L’astensionismo è un fenomeno che non riguarda solo il Paese, con percentuale sempre più ridotta di italiani che vanno al voto. È un modello che, in piccolo, sta prendendo piede anche nel consiglio comunale di Reggio, dove l’opposizione, sovente, non vota “no” ma decide di astenersi. Decide di non decidere.

È successo anche ieri, nel corso della seduta in cui il consiglio ha dato l’ok alla rinegoziazione dei mutui presso la Cassa depositi e prestiti.

A chi serve l’astensionismo?

In dieci, cioè i consiglieri del centrodestra insieme a Saverio Pazzano e Angela Marcianò, si sono astenuti. La motivazione del centrodestra è stata l’aver ricevuto tardi i documenti, una situazione che è ormai quasi una prassi. Un fatto che avrebbe loro impedito di studiare la circolare oggetto del provvedimento. Ma che succede all’opposizione che, forte del filarino tra governo nazionale e regionale, ora potrebbe veramente alzare la posta in consiglio? Non sarebbe stato più semplice votare no all’atto?

L’unanimità, comunque, non sarebbe stata una vergogna. Qualche giorno fa, il Comune di Milano ha rinegoziato i mutui con Cassa depositi e prestiti e recuperato oltre 80 milioni di euro per le esigenze di spesa corrente del triennio. Decisione raggiunta all’unanimità.

Sul piatto, ricordiamo l’obiettivo era liberare risorse per la spesa corrente. Comunque sarebbe rimasta invarianza a spesa già prevista per i mutui. Diminuisce la rata, si accorcia il periodo di rimborso, si applica il tasso fisso dopo il terzo anno. Pagando meno i primi anni, aumenta negli anni successivi la rata mentre l’importo complessivo resta uguale. Nessun pericolo per i cittadini come paventato da qualche consigliere dell’opposizione. La strada del no resta quella più semplice e percorribile. Un no chiaro e meno scandaloso dell’astensione, che nulla significa. Ed è come un volersene lavare le mani.

Versace leader?

Ma in consiglio non si è solo votato. Dopo l’intervento di Carmelo Versace (al momento sindaco metropolitano ff) sono partiti gli applausi dalla maggioranza. «Sarà il futuro sindaco Versace, considerato che gli applausi li avete sempre riservati a Falcomatà». Così Massimo Ripepi, dalla minoranza tra il serio e il faceto. E Versace aveva appena terminato un intervento da leader, in cui chiedeva l’unanimità sul provvedimento sui mutui: «Non ci si può dividere su un provvedimento politico ma che di base ha tanto lavoro tecnico». Leader o meno, non possiamo che constatare che, dopo la tirata d’orecchie (un eufemismo) dell’ultimo consiglio comunale, in cui Versace aveva invocato la necessaria presenza dei dirigenti alle sedute del civico consesso, ieri si è vista un’aula Battaglia piena. Non si erano mai visti tanti dirigenti presenti nemmeno quando all’ordine del giorno c’era il bilancio.

Un fantasma si aggira

Ma il senso di nervosismo, per una sentenza, quella del processo Miramare, che non tarderà ad arrivare (che deciderà anche il futuro politico di Falcomatà), si tocca con mano durante la seduta da consiglio. In particolare c’è un fantasma che aleggia sulle sedute, una figura che, però, ben presto potrebbe trasformarsi in un essere umano in carne e ossa. Parliamo di Armando Neri, già vicesindaco, assessore con incarichi delicati, appeso alla sentenza del processo in corso in Corte d’Appello a Reggio Calabria.

Una figura evocata nel simpatico battibecco tra Mario Cardia che dall’opposizione invocava lumi sulla scuola di San Sperato, toccando una zona che sta a cuore al consigliere Filippo Burrone che non ha tardato a replicare («Vorrei tranquillizzare chi oggi pone il problema: oggi arriva la ditta costruttrice») e che, dulcis in fundo, ha invocato oscuri fili che manovrano personaggi dallo studio di via Aschenez, casualmente residenza di Neri.