I residenti denunciano l'abbandono dopo frane e la chiusura delle vie d'accesso
Tutti gli articoli di Società
PHOTO
«Sinopoli Inferiore: la frazione dimenticata. Un anno di silenzi e promesse mancate. È ormai l’ennesimo grido nel deserto quello che arriva da Sinopoli Inferiore, piccolo borgo della Città Metropolitana di Reggio Calabria, dove il tempo sembra essersi fermato e le istituzioni sembrano aver voltato le spalle a una comunità intera.
Da mesi, anzi, da quasi un anno – si legge in una nota diffusa dai cittadini di Sinopoli Inferiore – denunciamo una situazione che definire “al limite della decenza istituzionale” è poco. Abbiamo bussato a tutte le porte, scritto, telefonato, sollecitato. Abbiamo interpellato politici, amministratori, uffici competenti. Risultato? Nulla di fatto.
La nostra frazione è in caduta libera, abbandonata a se stessa. Frane mai rimosse, strade interrotte, vie d’accesso chiuse: un isolamento che non è solo geografico, ma umano, morale, istituzionale.
Come se qui, a Sinopoli Inferiore, non vivessero persone, famiglie, bambini, disabili. Come se la vita che scorre tra queste case non valesse quanto quella di altri cittadini, magari più “centrali” o più comodi da raggiungere.
A rendere la situazione ancora più insopportabile, la chiusura di un’altra via d’accesso, sotto sequestro dopo un tragico incidente mortale sul lavoro. Un uomo, un padre di famiglia, ha perso la vita mentre faceva il proprio dovere, lavorando per portare un pezzo di pane a casa. Eppure, da quella tragedia, oltre al dolore, è rimasto solo un silenzio assordante. Nessuna soluzione, nessuna alternativa, nessun segno concreto di vicinanza.
Ci chiediamo allora: siamo esasperati o semplicemente rassegnati? Forse entrambe le cose. Perché quando anche la speranza si consuma, resta solo l’amarezza di chi si sente invisibile.
E intanto, la Città Metropolitana di Reggio Calabria non trova né soldi né tempo per garantire una via d’accesso sicura, indispensabile per far passare i mezzi di soccorso o per evacuare gli abitanti in caso di emergenza o calamità naturale.
È questa la normalità che dobbiamo accettare? È questa la giustizia territoriale di cui tanto si parla nei convegni e nei proclami elettorali?
Forse il problema è semplice: chi deve decidere non abita qui, non percorre queste strade, non conosce la paura di restare isolati o il rischio di non poter ricevere soccorsi in tempo.
E la beffa finale: nemmeno le autorizzazioni per intervenire in modo volontario vengono concesse agli abitanti, come se la burocrazia fosse più importante della sicurezza e della dignità umana.
Oggi non chiediamo più promesse, ma risposte e azioni concrete.
Perché Sinopoli Inferiore non è un luogo dimenticato, ma una comunità viva, ferita, e ancora in attesa di essere ascoltata».

