospensione dal servizio del dipendente, arriva dalle Procure interessate».
Il nodo, però, è sempre quello: cosa l’Asp poteva fare, apprendendo la notizia dalla stampa, e cosa, invece, non poteva fare senza un provvedimento ufficiale ritualmente notificato. «Il dirigente ha proceduto immediatamente alla decurtazione dello stipendio con celerità in via precauzionale. Le carte lo dimostrano: la decurtazione è avvenuta da gennaio». Sono le altre misure, come la sospensione dalle mansioni e dall’incarico, che il dirigente non può adottare senza una comunicazione ufficiale. «Per cui, quando, nel mese di maggio, abbiamo avuto notizia ufficiale dell’arresto da parte del legale di Rizzo, non abbiamo perso tempo ed abbiamo adottato immediatamente il provvedimento di sospensione dal servizio che, mi preme sottolinearlo, ha efficacia retroattiva, dunque parte sin dal momento dell’arresto. Di conseguenza, il signor Rizzo continua a ricevere esclusivamente la quota di stipendio prevista dalla legge, cioè quella relativa agli alimenti e ciò è obbligatorio sino a quando non vi sarà una sentenza definitiva».
«Se Rizzo fosse stato sospeso con un provvedimento formale dell’Asp sulla base delle sole notizie giornalistiche del momento – conclude il Prefetto – avremmo commesso un abuso».