Tutti gli articoli di Cultura
PHOTO
di Giuseppe Cantarella – Via Girolamo Arcovito è una lunga strada del centro che si sviluppa in salita in senso Sud – Nord (almeno secondo il senso di marcia delle automobili), da Via Cesare Battisti, in prossimità del parcheggio che, insieme allo spazio circostante dedicato al piccolo Gianluca Canonico, ha preso lo spazio di quello che era un tempo l’edificio degradato dei Mercati Generali, fino a Piazza Castello, all’incrocio con Via Diomede Marvasi.
Girolamo Arcovito nacque a Reggio Calabria il 7 novembre del 1771 da Natale e da Teresa Ranieri, fece i primi studi in seminario, poi, a venticinque anni, alla vigilia della consacrazione sacerdotale, svestì l’abito talare e si recò a Napoli per studiare legge.
Ebbe un ruolo importante nel Parlamento Napoletano, che si insediò per la prima volta il 1° ottobre del 1820. Il 22 luglio 1820 l’Arcovito fu nominato delegato speciale di Teramo nella giunta preparatoria per le elezioni, e nel 2º collegio di Calabria Ultra fu eletto deputato al parlamento, di cui fu scelto a presidente il 25 febbraio del 1821.
Fu tra i parlamentari più operosi ed equilibrati. Membro della Commissione legislativa, fra l’altro fu relatore della legge sulla soppressione dei giochi d’azzardo, per l’abolizione della feudalità e per la divisione dei demani in Sicilia; tra i suoi interventi all’assemblea si ricordano quello avverso alla concessione al re del permesso di recarsi a Lubiana; e quello del 27 dicembre 1820 per sollecitarne il ritorno. Ultimo tra i presidenti del parlamento napoletano, tenne con decoro il seggio fino all’ultimo giorno, e fu tra quei deputati che protestarono per la violazione del diritto delle genti.
Nel 1838 fondò in Reggio un giornale letterario, Fata Morgana, che fu palestra di cultura di valorosi calabresi.
Scoppiato a Reggio il moto del 2 sett. 1847, benché l’Arcovito non avesse partecipato al comitato provvisorio rivoluzionario per l’età inoltrata e la malferma salute, pure fu compreso nella lista dei capi compilata dalla polizia. Dové, per nascondersi, abbandonare la sua casa; vi ritornò solo per morirvi il 1º dicembre 1847.

