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La Procura della Repubblica di Cosenza ha chiesto il giudizio immediato per Rosa Vespa, la donna accusata di aver rapito una neonata lo scorso gennaio all’interno della clinica “Sacro Cuore”. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la 51enne di Castrolibero si sarebbe finta infermiera per portare via la piccola Sofia, nata da appena un giorno, mentre si trovava in stanza con la madre Valeria Chiappetta e la nonna.
Poche ore dopo il rapimento, la Polizia ha rintracciato la bambina nell’abitazione della donna, dove era in corso una festa di “benvenuto” per il presunto figlio appena nato, che Rosa Vespa aveva annunciato da mesi come un maschietto. La neonata è stata ritrovata avvolta in un completino azzurro, tra addobbi dello stesso colore, segno di una messinscena costruita nei minimi dettagli. Le indagini hanno infatti accertato che Vespa aveva simulato una gravidanza per nove mesi, arrivando a convincere familiari e conoscenti.
Potrebbe invece essere prosciolto Moses Omogo, marito della donna, inizialmente arrestato ma poi scarcerato dopo l’interrogatorio di garanzia. L’uomo, secondo quanto riportano fonti della stampa locale, sarebbe riuscito a dimostrare la propria totale estraneità ai fatti. La sua posizione è stata stralciata.
Nel frattempo, si allarga l’inchiesta: la Procura indaga ora anche sulle responsabilità della clinica. «Abbiamo conferma che è in corso un filone di indagine più ampio nei confronti della struttura sanitaria», dichiarano gli avvocati della famiglia Chiappetta, Chiara Penna e Paolo Pisani. «Le osservazioni da noi formulate nella seconda integrazione della querela, relative alle gravi carenze nei protocolli di sicurezza, erano più che fondate».
Il sequestro, avvenuto il 21 gennaio, ha scosso l’opinione pubblica e acceso i riflettori sulle falle nella sicurezza sanitaria. L’avvio del processo potrebbe ora aprire nuovi scenari anche sul fronte delle responsabilità istituzionali.