«L’utilizzo di queste graduatorie a nostro avviso è legittimo. Ma non è quello che noi, oggi, andiamo a mettere in discussione che invece sono le ragioni di opportunità e anche di etica che accompagnano l’agire dell’amministrazione comunale».

Così il segretario cittadino di Forza Italia, Antonino Maiolino, ha aperto la conferenza stampa convocata dai partiti di opposizione di stanza a Palazzo San Giorgio, aprendo una finestra su Piazza Italia e guardando a Palazzo Alvaro, sede della Città Metropolitana. Perché, questa volta, a non convincere i consiglieri sono le procedure seguite dagli enti nella selezione di alcune figure professionali che attengono l’area degli Uffici stampa.

Maiolino ha spiegato che con l’adozione del Piao, l’amministrazione, e quindi il sindaco Giuseppe Falcomatà, ha indicato la copertura dei posti previsti nel piano assunzionale per il triennio 2024/2026. «Per quanto riguarda il posto di giornalista, che è quello che è in discussione oggi – ha sottolineato Maiolino – si è deciso con questa delibera di coprire questo posto utilizzando la famosa procedura delle graduatorie, visto che i posti possono essere coperti o con procedure di mobilità oppure attraverso l’utilizzo delle graduatorie o attraverso procedure concorsuali. Sappiamo tutti che l’utilizzo delle graduatorie come anche le procedure di mobilità sono preferite dagli enti perché comunque realizzano anche un risparmio di spesa. Oggi si certifica l’incapacità della Città metropolitana a gestire dei concorsi. Io ricordo che qualche anno fa – incalza Maiolino – all’interno del Consiglio comunale abbiamo votato anche una convenzione con Città Metropolitana, dove affidavamo a Formez l’espletamento delle procedure concorsuali per i concorsi per i posti disponibili e vacanti sia alla Città metropolitana che al Comune. Poi stranamente questa convenzione è stata annullata».

Il consigliere comunale azzurro ricorda che nel frattempo si sono svolti i concorsi al Comune, e la Città Metropolitana oggi ha deciso di utilizzare quelle graduatorie per coprire diverse figure tra cui anche quella di giornalista. «E come lo fa? Lo fa attuando al proprio interno un regolamento approvato con deliberazione del sindaco metropolitano, secondo cui occorre verificare il criterio territoriale, e temporale (le più recenti».

Dopo l’invio delle lettere ai vari comuni da parte di Metrocity, viene sottolineato, le graduatorie che rispondono a quei criteri sono proprio quelle di Palazzo San Giorgio. «Voglio dire che questo regolamento che è stato approvato dalla Città Metropolitana è un’azione predeterminata che non rispetta quello che è il buon andamento della pubblica amministrazione, ma soprattutto il Piao, perché lì già si stabilisce che quel posto va coperto mediante l’utilizzo di graduatoria e non mediante un avviso pubblico o un concorso come invece è stato stabilito per altre situazioni». Procedura, assicura Maiolino, seguita per coprire un posto vacante nella Polizia Municipale.

Il capogruppo Federico Milia si sofferma sul dato politico, annotando che questa ombra dei concorsi inficia le promesse della «famosa svolta del 2014. A distanza di dieci anni, questo è il termine della svolta, l’epilogo di questa amministrazione che si sta dimostrando più vecchia che mai».

Per Massimo Ripepi, che ieri ha incentrato la seduta della Commissione Controllo e garanzia proprio su questa questione, va preliminarmente ricordato che «Falcomatà ha volontariamente lasciato scoperto per nove anni l’Ufficio stampa di Palazzo San Giorgio» per in qualche modo dedicargli la massima attenzione solo di recente a fine mandato.

«Non abbiamo visto nessuna cosa fuori dalla legge – ha ripetuto Ripepi – ma abbiamo visto una montagna di inopportunità etico-morali. Alla fine – è il ragionamento del segretario regionale di Alternativa Popolare – ci ritroviamo il braccio destro di Falcomatà alla Città Metropolitana, dove entra rinunciando allo scorrimento in graduatoria a Palazzo San Giorgio, e al Comune viene “ripescato” un giornalista pubblicista, politicamente militante».

Neri: «Intaccata la reputazione dell’ente»

«Non stiamo valutando in questa sede la legittimità delle procedure. Noi qui stiamo facendo una valutazione di carattere politico» rimarca il leghista Armando Neri che offre così la sua analisi su quello che è accaduto anche dal punto di vista del «conflitto di interessi» che si sarebbe venuto a configurare, perché – aggiunge Neri – «nessuno può smentire al netto di come la si pensi, che nel momento in cui sono state interpretate queste procedure (sia le procedure di concorso al Comune che lo scorrimento di graduatoria alla Città Metropolitana) entrambi i vincitori sono degli assunti e collaboratori del sindaco, lavoravano all’interno degli enti seppur con contratti di natura fiduciaria a tempo determinato. Questo è un altro dato insieme al primo che è incontrovertibile e che assume naturalmente un profilo fortemente politico in materia di conflitto di interessi.

Insomma per l’esponente del Carroccio «c’è un tema grande come una casa che alimenta questo scandalo politico. Che è quello dell’etica, della morale, ma anche il tema del conflitto di interessi». Lo stesso Neri opera un, ironicamente amaro, parallelismo con l’azione del Pd regionale che per contrastare la Regione «agita lo spettro del conflitto di interessi della dottoressa Di Furia».

Ma non basta, Neri rincara la dose, perché a suo parere «atti del genere vanno a intaccare negativamente la reputazione dell’ente, soprattutto quando a Reggio Calabria non c’è una famiglia che non abbia un figlio, un fratello, una madre, un padre, un nipote costretto ad emigrare per trovare lavoro. Mi sembra che si tratti di uno schiaffo alle tante famiglie reggine che purtroppo sono costrette ad assistere a queste migrazioni».

Insomma, per i consiglieri di opposizione, c’è a Palazzo San Giorgio un problema di trasparenza che Neri sintetizza così: «Non ci sono le centottantamila euro dell’albero di Natale e non c’è il milione di euro di luminarie che possa illuminare in questo momento il buio determinato da questa mancanza di trasparenza».

«Altro che svolta – ha poi aggiunto Mario Cardia -, mi pare che in realtà abbiamo assistito dal punto di vista etico e morale a uno spettacolo che definire indecoroso è davvero ben poco».

Marino: «Amministrazione bipolare»

Di «amministrazione bipolare, che dice una cosa due anni prima e ne fa un’altra due anni dopo» ne ha parlato Demetrio Marino, capogruppo di FdI. Secondo lui «la Città Metropolitana, ha cambiato negli anni con il Piao la tipologia delle necessità: ha fatto i comandi, ha fatto le mobilità, poi non ha fatto i concorsi, che sarebbe la parte conclusiva di un percorso lineare che è quello che politicamente aveva detto all’inizio. Oggi invece scopriamo che la Città Metropolitana con il suo Piao cosa fa? Per alcuni concorsi mette la manifestazione d’interesse, per altri invece li copre con le graduatorie, appunto utilizzando le liste di altri Comuni. E allora questa tipologia di azione è soltanto per dimostrare che non c’è una linearità di atto di indirizzo politico dell’amministrazione, ma lo fa solo rispetto alle esigenze politiche del momento».