giovedì,Aprile 25 2024

Cultura, Miriam Jaskierowicz Arman da Israele a Reggio Calabria: per portare arte, talenti e bel canto

L’artista cosmopolita si è stabilita nella città dello Stretto da qualche anno. Insegna il segreto del vero Bel Canto, che affonda le radici nel cantico dei Leviti del tempio in Gerusalemme

Cultura, Miriam Jaskierowicz Arman da Israele a Reggio Calabria: per portare arte, talenti e bel canto

«La voce, il “bel canto”, è l’inizio e la fine. Parte tutto dalla voce». Un traguardo dell’anima che s’incarna nella musica, nei versi o nelle opere artistiche.
Così Miriam Arman Jaskierowicz cerca di dare un colore ai suoi talenti. Scrivere che questa donna sia una professoressa della ricostruzione della voce, una pedagoga vocale di fama mondiale, ideatrice di una tecnica unica per ricostruire le voci che hanno perso il loro lustro, è riduttivo. Unica a portare avanti «il segreto del vero Bel Canto, che affonda le radici nel cantico dei Leviti del tempio in Gerusalemme».

Così come per la poesia. Ha scritto versi e diversi libri in questi anni ed è stata candidata al premio Pulitzer per le sue poesie.

Ha scritto dodici libri. Otto che riguardano la voce (due libri in italiano, sei in inglese) e il resto su poesia e argomenti di spiritualità. PEr qnto riguarda la sua arte, i quadri. ha una tecnica artistica particolare. Le sue emozioni passano dal vetro fuso sulla tela, diventano piani tridimensionali in cui le opere assumono un realismo incredibile e crudo che può essere colto solo ad occhio nudo.

Ogni sfaccettatura del mondo dell’artista è un piccolo universo, magnetico, capace di risucchiare vorace. A partire dalla sua voce. La incontriamo in casa sua, con l’odore ed il sapore indimenticabile del caffè turco. Sono più di quattrocento i quadri in casa, il bagaglio portato in riva allo Stretto coi container: alcuni canonicamente appesi sui muri, altri nascosti nel ripostiglio o adagiati nell’archivio. Ma è un carico muto perché le opere non escono da tanto tempo. Da tanto non mostra la sua arte Miriam.

È nata in Germania dopo la guerra, da genitori ebrei che sono riusciti a sopravvivere ad un campo di concentramento.  Il dolore e la sofferenza passano nelle immagini dei luoghi di morte che tornano nelle sue opere. Non immaginatele però come ombrosi ricordi scuri. Su tutti i quadri la luce e la catarsi arrivano dalla raffigurazione delle immagini delle farfalle: anime complici e salvifiche, onnipresenti.

Miriam conosce sette lingue, ha vissuto e viaggiato per il mondo: Israele, Messico, Stati Uniti, Ungheria, Ucraina, Italia, Svizzera e tanti altri posti.
Dopo tanto peregrinare da qualche anno vive e fa l’insegnante di canto a Reggio Calabria. E la prima cosa che viene da chiedersi è: cosa porta una donna cosmopolita come lei nella piccola città in punta allo stivale? Qui è arrivata con i suoi container da Israele, ha spostato qui, con coraggio, tutta la sua vita. Ma, in fondo, mi confessa: Reggio per molti versi sembra come Israele. Le persone hanno gli stessi visi, lo stesso calore. Anche la luce sembra simile, e i paesaggi: questo repentino passare dalle montagne al mare.

Per la sua storia, lunga ed intricata, ma molto affascinate ci vorrebbe un libro.  Proviamo a sintetizzare: galeotti furono Bova ed i resti archeologici della sua sinagoga…E ancora la conferenza a cui fu invitata nella chiesa di San Luca a Reggio Calabria, a pochi passi dalla sua attuale abitazione. A volte capita che non ci sia un motivo apparentemente perché una cosa accada. Miriam sente che in questa parte della Terra, proprio a Reggio Calabria, va piantato il suo seme artistico.

Seme fecondo che, già qualche mese fa, aveva iniziato ad attecchire nel liceo artistico “Preti Frangipane”. Un anno fa nasceva un sodalizio, un’“Accademia internazionale per lo sviluppo della voce a Reggio Calabria”. Tra l’altro l’istituzione scolastica avrebbe dovuto ospitare un master della voce e, soprattutto, accogliere una mostra dei quadri di Miriam. Quelle stesse opere ammirate e osannare nei musei di luoghi lontani, talmente profonde e scardinanti dell’anima che in America sono state utilizzate dagli psichiatri come fossero delle tavole di Rorschach. E l’artista ha donato al liceo un magnifico pianoforte Steinway Gran coda, arrivato in container, ma ancora non utilizzato per i progetti pensati. L’emergenza covid, dopo gennaio 2020, ha bloccato ogni attività.

«Perché la voce è un grido dell’anima ed è la storia di un popolo, come eredità». Una voce che chiede in tutti i modi di essere raccontata…

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