La chirurgia come arma per sconfiggere la violenza. Una realtà che può sembrare paradossale ma che le donne vittime di violenza conoscono bene. La brutalità lascia segni indelebili nell’anima e nel corpo e lo sanno bene le donne ustionate o bruciate con acido, giusto per fare un esempio. Per questo Rosa Fontana, presidente dell’associazione Calabria-Spagna ha voluto concretizzare un incontro importante che guarda alle donne, al loro futuro, e crea una sinergia significativa, rispondendo alle necessità principali. 

«Abbiamo voluto mettere a confronto chirurghi plastici ricostruttivi, professionisti che si occupano della riparazione dei danni fisici subiti dalle donne in seguito a gravi forme di maltrattamento. Abbiamo qui una rappresentanza spagnola, una iraniana e una italiana. Tre chirurghi hanno illustrato le loro tecniche, attività ed esperienze. Tuttavia, è fondamentale ricordare che, oltre ai danni fisici, i maltrattamenti gravi lasciano anche sequele psicologiche e sociali che devono essere curate in altre sedi». 

In questo senso, come sta rispondendo l’Italia? Sono molte le vittime di violenza che subiscono anche gravi ripercussioni fisiche, come donne ustionate o aggredite con l’acido. Come si sta muovendo il nostro Paese per sostenere queste donne?

«Credo che l’Italia, a livello istituzionale, stia rispondendo molto bene. Esistono strutture ospedaliere e sociali che si stanno attrezzando per affrontare queste emergenze. Anche le forze dell’ordine mostrano una crescente sensibilità: la questura, ad esempio, ha istituito un numero di emergenza specifico. Tuttavia, sorprende che, nonostante questa attenzione istituzionale, il fenomeno continui a persistere e, in alcuni casi, addirittura ad aumentare. Questo contrasta con la Spagna, dove, pur essendoci situazioni gravi, il fenomeno appare in diminuzione». 

E al commissario dell’Asp la dottoressa Lucia di Furia abbiamo chiesto come l’Asp sta rispondendo a queste esigenze. «Abbiamo istituito presso i nostri ospedali SPOC di Locri e Polistena un punto di ascolto disponibile al Pronto Soccorso. Da qui possono emergere necessità specifiche e, in questi casi, l’azienda è pienamente disponibile a intervenire. Con questa iniziativa vogliamo testimoniare la sensibilità dell’ASP di Reggio Calabria verso queste necessità, che riguardano non solo danni fisici ma anche problematiche psicologiche profonde, spesso indelebili. È importante far sapere alle donne, italiane e straniere, che possono fidarsi delle istituzioni, le quali stanno lavorando per offrire risposte concrete e immediate. Tuttavia, da quando abbiamo attivato questo servizio, abbiamo ricevuto solo una richiesta. Manifestazioni come questa sono fondamentali per sensibilizzare le donne e incoraggiarle a cercare aiuto».

L’Italia sta facendo progressi nella chirurgia plastica, un settore che può aiutare le donne vittime di violenza a recuperare, almeno in parte, la normalità perduta. Cosa si può fare per supportarle ulteriormente? Lo abbiamo chiesto al chirurgo plastico reggino Rocco Caminiti.  «La chirurgia plastica è al fianco di queste donne per aiutarle a superare le cicatrici, non solo fisiche ma anche morali. È fondamentale che la chirurgia plastica venga affiancata da una task force di professionisti capaci di offrire un sostegno completo, perché queste cicatrici, purtroppo, restano per tutta la vita». 

Avete riscontri concreti sul numero di donne che si rivolgono a voi per questo tipo di interventi?«Secondo un’indagine recente dell’Università Bicocca di Milano, circa 800.000 donne che vivono in Italia hanno subito mutilazioni genitali femminili. È un dato allarmante, che ci spinge a chiedere alle istituzioni interventi sia informativi che pratici. Inoltre, molte donne vittime di violenza hanno bisogno di trattamenti ricostruttivi. Non tutti sanno che la chirurgia plastica non è solo estetica: oltre alla parte estetica, che è in aumento, ci occupiamo di ricostruire dignità fisica e morale per donne che affrontano percorsi complessi, come malattie oncologiche, obesità o gravi incidenti. Prima dell’estetica, viene la dignità, perché un corpo dignitoso riflette un animo altrettanto dignitoso».