giovedì,Marzo 28 2024

Bronzi di Riace, Corso: «Improbabile ipotesi del copricapo di volpe sulla statua A»

Lo studioso interviene sulla proposta di Brinkmann esposta al Metropolitan Museum di New York e celebrata in una serata al Foro Romano di Roma

Bronzi di Riace, Corso: «Improbabile ipotesi del copricapo di volpe sulla statua A»

Considerazioni sulla proposta Brinkmann per i bronzi di Riace

* di Antonio Corso

Vinzenz Brinkmann ha ripetutamente proposto nel corso degli ultimi anni una ricostruzione dell’aspetto originario delle due statue in bronzo da Riace che è molto diversa da quelle proposte precedentemente (fig. 1).

Mentre l’aspetto generale della statua A non cambia molto, la statua B avrebbe avuto, a dire dello studioso francofortese, un copricapo di pelle di volpe, detto alopekis, con testa dell’animale in alto sul cranio, uno sbuffo di lato e coda di volpe sulla nuca. Inoltre detta statua avrebbe tenuto nella mano destra un’ascia e non la consueta lancia.

Infine detto guerriero avrebbe tenuto col braccio sinistro uno scudo lunato e nella corrispondente mano un arco e una freccia. Questi attributi avrebbero connotato il guerriero come trace. Lo studioso tedesco ne deduce che probabilmente è da identificare col re trace Eumolpo e che le due statue rappresentano Eretteo (il bronzo A) e appunto Eumolpo (il B) in duello. Egli quindi identifica il gruppo con quello di Eretteo ed Eumolpo che stava sull’Acropoli di Atene e la cui statua di Eretteo è attribuita da Pausania a Mirone.

Detta ricostruzione è stata esposta al Metropolitan Museum di New York ed è stata celebrata in una serata al Foro Romano di Roma il 12 Luglio. È pertanto verosimile che una parte dell’opinione la ritenga probabile.

Al contrario, ritengo che essa sia alquanto improbabile per le argomentazioni che riporto qui sotto.

Infatti non ci sono elementi cogenti che obbligano di porre un copricapo di pelle sul cranio del bronzo B. Se il bronzista ha dotato il bronzo B di una ‘testa a pera’, vuol dire che doveva assicurare sulla testa qualcosa di solido e pesante, vale a dire un elmo metallico. Il caso della testa di Pericle (fig. 2) la cui configurazione ‘a pera’ sortì l’effetto di fissare meglio l’elmo sul capo è istruttivo: nel 5. sec. a. C. tale soluzione era funzionale a un ottimale posizionamento dell’elmo.

Inoltre dalla ricostruzione Brinkmann conseguirebbe che avremmo un duello tra un guerriero provvisto di elmo e un altro che ha solo una cuffia di pelle, che non garantisce la stessa protezione. Il senso dell’onore dell’ethos eroico greco non avrebbe mai permesso una simile impari tenzone. Questa ricostruzione va contro il sistema di valori degli eroi greci.

Per di più da un punto di vista strettamente artistico questa cuffia di pelle con testa di volpe sulla testa, sbuffo di lato e coda di volpe dietro, plausibile in ambito disegnativo-pittorico, è improponibile in una statua a tutto tondo ed è difficilmente immaginabile come opera in bronzo. Il corpo di una statua di età classica è un cosmos conchiuso, non ha tutte queste direttrici centrifughe che ne distruggono l’organicità. Per fare un esempio di creazione statuaria con cuffia del 5 sec. a. C. propongo l’Atleta Amelung, attribuito proprio a Mirone (fig. 3) in cui la cuffia è adottata in modo da concludere superiormente il ritmo statuario.

Ho da dire qualcosa anche sulla supposta ascia che il B avrebbe portato in avanti. Non conosco alcuna statua greca classica in cui un’arma di offesa venga portata in direzione dello spettatore. Di solito è tenuta in posizione verticale per non costituire un pericolo. Inoltre quest’ascia è essa pure difficilmente concepibile col bronzo. Propongo l’esempio del gruppo statuario bronzeo di Armodio e Aristogitone datato negli anni ’70 del 5 sec. a. C. (fig. 4): i due bronzisti autori di tale composizione, Kritios e Nesiotes, evitarono accuratamente di disporre le armi dei due tirannicidi in posizioni rivolte verso lo spettatore.

Anche la ricostruzione dello scudo portato dal B desta perplessita’: la configurazione lunata dello scudo di B sortisce l’effetto di proteggere una parte del corpo minore rispetto allo scudo rotondo di A. I Greci di età classica, col loro senso dell’onore e della vergogna e col loro orrore per la viltà, non avrebbero mai rappresentato un duello del genere, che si sarebbe ritorto come macchia nei confronti dello stesso Eretteo. Il gruppo di Eretteo ed Eumolpo sull’Acropoli, posto presso l’heroon di Eretteo e sopra il palazzo di Eretteo, già ricordato nell’Odissea, era infatti certamente un’opera celebrativa della superiorità prima di tutto morale di Atene e non ammetteva che potesse essere insinuato nello spettatore il dubbio che l’esaltato re di Atene fosse un codardo.

Che dire poi dell’arco e di una freccia che sarebbero state tenute da B con la mano sinistra? L’arco nell’antichità è sempre ritenuto un’arma per il combattimento da lontano, non era utilizzato per lo scontro da vicino. Inoltre il tenere con lo stesso braccio scudo, arco e freccia sarebbe stato poco pratico e avrebbe impedito un utilizzo ottimale sia dello scudo sia dell’arco.

Infine, ed è la considerazione che ‘liquet’, la composizione di Eretteo ed Eumolpo stava sull’Acropoli intorno al 170-175 d. C. quando la vide Pausania, opere d’arte dalla Grecia non furono più trasportate in Italia dopo Vespasiano, quindi è impossibile che le due statue sull’Acropoli siano naufragate presso la costa della Calabria. Infatti nell’età della neosofistica le opere d’arte della Grecia classica sono considerate parte di un paesaggio sacro, espressione della gloria che era stata la Grecia, e sono considerate inamovibili. In ogni caso non abbiamo notizie di trasporti di statue dalla Grecia a Roma dopo il corredo statuario del templum Pacis disposto dalla dinastia flavia.

Un’altra stranezza della proposta di Brinkmann consiste nel fatto che non cerca di dimostrare l’omogeneità stilistica dei due bronzi da Riace con altre opere note di Mirone. In realtà basta il confronto tra le ciocche di capelli a bassissimo rilievo e schiacciate sul cranio del Discobolo di Mirone (fig. 5) e la plasticità quasi aggressiva delle ciocche di capelli e barba delle due statue da Riace (fig. 6) per capire che lo stesso maestro non può aver fatto queste opere. Si aggiungano le sopracciglia quasi orizzontali di Mirone mentre quelle del Maestro di Riace, chiunque egli sia, sono ottenute con archi di cerchio. Anche l’arcata epigrastrica nella concezione mironiana è ogivale, nei due bronzi da Riace come tutto e+ ottenuta con archi di cerchio. Siamo di fronte a concezioni distanti del corpo virile. Per tutte queste ragioni la ricostruzione Brinkmann va respinta.

*Archeologo e storico dell’arte, autorità mondiale considerato in scultura antica

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