Quanto successo nel corso dell’ultimo civico consesso rischia di inasprire i già tesissimi rapporti tra il sindaco e i dem che smentiscono la versione fornita da Palazzo San Giorgio di u accordo in qualche modo sconfessato. Si attende un passo indietro del primo cittadino
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Rischia di diventare una telenovela, in stile sudamericano, la grave crisi di rapporti tra il sindaco Giuseppe Falcomatà e il Partito democratico. Tutti i nodi di undici anni di amministrazione si sono condensati in questa coda di secondo mandato, proprio quando il primo cittadino è pronto con armi e bagagli a trasferire la sua azione amministrativa a Palazzo Campanella.
Il Partito democratico è intenzionato a non perdonargli più alcunché e le posizioni anziché avvicinarsi sembrano inevitabilmente destinate ad allontanarsi. Il punto di vista del partito, ormai arcinoto, riguarda l’atteggiamento “esclusivo” del sindaco Falcomatà a cui sostanzialmente si contesta di andare avanti per la sua strada (vedi soprattutto i rimpasti di giunta) senza le giuste consultazioni con il suo partito, oggi a maggior ragione, considerando l’orizzonte delle comunali.
Anche rispetto all’ultima settimana di passione il braccio di ferro si gioca su tutti i terreni a disposizione, anche quello più strettamente mediatico. Così di un incontro – quello tra Falcomatà e i vertici dem - che contava tra i partecipanti anche la segreteria nazionale con il senatore Alessandro Alfieri nei panni di arbitro, vengono fuori una versione di Palazzo e una di partito. D’altra parte, fonti accreditate smentiscono categoricamente la ricostruzione delle ultime ore, sostenendo con forza che «si è provato a trovare un accordo, ma avendo Falcomata preteso di scegliere lui la delegazione del Pd in giunta, è saltato tutto». Insomma, in linea di principio la strada era tracciata, ma un vero accordo non c’è mai stato. Soprattutto sui nomi. In questo contesto sarebbe dunque maturata la scelta di non entrare in aula sabato – decisione comunicata anche allo stesso Alfieri - e quindi la posizione intransigente del partito che attende un passo indietro da Falcomatà. A testimonianza del perdurare del muro contro muro, suggeriscono i ben informati, c’è anche il previsto ritorno in città di Alfieri che si cimenterà di nuovo nell’opera di mediazione.
In sostanza la situazione non ha registrato progressi. E le prime conseguenze si sono registrate proprio in Consiglio comunale dove la situazione per il sindaco è precipitata. L’assenza dei sette consiglieri dissidenti legati al Pd ha fatto venire meno la maggioranza sin dall’inizio della seduta, quando anche il gruppo Red ha manifestato la propria preoccupazione entrando solo in un secondo momento, lanciando un chiaro messaggio al sindaco, poi condensato in una nota dettata anche dalla convinzione dell’assoluta necessità di aprire urgentemente un tavolo politico con i gruppi consiliari e i partiti politici. Per Castorina, Versace, Burrone e Malara, il dato politico che emerge dalla seduta è che «non c’è una maggioranza politica ed i numeri necessari per poter governare i processi che riguardano le importanti scadenze che da qua a fine mandato sono previste, negare questo sarebbe un errore di visione e di strategia». Una riflessione che anche dopo gli esiti del Consiglio ha richiesto un confronto interno supplementare.
Da parte sua il Partito democratico è convinto anche che l’accordo con il centrodestra per le circoscrizioni, Falcomatà l’avrebbe accettato solo per una questione di opportunità. E lo considera politicamente un passo falso. I vertici dem rimangono quindi ancorati ad una posizione di intransigenza che non fa ben sperare rispetto alla risoluzione delle conflittualità.
Di certo c’è che dire che la situazione avrà delle conseguenze sulla città non è una forzatura. La paralisi amministrativa è dietro l’angolo. Le prime avvisaglie ci sono, e sono state denunciate dagli stessi consiglieri, mentre attendono l’ok dell’aula diversi processi non più rinviabili se si vuole consegnare alla prossima amministrazione una macchina più trasparente e partecipativa. Falcomatà e il Pd devono accelerare e ristabilire la normalità a Palazzo concludendo con dignità e a testa alta un ciclo politico. Per quello amministrativo, si vedrà.

