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Reggio Calabria, capitale per una notte, ha accolto il Capodanno Rai con un afflusso straordinario di turisti provenienti da ogni parte d’Italia e da numerosi Paesi stranieri. Visitatori che hanno trovato una città affascinante, incorniciata dallo scenario mozzafiato dello Stretto di Messina e impreziosita dal suo lungomare, il chilometro più bello d’Italia che sin dai giorni precedenti ha lasciato in visibilio le migliaia di persone arrivate in città per trascorrere gli ultimi giorni dell’anno. Tuttavia, il mega evento voluto da Rai e Regione Calabria ha messo in luce la necessità di una macchina organizzativa imponente che ha visto Prefettura e Forze dell’Ordine lavorare in sinergia per garantire la sicurezza. Così è stato, garantendo le misure anti terrorismo per ogni grande evento. Tuttavia, il flusso di persone, cittadini e turisti, è stato nettamente superiore ai numeri previsti per l’accesso ai varchi dell’area prevista per il concerto, per il quale era previsto l’accesso massimo di 9700 persone nel rispetto della normativa vigente.
Per Reggio Calabria, l’occasione di ospitare un evento di portata nazionale ha rappresentato una sfida epocale, rivelando al tempo stesso il potenziale e i limiti della città come centro capace di gestire flussi turistici e mediatici di questa entità. Se da un lato l’evento ha contribuito a proiettare un’immagine internazionale di una Reggio maestosa ed incredibilmente bella, dall’altro ha creato del malcontento tra la popolazione che non è riuscita ad accedere in tempo all’area dello spettacolo, che ha raggiunto la sua capienza massima intorno alle 22.00.
Nonostante una piazza Indipendenza gremita, il posizionamento del palco in quello che è uno snodo strategico ha imposto forti limitazioni logistiche. Tante persone, inclusi turisti e residenti, sono rimaste bloccate ai varchi d’ingresso sul lungomare e lungo il perimetro nord in Corso Matteotti, creando lunghe code e un malcontento diffuso tra chi sperava di assistere dal vivo allo spettacolo.
Le misure antiterrorismo, applicate in modo sinergico da Prefettura e Forze dell’Ordine per garantire la sicurezza in occasione del grande evento – e con la minaccia terroristica che sta imponendo, in Europa, un irrigidimento dei controlli soprattutto nelle manifestazioni natalizie – non sono state accolte positivamente da chi non ha potuto accedere all’area.
Nonostante i controlli serrati, allo scoccare della mezzanotte petardi e fuochi pirici sono stati lanciati in mezzo alla folla raccolta all’esterno dei varchi d’accesso alla manifestazione, nonostante le ordinanze comunali che vietavano l’utilizzo di materiali esplosivi.
Ad alimentare ulteriormente le polemiche, sui social sono circolate voci secondo cui alcuni cantanti non sarebbero stati realmente presenti sul palco. Tra il pubblico più vicino al palco ed al maxischermo in prossimità della regia audio, diversi spettatori hanno avanzato il sospetto che alcuni artisti fossero stati sostituiti da sosia, dato che si esibivano “contemporaneamente” in altre città.
Il momento più imbarazzante della serata, però, e qui non c’entra nulla Reggio o la sua “logistica”, è stato durante il countdown verso la mezzanotte, quando una gaffe ha fatto letteralmente esplodere i social. Una parolaccia e un insulto sono stati pronunciati in diretta da uno degli artisti che, rivolgendosi ai tecnici di palco, chiedeva l’accensione del proprio microfono in modo colorito.
Reggio Calabria merita eventi che sappiano valorizzare appieno il suo potenziale, ma soprattutto deve imparare dai propri errori e fare “mea culpa”, usando le critiche costruttive per modellare una società migliore e sempre più vicina a quell’Europa che guarda con interesse ad una delle città più belle del mondo.

