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«Mamma, ho perso l’Aureli!» esclamavano i suoi insegnanti quando, già sui banchi di scuola, Emanuela Aureli metteva in mostra tutta la sua poliedricità. Imitatrice di razza e dall’anima profonda, la Aureli non nasconde il suo profondo legame con la Calabria, una terra che considera quasi una seconda casa. «Reggio Calabria, io ti amo! Non vedo l’ora di tornare. Amo questa terra, il mare, la cucina, ma soprattutto amo voi. Ogni volta che sono in Calabria mi sento a casa», ha dichiarato con entusiasmo durante un’intervista rilasciata in esclusiva ai nostri microfoni.
E “Mamma ho perso l’Aureli” è proprio il titolo dello spettacolo con cui l’artista umbra è in tour, e che ha fatto tappa in un Teatro Odeon, nel cuore di Reggio Calabria, che sta vivendo un momento di grande importanza per la sua storia. La storica struttura sta vivendo una vera rinascita anche grazie a una programmazione di alto livello, consentendogli di tornare a essere un punto di riferimento per la cultura cittadina.
“Mamma ho perso l’Aureli” sta riscuotendo grande successo, ed è un recital unico nel suo genere, capace di unire ironia, musica e una straordinaria capacità trasformista. «Praticamente è un recital dove si alternano vari personaggi parlati e cantati», ha spiegato Emanuela, «è come essere sempre in compagnia di un personaggio diverso, una vita vissuta accanto a tante anime che ti fanno sentire meno sola. Queste voci ti tengono compagnia, ti amano e tu le ami. È un rapporto bellissimo». Parole con cui la Aureli ci descrive il legame profondo e quasi spirituale con le figure che porta in scena, un dialogo continuo che riflette la sua straordinaria sensibilità artistica e sempre con quel luccichio agli occhi tipico di chi ama il proprio lavoro.
Durante l’intervista, la Aureli ha raccontato con passione anche alcuni aneddoti legati alla sua carriera e alle sue imitazioni. «È successo tante volte che la gente mi scambiasse per i personaggi che interpreto. Mi è capitato con Milly Carlucci, con Orietta Berti e persino con Fiorella Mannoia. Per me, questo è il segno che l’imitazione non è solo un esercizio tecnico, ma un modo per entrare in sintonia con le persone che rappresento». Un lavoro divertente, ma dannatamente serio. «Alcuni – ha spiegato – pensano che imitare sia solo scherzare, ma per me è entrare nell’anima di un personaggio, capirlo, studiarlo, rispettarlo. Questo richiede sensibilità e tanto lavoro, ma mi ripaga quando vedo il sorriso del pubblico».
Un altro tema toccante affrontato è stato il rapporto con i personaggi che, nel tempo, sono venuti a mancare. «Quando un personaggio se ne va, muore anche un pezzo di me», ha confessato con un velo di emozione. «È già successo. Prima facevo Maurizio Costanzo, ma da quando è morto, non lo faccio più. Questi personaggi devono volare, prendere un’altra dimensione, e anche l’imitazione deve rispettare questo. Un pezzo di me se ne va con loro». Queste parole, cariche di umanità e rispetto, rivelano una sensibilità profonda, che si riflette in ogni sua interpretazione. «La cosa bella è che, in qualche modo, questi personaggi continuano a vivere dentro di me e nel ricordo del pubblico. È come se non mi lasciassero mai davvero».
La carriera di Emanuela Aureli, che attraversa ormai tre decenni, testimonia il suo talento e la sua versatilità. Dagli esordi fino ai successi di programmi storici Emanuela ha saputo conquistare il cuore del pubblico grazie alla sua capacità di trasformarsi in personaggi iconici. Da Albano a Orietta Berti, da Fiorella Mannoia a Malika Ayane, il suo repertorio è vasto e amato. Eppure, Aureli non si ferma al passato, infatti «Ci si può giocare di più con i personaggi della nuova generazione, perché hanno sfumature che offrono spunti interessanti». Una su tutte Madame, che «ha una personalità unica, moderna, che mi stimola a esplorare nuovi modi di raccontare con la mia voce e il mio corpo».
Oltre la televisione, la parte più bella dell’esibirsi è sempre quando lo si fa nei teatri e nelle piazze. Ce lo conferma sottolineando l’importanza di portare avanti spettacoli dal vivo: «Il contatto diretto con il pubblico è una cosa insostituibile. Ogni risata, ogni applauso, ogni occhiata di complicità sono una fonte inesauribile di energia. Questo mi ricorda ogni volta perché amo così tanto ed amerò sempre il mio lavoro».

