Nell’ambito dell’iniziativa nazionale «Agosto in Carcere» promossa dal Partito Radicale, il membro della direzione Fabio Federico ha visitato la casa circondariale di Arghillà insieme alla Garante regionale Giovanna Russo. Un’occasione per accendere i riflettori su una realtà spesso dimenticata, quella della detenzione, e sulle condizioni strutturali e umane che ne determinano l’efficacia.

Durante l’incontro, gli esponenti hanno riconosciuto il grande impegno del personale penitenziario e della direzione, che operano quotidianamente in un contesto critico. Con oltre 340 detenuti, il carcere reggino rappresenta uno spaccato di un sistema che – come sottolineato da Federico – si conferma «inadeguato e incapace di rispondere alle effettive finalità della pena».

A preoccupare maggiormente è il numero estremamente esiguo di detenuti ammessi a misure alternative. Un dato che evidenzia, secondo gli esponenti, «la sostanziale inefficacia del sistema esecutivo penale nel garantire la funzione rieducativa», cuore dell’articolo 27 della Costituzione.

«La condizione di Arghillà è lo specchio di un problema nazionale che va oltre la buona volontà dei singoli operatori. È urgente e non più rinviabile una riforma globale dell’ordinamento penitenziario, come richiesto da tempo anche dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e dalla Presidenza della Repubblica».

Gli annunci di provvedimenti emergenziali da parte del governo, afferma l’esponente radicale, «sono solo palliativi». Il carcere – conclude Federico – «deve essere non solo il punto finale del conflitto sociale, ma anche il luogo da cui riparte la dignità dell’uomo e la giustizia sociale».

Per la Russo «La visita istituzionale di oggi svolta nel plesso di Arghillà con l’avvocato Fabio Federico ha consentito ancora una volta di monitorare con costanza quelle che sono le peculiarità, i punti di forza e di debolezza dell’istituto». Accompagnati dalla Vice Direttrice Velletri e dal Dirigente Nicola Pangallo «abbiamo riscontrato anche meriti che nell’emergenza del quotidiano non emergono, ma che sono frutto di impegno costante di tutti gli operatori penitenziari e del personale medico sanitario. Arghillà è un istituto molto complesso e doveva essere la Bollate del meridione.

Oggi affronta delle problematiche delicatissime, ataviche ed è un istituto che preoccupa molto gli addetti ai lavori. Malgrado gli sforzi profusi dall’amministrazione in loco, serviranno investimenti adeguati a realizzare le più opportune progettualità in termini di giustizia e sicurezza. Una nota di riconoscimento la rivolgo al personale di polizia penitenziaria che compie importanti sforzi per la tenuta della sicurezza che è baluardo per la garanzia dei diritti e della dignità delle persone.

Quanto al piano carceri e all’invio di personale di polizia penitenziaria nel territorio, così come dichiarato oggi dal sottosegretario alla giustizia On. Andrea Delmastro, ritengo che sia un’attenzione importante da parte del governo poiché tale risposta va nella direzione di quel reale investimento per realizzare il welfare penitenziario nel quale crediamo. L’aumento di risorse umane all’interno delle carceri calabresi è il baluardo primo per la garanzia dei diritti, della giustizia e quindi di costruzione di quella legalità concreta che distrugge le maglie della criminalità organizzata sulla quale non intendiamo indietreggiare di un solo passo e che nelle nostre carceri imperversa e distrugge chi vorrebbe davvero una seconda chance.

In Calabria vi sono dinamiche penitenziarie che si sono incancrenite nel tempo e solo compiendo passi decisi, coerenti e in linea con il dettato costituzionale potremo parlare di legalità dentro e fuori le mura. Abbiamo il dovere di salvare dalle maglie degli illegalismi e della criminalità quante più vite possiamo».