mercoledì,Aprile 24 2024

‘Ndrangheta stragista, il pentito Bruzzese: «Craxi e Berlusconi a Gioia Tauro col boss Piromalli»

La rivelazione di Bruzzese, ribadita nella testimonianza fiume del vicequestore della Dia di Reggio Calabria, Michelangelo Di Stefano

‘Ndrangheta stragista, il pentito Bruzzese: «Craxi e Berlusconi a Gioia Tauro col boss Piromalli»

La testimonianza del vicequestore della Dia di Reggio Calabria Michelangelo Di Stefano è stata lunga e dettagliata ed ha rappresentato il fulcro dell’ultima udienza del processo Ndrangheta stragista che si sta celebrando alla Corte d’Appello di Reggio Calabria e che vede alla  sbarra il boss di Cosa nostra, Giuseppe Graviano, e il capobastone della ‘ndrangheta di Melicucco (Reggio Calabria), Rocco Santo Filippone, condannati in primo grado all’ergastolo per il duplice omicidio dei carabinieri Vincenzo Fava e Antonino Garofalo, uccisi il 18 gennaio 1994 a Scilla, mentre pattugliavano l’autostrada Salerno-Reggio Calabria.

Il vicequestore nel suo racconto fiume ha tentato di ricostruire le fila dell’articolato rapporto tra mafia e politica e tra le organizzazioni mafiose, per come affermato dai pentiti Gerardo d’Urzo (deceduto nel 2014), Girolamo Bruzzese e Marcello Fondacaro, un tempo legati ai Mancuso e ai Piromalli. Michelangelo Di Stefano, inoltre, ha riferito il contenuto dei verbali in relazione alla richiesta di aiuto alla ‘ndrangheta dei “perdenti” di Cosa nostra (Inzerillo-Bontade-Badalamenti), richiesta rimasta inevasa e conclusasi temporaneamente con una “neutralità”, dopo un’attenta valutazione dei capi delle cosche Piromalli, De Stefano e Mancuso. E dopo le stragi siciliane le famiglie della ‘ndrangheta calabrese intensificarono una proficua alleanza criminale con i corleonesi.

Il funzionario della Dia, esaminato dal Procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, ha ribadito, tra l’altro, l’affermazione del pentito Girolamo Bruzzese, secondo cui «Craxi e Berlusconi tra il 1979/1980», avrebbero incontrato in sua presenza in una masseria della Piana di Gioia Tauro il boss Giuseppe Piromalli “u mussu stortu”, deceduto da tempo, e di averli riconosciuti «perché visti in televisione».

Dalle affermazioni dei tre pentiti emergono presunte verità sugli autori di alcuni attentati durante il periodo delle stragi negli anni ’90, come le bombe ai Georgofili, attribuiti erroneamente a Pietro Scotto, e non ai veri attentatori, Antonino Mangano e Giuseppe Graviano. Il dibattimento riprenderà il prossimo 24 ottobre, con il prosieguo della testimonianza del vicequestore Di Stefano e l’avvio del controesame delle difese.

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