Porto bloccato, fallisce la prima mediazione. Rischio sgombero. Disagi enormi per gli utenti
Gioia Tauro, chiesta l'apertura del varco d'uscita, ma la risposta dei manifestanti è stata netta: «Non ci muoviamo». Arriva il Reparto mobile. Si tenta di evitare l'azione di forza, ma l'infrastruttura non può rimanere bloccata a lungo
È fallita la prima mediazione per provare a rimuovere il blocco del Porto di Gioia Tauro, messo in atto questa mattina alle 7 da un nutrito gruppo di migranti della Piana di Gioia Tauro. La richiesta delle forze di polizia era quella di lasciare libero almeno il varco d’uscita dello scalo, così da consentire ai dipendenti che hanno lavorato di notte di poter tornare a casa.
Alta tensione
Il netto rifiuto ha portato ad un irrigidimento delle posizioni e la tensione, in questo momento è molto alta. Sul posto sono giunti gli uomini del Reparto mobile della Polizia di Stato che si sono sistemati di fronte ai manifestanti. Non è escluso che, nei prossimi minuti vi possa essere un tentativo di sgombero e di ripresa delle normali attività all’interno dello scalo.
La situazione viene continuamente monitorata anche dagli uomini della Gioia Tauro Port Security, intervenuti per primi al momento dell’arrivo dei migranti, così come da carabinieri e guardia di Finanza.
Disagi per gli utenti
Intanto i disagi per le migliaia di persone che quotidianamente raggiungono l’infrastruttura si fanno sentire. La fila di autovetture e mezzi pesanti arriva sino allo svincolo autostradale di Rosarno.
La nota del comitato
L’azione di protesta è stata rivendicata dal Comitato lavoratori delle campagne che, sul profilo Facebook, scrive: «Oggi siamo qui per rispondere alla #repressione, agli #sgomberi e alle leggi che ci vogliono sempre più controllati e sfruttati. Lo facciamo contemporaneamente dalla provincia di Foggia alla piana di Gioia Tauro, due dei territori dove molti di noi lavoratori e lavoratrici delle campagne vivono, e dove troppi di noi sono morti in questi anni a causa della violenza di leggi che ci vogliono segregati, poveri e in silenzio.
Per questo oggi abbiamo deciso di bloccare alcuni degli snodi più importanti di una filiera di sfruttamento che, dai distretti agro industriali ai centri dello shopping consumista, risucchia tantissimi lavoratori e lavoratrici come noi, italiani ed immigrati, in un vortice di precarietà e ricatto.
Siamo stanchi di ripeterlo, non possiamo più accettare l’enorme business che lucra sul contenimento e il controllo degli #immigratiattraverso campi container, tendopoli e centri di accoglienza. Siamo lavoratori e abbiamo diritto a vivere nelle case, a contratti di affitto regolari e alla residenza!».
Le ragioni della protesta sono state riassunte in un volantino che questa mattina era nelle mani dei manifestanti.
Al momento è fallita anche la richiesta di un incontro con il Prefetto nel pomeriggio di oggi. I manifestanti intendono «parlare con la politica».
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