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È difficile pensare ad Aldo Iacopino senza sentire risuonare una voce che ha attraversato confini, stili e generazioni. Tenore reggino, classe, cuore e acuti da lirico leggero, è stato definito la voce del Sud nel mondo. Eppure, anche per chi ha calcato palchi a Cuba, Milano e in decine di teatri, l’appartenenza resta un punto fermo. «Sono partito da Reggio Calabria, ma non ho mai reciso il cordone ombelicale con questa terra» racconta.
Una carriera nata presto, tra gli studi a Parma e le prime occasioni a Milano, grazie anche all’incontro con Lele Mora: «Mi ha ascoltato in una serata e mi ha detto: “Hai una voce bellissima, voglio offrirti delle opportunità”. Da lì è cominciato tutto». Una delle tappe decisive è l’arrivo a Cuba, con la registrazione del brano Il Mondo di Jimmy Fontana in versione remix, accompagnato da un corpo di ballo cubano e un videoclip girato all’Avana Vecchia. «Un’esperienza magica. Lì ho cantato anche al Teatro Carlo Marx, davanti a Maduro e alle istituzioni, in un evento per la pace nel mondo».
Il ritorno a Reggio, però, non è stato privo di delusioni. Dopo l’ultimo concerto al Teatro Cilea nel 1991, prima della lunga chiusura per restauro, non ha più avuto occasione di tenere un concerto tutto suo nella storica sala. «Certo che l’avrei voluto – confessa – ma il sistema funziona così: se non sei nei pacchetti dei manager, è difficile rientrare nelle programmazioni. Non do colpa a nessuno, ma fa male».
Eppure, il legame con la città è rimasto intatto. Reggio gli ha conferito il San Giorgio d’Oro nel 2002, riconoscimento massimo per chi onora il nome della città nel mondo. E lui non smette di restituire: «Insegno canto e vedo tanti ragazzi di talento. Ma se non si creano occasioni per esibirsi, tutto resta bloccato. Servono palchi, occasioni, fiducia».
Sulla lirica, il Maestro è netto: «Mi sono scontrato spesso con l’idea che un tenore debba “cambiare genere” per piacere. Ho amato e interpretato la canzone napoletana, ma la lirica resta un patrimonio da difendere. Il pubblico vuole partecipare, certo, ma anche emozionarsi. E io ho sempre cantato come parlo, con chiarezza e passione».
Con la sua voce ha raggiunto le prime pagine di riviste nazionali, da Novella 2000 a Eva 3000, fino a Vip mese, ma l’obiettivo oggi è un altro: trasformare il successo personale in un’eredità collettiva. «Vorrei creare un comitato che raccolga le voci giovani, le ascolti, le accompagni. Perché se domani, in un concorso, un ragazzo dice “sono di Reggio Calabria”, quella voce parlerà anche per me».
Il suo appello è semplice ed è tutto rivolto alle nuove generazioni: liberiamo questi giovani, diamogli spazio. E magari, un giorno, anche quella voce che ha fatto battere il cuore dell’Avana possa tornare a risuonare nel suo teatro di casa.

