Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Il 15 agosto del 2007 San Luca, cuore dell’Aspromonte, si è manifestato al mondo, irrompendo sulla stampa estera e impegnando la polizia tedesca, i carabinieri e la polizia italiana nella ricerca dei responsabili dell‘efferata strage che nella notte aveva insanguinato la città tedesca di Duisburg.
Un omicidio plurimo e una violenza brutale hanno testimoniato agli occhi del mondo la ferocia della ‘ndrangheta, portando San Luca, e la sua cruenta faida in atto dagli anni Novanta tra i Nirta-Strangio e i Pelle-Vottari, a Duisburg.
Era il 1991. Un gesto banale diventò un’onta da lavare con il sangue, trascinando le ‘ndrine contrapposte in un vortice di vendette e morte che condusse, 18 anni fa, fino all’uccisione di sei giovani, appena usciti dal ristorante italiano Da Bruno, nella notte di Ferragosto, nella città della Renania, da allora entrata a pieno titolo nella storia criminale della ‘ndrangheta.
Oltre 50 colpi di arma da fuoco per uccidere sei persone
Oltre 50 bossoli furono repertati dalla polizia tedesca sulla scena del crimine. Più di 50 colpi di arma da fuoco esplosi per uccidere sei persone. Con il trentanovenne Sebastiano Strangio, altre cinque particolarmente giovani. Tutte mortalmente raggiunte alla testa e al torace mentre, appena uscite dal locale, si trovavano a bordo di una Volkswagen e di un furgone Opel.
Tommaso Venturi, 18 anni appena compiuti e festeggiati dentro il locale, originario di Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza. F. Giorgi, 16 anni, originario di San Luca. I fratelli originari di Siderno, da poco emigrati in Germania per costruirsi un futuro, Francesco (22 anni) e Marco (20 anni) Pergola. E ancora Sebastiano Strangio, 39 anni, proprietario del ristorante e affiliato, nonostante il cognome, alla ‘ndrina Pelle-Vottari, e Marco Marmo, 25 anni, anche lui originario di San Luca.
L’appello di Antonio Giorgi, madre di Marco Marmo
«È stata una mattanza ma quello che, come madre di una delle vittime – dichiara accoratamente Antonio Giorgi, madre di Marco Marmo – mi sento di dire con forza e che ancora dopo 18 anni non emerge come dovrebbe, è che stata una strage di innocenti. Su mio figlio Marco ho sentito e letto le peggiori accuse con riferimento alla strage di Natale a San Luca. Accuse che mi spezzano il cuore e rispetto alle quali ancora attendo le prove. Attendo ancora verità e giustizia da uno Stato che si è accorto della faida dopo 20 anni e che ha lasciato che degli innocenti, al posto sbagliato nel momento sbagliato, fossero uccisi.
Mio figlio è stato ucciso. Aveva solo 25 anni. Ogni giorno, ogni anno che passa per me è un dolore immenso, una ferita che non si rimargina, specie se penso al sospetto che si lascia gravare persino sulla sua memoria. Non è stato l’assassino di Maria Strangio nè custodiva le armi di quel delitto. Dopo la strage di Duisburg hanno perquisito a lungo la nostra casa ma non hanno trovato nulla. E allora mi dicano dove sono quelle armi altrimenti si taccia e si lasci in pace almeno la sua memoria.
Se un giorno ci saranno prove del suo effettivo coinvolgimento in quella strage o in altre attività criminali, non esiterò un attimo ad assumermi io le responsabilità che, da giovane ormai non più in vita, lui non potrebbe più assumersi. Ma fino ad allora mio figlio è innocente e va rispettata la sua memoria», questo l’accorato appello di Antonia Giorgi, madre di Marco Marmo.
