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Non poteva essere diversamente. Proprio a Reggio Calabria, che è diventata fucina di posizioni nette e contrarie alla riforma della giustizia, il sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove, si è trovato a dover rispondere a domande incalzanti proprio sui temi caldi in discussione.
Ed è proprio sulla separazione delle carriere, argomento sul quale magistrati reggini hanno chiesto a più voci un dialogo con il Governo, che il sottosegretario ha glissato l’invito rispondendo in modo fermo e irremovibile.
«Io credo che non vi sia nulla di cui preoccuparsi nella separazione delle carriere soprattutto laddove venga introdotto un doppio CSM. Sarà che io sono un banale avvocato di periferia e di provincia ma non ho ancora capito per quale motivo l’inamovibilità, l’autonomia, l’indipendenza della magistratura veniva garantita da un Csm, ora separiamo le carriere, facciamo due Csm a casa mia si duplicano le garanzie non si riducono, perché due è il doppio di uno, zero virgola cinque la metà».
Le intercettazioni
Matematico e geometrico come un cerchio che si chiude al confronto ma non si sottrae alle domande, anche quelle spigolose come quelle relative ai cambiamenti che incideranno sull’utilizzo delle intercettazioni.
«Nell’era Meloni, per quanto riguarda il Presidente del Consiglio, e molto più immeritatamente e limitatamente nell’era Delmastro non vi è, non vi è stato, e non vi sarà mai perimetrazione delle intercettazioni. L’intervento legislativo, è volto solamente a dire che le intercettazioni e finire sui giornali debbono essere usate processualmente. Mi pare un intervento di civiltà. Basta con intercettazioni che servono eventualmente per fare un articolo a nove colonne, viceversa le intercettazioni che dovessero servire per contrastare la criminalità comune e organizzata non sono state minimamente intaccate. Questa è la verità storica. Perché se il cittadino si depriva della sua privacy che ha un valore e una rilevanza costituzionale non è per garantire a taluni giornali di fare titoli a nove colonne su fatti che non hanno nessuna rilevanza penale. Ma si depriva del suo diritto costituzionale alla privacy per garantire a un pubblico ministero di contrastare la criminalità. Non è stato minimamente intaccato il perimetro delle intercettazioni».
Delmastro conferma e smentisce che l’utilizzo delle intercettazione anche per reati legati ad esempio alla pubblica amministrazione o ai reati ambientali non verranno limitati. «Non accadrà mai perché è uno strumento principe per contrastare la criminalità organizzata e comune. Quindi per tutti i reati per cui oggi sono disposte le intercettazioni, sono possibili, e qualora vengano ritenute opportune dal magistrato, rimarranno».
L’emendamento
E sull’emendamento di cui si parla in questi giorni relativo alla responsabilità dei pm in caso di carcerazione preventiva e successiva assoluzione non si sbilancia. «È un emendamento di natura parlamentare. Il Governo non si è ancora espresso, sono temi molto delicati. Noi dobbiamo garantire a giudice e pubblici ministeri di poter lavorare con serenità. Questa è la mia impostazione e la premessa. La conclusione è che evidentemente da sempre il principio “chi sbaglia paga” è un principio corretto ma bisogna evidentemente considerare che vi sono alcune professioni critiche. Le faccio un esempio il cardiochirurgo non può essere sottoposto ogni volta che muore il paziente necessariamente a un risarcimento. Bisognerà vedere di volta in volta se vi è stata negligenza o non vi sia stata negligenza nel corso dell’operazione. Io credo che così vada affermata l’eventuale responsabilità, non certamente in termini troppo automatici troppo astratti troppo generalizzati».

