Dopo la pubblicazione del disciplinare in Gazzetta Ufficiale, il Presidente del Comitato Promotore Previtera esulta per un traguardo che libera la filiera e apre nuove opportunità per i produttori. L’assessore Gallo: «Risultato importante, ora guardiamo alla DOP»
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Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del disciplinare di produzione dell’IGP “Bergamotto di Reggio Calabria”, non si chiude una storia: si apre un nuovo capitolo. La notizia, arrivata a metà ottobre, ha il peso di un passaggio epocale per un prodotto che da secoli rappresenta la firma naturale della città dello Stretto, ma che per troppo tempo ha vissuto tra attese, contenziosi e sospensioni burocratiche.
La pubblicazione è il risultato concreto dell’ordine imposto dal TAR del Lazio, che a marzo aveva riconosciuto il “silenzio-inadempimento” del Ministero dell’Agricoltura, costringendolo a riattivare l’istruttoria e a concludere il procedimento entro 90 giorni. Da quell’atto è ripartito tutto: l’istruttoria, la verifica dei documenti, il confronto pubblico e infine la messa nero su bianco del disciplinare che oggi apre i trenta giorni per eventuali opposizioni. Trascorso quel termine, se non arriveranno ricorsi, la pratica volerà a Bruxelles per la registrazione ufficiale.
Dentro questo percorso si riconosce il lavoro paziente del Comitato promotore per l’IGP “Bergamotto di Reggio Calabria”, guidato dall’agronomo Rosario Previtera, che fin dal 2021 ha difeso la centralità territoriale e la filiera produttiva reggina, opponendosi a tentativi di allargare o riscrivere il disciplinare. Oggi, dopo quattro anni di incontri e pressioni, il suo sguardo è carico di sollievo e prospettiva.
«Finalmente il disciplinare di produzione del Bergamotto di Reggio Calabria IGP è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale – spiega Previtera –. Si chiude un iter lunghissimo, iniziato il 5 giugno 2021, che porta grandi opportunità al territorio. Ora abbiamo trenta giorni per eventuali opposizioni e poi la pratica arriverà a Bruxelles. Se tutto andrà come previsto, già nel 2026 i nostri produttori potranno commercializzare un prodotto di qualità con il marchio IGP. Si apre un mondo per il bergamotto e per l’industria collegata, che potrà respirare a livello internazionale».
Per Previtera l’IGP segna una vera svolta economica: «Speriamo che chi ha sabotato o bloccato l’iter si metta l’anima in pace. L’IGP significa libertà per i nostri bergamotticoltori, che potranno uscire dal vincolo del prezzo imposto dall’industria dell’essenza e accedere al mercato del frutto fresco, dove i valori sono anche cinque volte superiori. Cambierà il reddito delle aziende e l’economia rurale dell’intera provincia».
Ma non è solo una questione agricola. L’IGP riporta al centro una battaglia identitaria: proteggere il legame tra prodotto e territorio, impedendo che il nome “Bergamotto di Reggio Calabria” venga utilizzato da chi non appartiene all’area vocata. Una rivendicazione che, per anni, ha spaccato il fronte dei produttori e suscitato polemiche tra enti, consorzi e associazioni di categoria.
A sottolineare la portata istituzionale del riconoscimento è l’assessore regionale all’Agricoltura Gianluca Gallo, che commenta con toni di equilibrio: «Un riconoscimento importante per la Calabria e per Reggio. Come si sa, avremmo preferito la DOP per una valenza più identitaria, ma questa IGP è comunque una medaglia che la Regione può appuntarsi al petto grazie al lavoro di chi ha creduto in questo percorso. In futuro si potrà pensare a un rafforzamento anche attraverso la DOP, ma intanto celebriamo un grande risultato. È un segno di crescita per la Calabria che produce e crede nel proprio valore».
Nelle parole di Gallo c’è la visione politica di un assessorato che guarda avanti, riconoscendo la vittoria tecnica del Comitato promotore, ma lasciando aperta la prospettiva di una ulteriore evoluzione in DOP, più aderente alla specificità del frutto e alla sua simbologia culturale.
L’atto pubblicato in Gazzetta chiude così la stagione delle incertezze e rilancia l’immagine di un territorio che rivendica la paternità del suo oro verde. Adesso la sfida passa all’Europa: trenta giorni per difendere il nome, una vita per valorizzarlo.