giovedì,Dicembre 5 2024

Varapodio, «niente stretta di mano per le condoglianze»: su don Giovanni si abbatte la furia dei parenti del defunto

Don Giovanni Rigoli è stato malmenato ieri da quattro o cinque persone indignate per l’invito a rispettare le regole

Varapodio, «niente stretta di mano per le condoglianze»: su don Giovanni si abbatte la furia dei parenti del defunto

Ci sarebbe il diniego della stretta di mano per le condoglianze, all’interno della chiesa, dopo la celebrazione della “settima”, ossia la messa di riuscita – cerimonia che viene celebrata in suffragio al defunto dopo sette giorni dalla sua morte – all’origine della brutale aggressione subita ieri dal parroco di Varapodio don Giovanni Rigoli. Secondo quanto trapelato dalla denuncia sporta da don Giovanni, nel momento in cui ha cercato di spiegare ai parenti del defunto che l’atto delle condoglianze – secondo le disposizioni del vescovo – non era consentito in quel frangente, quattro o cinque di loro lo hanno accerchiato e aggredito verbalmente e fisicamente.

L’aggressione si è fatta ancora più brutale, nel momento in cui il parroco ha preso in mano il cellulare per chiamare in suo soccorso le forze dell’ordine. Strappatogli di mano il telefonino, uno degli aggressori lo ha colpito con una testata al volto. Lasciatolo a terra, col viso tumefatto e il corpo ricoperto di lividi, gli aggressori se ne sono andati. Per don Giovanni è stato necessario il ricovero in ospedale e una tac alla testa per scongiurare il peggio. Fortemente scosso da quanto accaduto, il parroco ha quindi sporto denuncia ai carabinieri contro i suoi aggressori, che probabilmente conosce bene.

Tutta la comunità indignata, si è immediatamente stretta attorno al parroco, manifestandogli vicinanza e condannando il vile gesto. In primis, il sindaco di Varapodio Orlando Fazzolari, il quale ha sottolineato che «atteggiamenti aggressivi di questo genere sono frutto di una cultura mediocre che non appartiene al nostro Paese». Anche i sindaci di “Città degli ulivi” hanno espresso la loro solidarietà al parroco, condannando «l’inqualificabile gesto che colpisce non solo la persona, la figura ecclesiale, la Curia Vescovile, ma offende la civilissima comunità varapodiese che ha sempre dimostrato un elevato livello sociale e culturale».

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