Ci sono lavori che non si vedono, che restano dietro le quinte. Eppure, sono quelli che fanno la differenza. Ruggero Pegna, promoter, produttore e direttore artistico del Reggio Live Fest, è uno di quei professionisti che non si limitano a “organizzare concerti”, ma costruiscono visioni. A Reggio Calabria, durante le festività mariane, la sua firma si sente forte e chiara: è quella di chi crede che la musica non sia solo intrattenimento, ma cultura, comunicazione, attrattività, strategia.

Dal nostro studio mobile sul truck di LaC e ilReggino.it, in piazza Indipendenza, Pegna racconta il dietro le quinte di un evento che ha cambiato il volto dell’estate reggina. Ma lo fa con la naturalezza di chi, pur avendo portato in Calabria nomi come Elton John, Tina Turner, Carlos Santana, Sting, non ha perso il senso della misura, della concretezza, del lavoro fatto bene.

«Chi pensa che basti un palco e un cantante non ha idea di cosa ci sia dietro. L’evento si costruisce: servono idee, strategie, relazioni, professionalità, risorse economiche. E serve visione». Nel suo racconto non c’è spazio per l’improvvisazione. Ogni dettaglio – dalla scenotecnica all’accoglienza degli artisti, dalla programmazione dei live alla progettazione delle fonti di finanziamento – è parte di un sistema complesso in cui ogni tassello conta. E in cui nulla è scontato, soprattutto se si lavora in una terra difficile come la Calabria.

«In Calabria, a parità di costi, vendiamo meno biglietti rispetto al Nord. E allora servono sostegni pubblici, sinergie con le istituzioni, bandi ben pensati. Il Reggio Live Fest, ad esempio, è parte di un progetto triennale della Regione per eventi a forte vocazione turistica».

Un sostegno che, in questo caso, ha visto Comune, Città Metropolitana e Regione lavorare insieme, in una condivisione rara ma virtuosa. E il risultato è sotto gli occhi (e le orecchie) di tutti: sette serate consecutive di musica dal vivo, pubblico partecipe, entusiasmo reale, centinaia di telefonini accesi, applausi autentici, la gente che ha voglia di esserci.

«È questo che cerchiamo: eventi che lascino qualcosa, che parlino alla città e alla sua anima. Che creino identità», afferma. Non a caso, Pegna insiste sul valore “emozionale e culturale” della musica. «Una rassegna così, se ben raccontata dai media, diventa anche comunicazione territoriale. Attira turisti, mobilita economia, genera indotto. Ed è per questo che servono più sensibilità, più dialogo tra artisti, istituzioni, imprese».

Il legame con Reggio Calabria è forte. Viscerale. Pegna, nato a Lamezia, la definisce spesso «simbolo della Calabria straordinaria», per bellezze paesaggistiche, identità storica, patrimonio culturale. «C’è il mare, c’è lo Stretto, ci sono i Bronzi. C’è l’Aspromonte, c’è la Magna Grecia. C’è tutto. Ma per valorizzare questa bellezza servono strutture adeguate». E qui l’appello alle istituzioni si fa chiaro. Serve una grande arena estiva, servono luoghi pensati per grandi numeri, capaci di ospitare artisti internazionali in modo competitivo. Serve, soprattutto, una programmazione strategica e coraggiosa, che sappia guardare lontano.

Il Palacalafiore, ad esempio, ha un limite strutturale che riduce la capienza. E se mancano i posti a sedere, mancano anche i grandi eventi. Ma la soluzione, spiega Pegna, è semplice: «Basterebbe una grande area delimitata all’aperto, tipo l’ippodromo di Milano per gli I-Days, per tornare ad essere competitivi su concerti da decine di migliaia di persone».

Il Reggio Live Fest è solo l’ultima delle creature firmate Pegna. Prima c’è stato – e continua ad esserci – Fatti di Musica, il festival del live d’autore che nel 2026 raggiungerà i 40 anni. Un progetto che ha portato in Calabria le più grandi stelle italiane e internazionali, con la filosofia dell’“Oscar del live”: «Presentiamo e premiamo gli spettacoli più belli. Ma io ho sempre scelto secondo i miei gusti, non solo per motivi commerciali. Ho voluto dare alla mia terra ciò che avrei voluto vedere anche da spettatore».

E in questa logica sono arrivati Sting, Elton John, Tina Turner, James Taylor, Roger Hodgson, solo per citarne alcuni. Una visione personale diventata patrimonio collettivo, con eventi entrati nella storia, come Elton John trasmesso in mondovisione con la regia di Gianni Boncompagni.

Il sogno che resta? «Continuare a salire di livello. Lasciare nuove perle. E magari un giorno vedere anche in Calabria una vera arena da grandi eventi, pensata davvero per la musica». Nel frattempo, Pegna lavora. Con la consueta passione, con la consueta precisione. Con la voglia – quasi ostinata – di fare accadere cose belle, qui, dove un tempo sembravano impossibili. Perché la musica, in fondo, è anche questo: uno spazio dove i sogni si organizzano. E diventano realtà.