Saverio Pazzano rompe il silenzio e interviene con un lungo post dopo l’ennesima frattura interna alla maggioranza Falcomatà. Il portavoce de La Strada, candidato sindaco alle Amministrative 2026, rivendica in apertura di aver ricordato in Consiglio Comunale quanto denunciato già quattro anni fa, quando il movimento firmò in solitaria la mozione di sfiducia all’amministrazione. «Il Sindaco si è permesso di fare ciò che ha fatto perché lo ha già fatto e perché gli è sempre stato permesso», afferma Pazzano. «Decisioni unilaterali, improvvise, assunte senza alcun confronto democratico».

Per il candidato sindaco, la storia si ripete anche due anni fa, durante quella seduta definita dalla stessa maggioranza una semplice “maretta”: «Una seduta surreale in cui il Sindaco leggeva un libro mentre la sua maggioranza era assente». Oggi, dice, «siamo di fronte all’ennesimo penultimatum, che però ha un peso diverso». Da qui la posizione netta: «Una sfiducia non legata all’azzeramento della Giunta, ma all’intera azione amministrativa di questi anni».

Il nodo centrale, secondo Pazzano, resta la totale assenza degli strumenti di partecipazione che avrebbero potuto costruire una base sociale capace di reggere una fase di crisi. Dal Documento Unico di Programmazione al Bilancio Partecipato, cita strumenti «mai attivati e che hanno consolidato lo scollamento dai bisogni della città e dai corpi intermedi». Nessuna assemblea pubblica convocata per discutere le opere strategiche, «solo incontri per ratificare decisioni prese altrove». Il decentramento, afferma, dovrà essere il primo passo della prossima consiliatura: «Serve attivare immediatamente controllo e partecipazione dal basso».

Sulla presenza in Giunta di una esponente dichiarata di centrodestra, Pazzano non parla di scandalo, ma di continuità: «Non ci stupisce. Colpisce la costante logica consociativa con cui si è scelto di governare e, oggi, di impostare la campagna elettorale». Una logica che, secondo La Strada, «serve a mantenere in vita lo status quo dei propri protetti, più che l’interesse generale». Un sistema che richiama «una classe dirigente dal tratto profondamente feudale», costruito su relazioni verticali e fedeltà personali.

Pazzano cita poi integralmente il testo protocollato quattro anni fa e ripresentato ieri senza modificarne una virgola: «Nessuna programmazione, nessuna visione: in questo scenario sembra debbano servire i favori, le amicizie… Una città in cui è assente la Politica, perché non è politica quella delle segrete stanze, dei giochi di partito che hanno paralizzato Reggio, trasformata in una colonia da una classe dirigente che avrebbe dovuto risollevarla».

Il punto, sostiene, è ristabilire il primato della Politica, ripartendo dalla base: «Da una sinistra che sia diversa non solo nei contenuti, ma nei metodi, perché è nei metodi che si misura la democrazia». E i nodi, osserva, «non vengono al pettine: ritornano». Sono gli stessi di cinque anni fa, di due anni fa, di oggi. «Una prassi consolidata fatta di eccezioni che sembravano aperture, ma che si sono rivelate strumentali».

Il post si chiude con una dichiarazione di intenti: «La costruzione di un’alternativa deve essere realmente alternativa. Non cosmetica, non tattica, non consociativa. Per questo ci siamo e continueremo a esserci. Per un’altra strada».