Oggi sono settant’anni per Vasco Rossi, il rocker emiliano campione di incassi e di canzoni che hanno scandito tante epoche.

A cominciare dalla fine degli anni Settanta quando da deejay di periferia in Emilia aveva iniziato a raccontare storie forti, divertenti, trasgressive (Fegato spappolato, Colpa d’Alfredo) come un pugno nello stomaco. Storie che poi erano diventate l’inno di una generazione (Siamo solo noi) e che erano approdate, mal comprese dal grande pubblico, persino sul palco di Sanremo (Vado al massimo, Vita spericolata) flop per il festival della canzone ma grandi successi nelle hit parade di allora.

Uno spingersi fuori dai confini per sperimentare, a suo rischio e pericolo. Un coraggio premiato dai milioni di dischi venduti, dall’essere divenuto, molto prima di altri il simbolo del rock tutto italiano, genuino, pastoso. Eroe degli stadi Vasco, per lui ed il suo essere tremendamente confuso e maledetto le ragazze si tirano i capelli e lanciano i reggiseni sul palo, nella migliore tradizione rock.

Ha continuato col raccontare le cadute (Sally) e le risalite Vasco e si è confermato, in versione meno spericolata, uno degli artisti italiani più amati, ormai da tre generazioni che “non han più santi né eroi”. Un compleanno che Vasco Twitta con la frase “Siamo qui… a quota 70!!! Al 70esimo piano “spericolato” (foto vasco-rossi-kikapress-3).