L'architetto e docente reggino racconta la nascita e il futuro della realtà considerata un unicum nazionale: «Un museo vivo dentro una scuola, che può diventare cuore di una rete culturale in città. Ma serve una vera politica museale»
Tutti gli articoli di Cultura
PHOTO
Un museo vivo, nato dentro una scuola, con il sogno di contagiare una città intera con la bellezza. È il Museo Frangipane, realtà unica in Italia, che ha sede all'interno del Liceo Artistico Statale Preti-Frangipane di Reggio Calabria. A raccontarne genesi, identità e prospettive è il professor Nunzio Tripodi, architetto e docente, uno dei padri fondatori di questo progetto che affonda le sue radici nella storia dell'Istituto d'Arte.
«Il museo nasce da lontano, dal 1922, anno in cui Alfonso Frangipane fonda la scuola e, insieme, la rivista "Bruzio". Ma soprattutto raccoglie attorno a sé i migliori artisti calabresi dell'epoca, donazioni, libri, opere: un patrimonio che oggi costituisce il fondo storico vincolato dal Ministero». Un capitale culturale che ha reso possibile, dopo anni di impegno e progettazione, l’apertura ufficiale del Museo Frangipane nel 2018 e il riconoscimento definitivo da parte della Regione Calabria e del Sistema Museale Nazionale.
Un museo unico: dentro una scuola, ma riconosciuto dallo Stato
«Non siamo un semplice spazio espositivo: siamo un museo-museo, con tanto di riconoscimento nazionale. Eppure siamo anche un laboratorio permanente dentro una scuola, animato da studenti, professori, cittadini». Una doppia anima che rende il Frangipane un unicum in Italia. «In tante scuole ci sono spazi d’arte, ma nessuno ha un museo riconosciuto a tutti gli effetti. Questo ci rende speciali, ma anche più esposti alle difficoltà».
Il vero problema, spiega Tripodi, non è il museo in sé, ma ciò che manca intorno: una visione condivisa. «A Reggio Calabria abbiamo tante realtà culturali, ma ancora nessuna vera politica museale. Serve un salto di qualità: creare un sistema, mettere in rete musei pubblici e privati, costruire insieme progettualità e dialogo».
La cultura come infrastruttura: «Servono professionalità e collaborazione tra enti»
Il professore non si limita alla denuncia, ma guarda al futuro con determinazione: «Oggi i musei non sono più luoghi statici: sono spazi di vitalità, di eventi, di benessere. Servono professionisti, competenze, interazione continua con scuole, università, turisti, cittadinanza».
Un primo passo in questa direzione è stato fatto: «Grazie a un progetto con l’Agenzia regionale Marpal, partiranno 15 tirocini regionali per lavorare proprio nei musei. E questo può cambiare tutto: creare uno standard, portare competenze, stabilire un linguaggio comune». Tra i partner anche il Museo Archeologico Nazionale e il Comune, in un dialogo che Tripodi auspica diventi sempre più stabile e strutturato.
Un luogo di benessere: «In Inghilterra i medici prescrivono i musei come cura. Perché non qui?»
L’idea di museo che emerge è quella di uno spazio aperto, ibrido, accogliente. «In Inghilterra ci sono medici che prescrivono ai pazienti la visita a un museo. Perché? Perché l’arte fa bene, la bellezza cura. E il Frangipane, oggi più che mai, può diventare un presidio di salute culturale e civile».
Dai laboratori agli eventi, dalla biblioteca con oltre 11mila volumi agli archivi con più di 700 documenti, il museo offre strumenti, percorsi, esperienze. «I nostri studenti fanno da ciceroni, ma dobbiamo allargare il coinvolgimento: servono più cittadini, più famiglie, più presenze. La cultura è per tutti».
Il sogno di domani: un museo più grande, più conosciuto, più amato
E domani? Il professor Tripodi non ha dubbi: «Voglio un Museo Frangipane ancora più ampio, con nuovi spazi per mostre, nuove donazioni, una biblioteca ancora più viva. Ma soprattutto voglio che sia un luogo riconosciuto dalla città come proprio. Non è solo un museo della scuola, è un museo della comunità».
L’appello finale è diretto: «Andiamo nei musei. Prima che ci faccia male non andarci. Facciamolo per stare bene, per respirare, per incontrarci. Reggio ha bisogno di cultura. Reggio ha bisogno di bellezza. E bellezza, al Frangipane, ce n’è da vendere».

