class="lac-video-embed" width="640" height="360"

Resta in vigore l’ordinanza di sgombero del comparto 6 di Arghillà, periferia nord della città dello Stretto. Il processo nel merito attende la fissazione dell’udienza ma intanto la sezione staccata del Tar di Reggio Calabria oggi ha rigettato l’istanza di sospensiva presentata nell’ambito del ricorso avverso l’ordinanza sindacale che già dallo scorso marzo sta preoccupando decine di famiglie che occupano quegli alloggi popolari.

Collaudo statico e collaudo degli impianti

Il giudice amministrativo ha motivato il rigetto dell’istanza di sospensiva ritenendo sussistenti «gravi situazioni di criticità – che, a prescindere dalla mera staticità dell’immobile – hanno dato luogo ad un “notevole peggioramento delle condizioni di sicurezza degli impianti presenti nelle parti comuni degli edifici con la presenza di situazioni fatiscenti degli elementi tecnologici principali costituenti gli impianti, in particolare quelli elettrici e del gas”, unitamente alla “assenza di alcuni impianti ascensore con all’interno dei vani la presenza di cumuli di rifiuti e materiale di diversa natura” e alla “assenza di infissi esterni e di alcuni vani completamente murati o in condizioni di precaria accessibilità” comportano un aggravamento delle “…già presenti condizioni di aleatorietà impiantistica.

Ciò oltre che dal punto di vista formale, anche e principalmente dal punto di vista della sicurezza ed alla salubrità e vivibilità degli alloggi, non esistendo, tra l’altro, ad oggi nessun allaccio ufficiale alle reti idrico fognarie ed elettriche nonché allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani” tale da giustificare, anche nel precipuo interesse all’incolumità fisica e alla salute degli occupanti, l’adozione del provvedimento di immediato sgombero».

La sussistenza dell’urgenza

L’avvocato Francesco Nucara spiega, dal canto suo, le ragioni per le quali ritiene che l’atto del Comune sia illegittimo, non sussistendo a suo avviso motivi concreti di urgenza.

«L’ordinanza dice di essere urgente per motivi contestuali che emergono in questo momento, dunque attuali. I motivi attengono alla circostanza secondo la quale gli impianti idraulici ed elettrici non sono stati ancora collaudati, sebbene vi sia stato il collaudo statico del comparto, i cui edifici sono per altro accatastati. Questo è il primo argomento su cui si muove l’ordinanza oggi confermata dalla sezione staccata del Tar. Con tutto il rispetto, ribadisco però che, in costanza di collaudo statico, non può esserci pericolo di crollo. Il fatto che questi impianti non siano stati ancora collaudati non significa che vi sia un pericolo emergente tale da giustificare l’urgenza di sgombero.

A riprova di questo anche il fatto che questo difetto risale a 12 anni fa. Il comparto 6 per altro è uno dei più giovani ad Arghillà. Ho visto alloggi, perché ho fatto ricorsi per chiederne la sistemazione, con intonaci cadenti e balconi pericolanti per il cui ripristino in sicurezza non si interviene. Il collaudo, inoltre, può avvenire anche senza sgomberare definitivamente gli alloggi e senza cacciare persone in condizione di fragilità. Io sto assistendo legalmente famiglie e ci sono persone anziane e con disabilità».

Occupazione senza titolo

Il giudice amministrativo ha, altresì, rimarcato la situazione di occupazione abusiva in cui versano le famiglie ricorrenti sottolineando che trattasi di «soggetti privi di alcun titolo a dimorarvi per aver occupato abusivamente da tempo gli alloggi ed essere alcuni sottoposti a procedimenti penali per reati connessi a tale uso».

«Appare per nulla considerata – spiega ancora l’avvocato Francesco Nucara – la circostanza della mancata risposta da parte di Aterp con riferimento all’istanza di regolarizzazione avanzata 10 anni fa da queste famiglie. Istanza che dunque non può fare ritenere abusive tout court. In questi 10 anni, Aterp avrebbe potuto provvedere, come stiamo chiedendo adesso, a terminare il collaudo degli alloggi e a sistemarli, invece ha avallato, anzi richiesto al Comune, lo sgombero richiamando motivi di sicurezza e incolumità».

Le soluzioni alternative

Il giudice amministrativo ha ritenuto soddisfacenti le interlocuzioni in corso con le famiglie medesime «in ordine alla convocazione e allo svolgimento del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica», con riferimento all’individuazione di soluzioni alloggiative alternative.

«L’obbligo che la legge prevede di trovare una situazione alloggiativa alternativa prima di procedere allo sgombero di un fabbricato. È vero – evidenzia ancora l’avvocato Francesco Nucara – che sono stati avviati dei tavoli di concertazione in prefettura ma ancora concretamente non si è individuata alcuna situazione alternativa. Cioè le famiglie che hanno fatto ricorso non hanno avuto alcuna indicazione alternativa di un alloggio. Ad avviso del Tar è sufficiente che vi siano state queste trattative. In realtà la legge dispone diversamente».

La possibilità di ricorso

L’avvocato Francesco Nucara, dunque, dissente e non demorde.

«Ribadendo il massimo rispetto per l’autorità giudiziaria, il provvedimento odierno è impugnabile. Io ho già dato disponibilità alle famiglie a ricorrere al Consiglio di Stato al quale, se riceverò il mandato, sono pronto a evidenziare questi vizi che sto denunciando. Sono convinto che sia possibile riformare l’ordinanza sindacale di sgombero».