Nel bilancio delle attività svolte in Metrocity, il consigliere ripercorre nove anni di deleghe, racconta la frattura con Falcomatà e rilancia un nuovo progetto politico nel centrosinistra: «Ho dato tutto in questi anni, ora si apre una fase nuova»
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Filippo Quartuccio ha scelto di mettere un punto. La conferenza stampa al Palazzo della Cultura, convocata per fare un rapporto sull’attività svolta da delegato in Metrocity fino al momento delle dimissioni, è diventata il passaggio politico che certifica la fine del rapporto organico con la maggioranza Falcomatà. Una rottura annunciata nei fatti, ma formalizzata solo oggi con parole nette: il gruppo consiliare “Rinascita Comune”, formato da Quartuccio, Giuseppe Francesco Sera e Santo Bongani, non fa più parte della maggioranza. Voterà provvedimento per provvedimento, con una collocazione autonoma nel perimetro del centrosinistra.
Quartuccio ha spiegato che l’uscita dall’asse falcomatiano non è frutto di un episodio isolato, ma di un processo lungo mesi. Al centro un clima di fiducia venuto progressivamente meno. Il punto di rottura esplicito, nella ricostruzione del consigliere, è l’episodio legato al festival Cosmos, quando – da delegato alla Cultura della Città Metropolitana, appunto – non gli fu consentito di rappresentare l’ente sul palco di una manifestazione «nata con me nel 2018». Quel gesto, racconta, lo ha ferito più di ogni discussione politica. «È stato un episodio antipatico», afferma, e poi confida: «il sindaco due giorni fa mi ha chiesto scusa. Ma resta un fatto». Ringrazia, nonostante tutto, Falcomatà per la fiducia fino ad ora attribuita e ribadisce in più passaggi di non provare rabbia né rancore. Quartuccio insiste sulla serenità con cui ha rassegnato le dimissioni, rivendica una politica che “dà” invece di “prendere”.
Da lì si è aperta una fase nuova, segnata da decisioni amministrative considerate “calate dall’alto”, assenza di confronto, scelte ritenute ingiustificate nella gestione delle partecipate, dinieghi su progetti europei già istruiti e pronti a partire. Quartuccio descrive un rapporto incrinato, non per divergenze programmatiche – «il programma lo stavamo portando avanti» – ma per un metodo diverso da quello con cui aveva iniziato a lavorare.
E poi c’è il nodo politico più pesante: il sostegno alle regionali a Giovanni Muraca, esplicitato dallo stesso Quartuccio. Un appoggio che lui rivendica come coerente con quanto fatto nel 2021, ma che sa di vera linea di frattura dentro il centrosinistra reggino. «Quando l’ho reso pubblico sapevo che sarebbe cambiato tutto. Ma l’ho fatto perché ritenevo giusto così», ha detto, lasciando intendere che la scelta sia stata letta dal fronte falcomatiano come un “atto ostile”, più che come autonomia politica, pur sostenendo – va sottolineato – un candidato comunque del Partito Democratico, e non sicuramente di centrodestra.
Su Palazzo San Giorgio, Quartuccio ha chiarito un altro punto rimasto in sospeso nelle ultime settimane: l’ipotesi dimissioni. Nella prima fase della crisi, lui e il gruppo erano disponibili a prenderle in considerazione. Oggi, invece, quella strada è giudicata inutile perché produrrebbe solo surroghe e non modificherebbe gli equilibri. E lancia la provocazione: «Il centrodestra non vuole dimettersi. Questo va detto con chiarezza». Un’accusa diretta alle opposizioni, che spesso imputano proprio a Rinascita Comune la responsabilità dello stallo istituzionale dandogli la veste della “stampella”.
Durante la conferenza stampa Quartuccio si è voltato indietro, verso i nove anni di lavoro da consigliere delegato della Città metropolitana: cultura, beni culturali, pari opportunità, politiche comunitarie. Qui il tono si è fatto più personale, raccontando episodi e volti incontrati lungo un percorso che definisce «anni meravigliosi».
Quartuccio ricostruisce il profilo dell’amministratore che “ha messo il cuore” sulla delega alla cultura e sulle altre competenze. Snocciola cifre, progetti, ricorrenze: eventi istituzionalizzati, feste mariane, festival, borgo incantato, contributi ai comuni, registro delle eredità immateriali, progetto “Bibliocultura” per le biblioteche, oltre seicento spettacoli sul territorio metropolitano, il cinquantesimo dei Bronzi, le opere liriche all’Arena dello Stretto, la riqualificazione dei siti archeologici, l’operazione Salv’arti che ha portato Reggio dentro il circuito nazionale delle mostre sui beni confiscati, il rapporto strutturato col Planetario, il Salone del Libro di Torino, i protocolli con associazioni e fondazioni. Non è un semplice elenco, è il modo con cui dice a stampa e operatori culturali: “Io sono questo, il mio capitale politico è qui”.
Il Palazzo della Cultura, ha detto, «è stato la mia seconda casa»: lo ha ricordato citando artisti, studenti, volontari, e quella che definisce «la bellezza delle istituzioni quando sono aperte, vive, messe a servizio della comunità». Parlando di Palazzo Crupi si emoziona fino alle lacrime: «Questo accade quando si ama ciò che si fa». Una parte del racconto che ha restituito un’immagine di coinvolgimento personale più che gestionale, mettendo insieme la dimensione politica e quella umana del suo percorso.
Nella parte finale, Quartuccio ha riportato il discorso sul presente. “Rinascita Comune” viene descritta come una comunità politica radicata, fatta di confronto e partecipazione, in cui le decisioni non vengono prese in solitudine ma discusse «come si faceva una volta nelle sezioni». Il suo campo, ribadisce, è quello del centrosinistra, senza esitazioni. Nessuna apertura al centrodestra, nessuna zona grigia: «Il nostro mandato lo porteremo avanti fino all’ultimo giorno».
La conferenza stampa ha segnato dunque un prima e un dopo. Quartuccio ha chiuso una stagione politica lunga quasi dieci anni, ma allo stesso tempo ha aperto un nuovo fronte strategico dentro il centrosinistra reggino. «Stiamo preparando la nostra corsa per le prossime Comunali», ha detto. Una frase che pesa già come annuncio. E che certifica un dato: la geografia politica della città è entrata ufficialmente in una fase nuova.