Il vortice di vendette
Secondo la ricostruzione degli investigatori, a riaccendere la faida mai sopita fu l’agguato teso nel luglio 2006 a Francesco Pelle, detto “Ciccio Pakistan”, raggiunto nella sua abitazione di Africo, nel giorno in cui accoglieva a casa il figlio appena nato, da una raffica di proiettili finalizzati a ucciderlo e che invece lo ferirono gravemente costringendo su una sedia rotelle. A esso i Pelle-Vottari risposero con la strage di Natale nel 2006, in cui a San Luca rimase uccisa per errore Maria Strangio, moglie 33 enne di Giovanni Luca Nirta, detto Gianluca e considerato uno dei capi della cosca omonima e uno bersaglio dell’agguato. Feriti in quell’occasione Francesco Colorisi, 23 anni, Francesco Nirta 32 anni (anche lui bersaglio dell’agguato), e il piccolo D. Strangio di cinque anni. Rispetto a questa strage si ritiene che i Nirta-Strangio opposero la strage di Duisburg quale roboante e spaventosa vendetta.
Carnevale 1991 a San Luca e alla strage di Ferragosto a Duisburg
Una lunga scia di sangue e vendette, dunque, partita nel febbraio del 1991 per uno scherzo di carnevale. Un banale lancio di uova da parte di un gruppo della famiglia Nirta-Strangio all’interno di un circolo gestito dai Vottari innescò una serie di violenze e ritorsioni.
Le prime vittime furono Francesco Strangio, 20 anni, e Domenico Nirta, 19. Rimasero feriti i fratelli di Domenico, Giovanni Luca e Sebastiano Nirta. La vendetta arrivò nel luglio successivo con l’omicidio di Antonio Vottari, che invano si era allontanato da San Luca. La mattanza era soltanto all’inizio. Seguirono numerosi altri numerosi fatti di sangue tra i quali la strage del Primo maggio 1993, in cui furono uccisi Giuseppe Vottari e Vincenzo Pugliesi. Subito seguì la rappresaglia di cui furono vittime Antonio Strangio e Giuseppe Pilia. La scia di sangue non si fermò ancora con altri delitti consumati nell’epifania del 2005, vittima Salvatore Favasuli, e alla vigilia di Ognissanti, Domenico Giorgi. Poi una calma apparente fino ai fatti del 2006 e alla strage di Duisburg.
Dunque, Carnevale 1991, Primo maggio 1993 e ancora Epifania 2005 vigilia di Ognissanti fino al Natale 2006 e a Ferragosto 2007. Questi solo alcuni dei momenti più tragici ed emblematici di una faida spietata che l’inchiesta e relativa maxioperazione Fehida, avviata dopo Duisburg, avrebbe fermato.
La maxioperazione Fehida
Solo qualche settimana dopo il Ferragosto di sangue in Germania, a San Luca quasi 500 tra agenti di polizia e carabinieri arrestarono 30 esponenti delle cosche tra cui i presunti mandanti ed esecutori della strage di Natale.
Nel marzo 2009 venne arrestato ad Amsterdam Giovanni Strangio, ideatore della strage di Duisburg, tra i 30 latitanti più ricercati dalle forze italiane e cugino di Maria Strangio, vittima della strage di Natale. L’anno dopo, nel corso dell’operazione Fehida 3 diretta dalla squadra mobile di Reggio Calabria, furono arrestati a San Luca anche Giuseppe e Sebastiano Nirta, ritenuti gli altri due killer della strage di Duisburg. Tutti poi condannati all’ergastolo.
L’ombra lunga su San Luca
Per la garantire la sopravvivenza degli affari della ‘ndrangheta, dopo la brutalità di Duisburg e la dura risposta dello Stato si rese necessaria una pace. E tuttavia la risonanza lugubre di quei fatti ancora avvolge San Luca.
Complici i ricorrenti commissariamenti dell’amministrazione comunale e adesso anche della fondazione Alvaro, il territorio ancora faticosamente alimenta una sua immagine diversa, quale patria del grande scrittore intellettuale di respiro europeo Corrado Alvaro.
Resiste e rivendica anche la sua tradizione di Fede, con la processione al seguito della Madonna della Montagna che quest’anno prima di essere annullata, era stata spostata a Locri per via delle strade di collegamento con il santuario pericolose e non transitabili. Una scelta che ha fatto molto discutere.
Il Santuario della Madonna di Polsi, a 20 chilometri da San Luca, è da tempo luogo di ferventi pellegrinaggi. Una devozione che resiste in quei luoghi che devono, anch’essi, fare i conti con una storia oscura.