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«Qualcuno direbbe attenti a quei due. Un pò di fibrillazione l’abbiamo creata, non so perché…» Cateno De Luca si presenta così, provocatorio, all’appuntamento reggino per la presentazione del proprio volume “Non tutto è successo”, in abbinata a “Io sono libero” dell’ex presidente della Regione Calabria e sindaco di Reggio, Giuseppe Scopelliti.
La strana coppia o la coppia perfetta, per ciò che vogliono raccontare, non è al primo appuntamento. Già a settembre De Luca aveva voluto dialogare con Scopelliti nella sua città, Taormina, colpito dalla sproporzione della condanna inflitta rispetto ai reati contestati al politico reggino. Scopelliti ha quindi ricambiato.
«Noi – ha continuato De Luca – stiamo semplicemente mettendo in evidenza quella che è una storia che in parte ci accomuna, perché purtroppo quello che poi sono i risultati della Giustizia ingiusta, come dico sempre, demoliscono storie e soprattutto lasciano poi il deserto dei Tartari. Magari alcune dinamiche creano il sospetto di essere funzionali proprio per questo, però quando poi nella vita si riesce anche a dimostrare quelle che in ogni caso sono esperienze forti, in terre difficili come le nostre, la Calabria e la Sicilia, credo che lo spazio e l’orizzonte, per continuare o riprendere certi percorsi, sia magari richiesto o è anche un qualcosa di naturale».
«Oggi intanto lanciamo un primo messaggio – ha rimarcato il sindaco di Taormina – che la politica per quanto ci riguarda, in ogni caso è un’arte nobile e quelle che sono le storie che ci hanno segnato non possono comunque lasciare il deserto su quelle che sono esigenze di territori che sono sempre sotto gli occhi di tutti».
Un assist, quello del vulcanico De Luca, che trova uno Scopelliti ispirato, che risponde a tutte le sollecitazioni che provengono da una sala gremita e pronta a tributargli un applauso. Soprattutto quando ha detto la cosa che più lo inorgoglisce: «Sono riuscito a mettermi in gioco e a darmi una prospettiva, per me e per le mie figlie».
Alle domande dei giornalisti sul suo futuro politico Scopelliti però non risponde, e da tempo. Se lo fa rimane criptico agevolando la circolazione delle voci di chi lo vorrebbe di qua, di là, o di chi lo vede già a capo di una qualche coalizione. Ma in realtà ieri sera Scopelliti – che considera lo scioglimento del 2012 un «atto politico di uno Stato che ha fallito» – ha detto quale potrebbe essere il suo futuro, da uomo di territorio, come si definisce insieme a Cateno De Luca, puntando l’indice contro quella ormai famosa “classe dirigente” che spesso non tiene il passo di chi amministra o governa.
«C’è la necessità di un gruppo dirigente nuovo, in grado di dare una sterzata. Quello che va compreso è che l’esperienza di Scopelliti, del “Modello Reggio”, era una esperienza che oggi si è rivelata vincente, perché Scopelliti da Presidente del Consiglio Regionale, quando la fase di centrodestra era in involuzione, costruì il Centro studi “Politeia” dove entrarono a formarsi un gruppo di 250 professionisti che poi è diventato il gruppo dirigente che mi ha sostenuto e supportato nell’azione di governo, perché un uomo solo al comando non è in grado di cambiare. Il concetto fondamentale è la squadra e il gioco di squadra».
Una sorta di premessa, la sua, che preannuncia un impegno in qualche maniera anche indiretta, nella prossima corsa a Palazzo San Giorgio.
«Il politico non è un tuttofare e questo elemento deve essere recuperato in questa parte di territorio – argomenta Scopelliti – perché chiunque sarà indicato sindaco per il centrodestra si troverà questa barriera di una classe dirigente e burocratica che non gli appartiene e che non lo sente proprio».
Insomma per lui bisogna costruire un nuovo gruppo dirigente, come successe durante la sua esperienza segnata dalla nomina di ben otto dirigenti esterni, e «se non si farà questo sarà fallimentare anche la stagione del centrodestra e nessuno fino ad oggi nel centrodestra si è prodigato a fare questo ragionamento». Così Scopelliti si volta indietro e guarda con ammirazione alla «vecchia politica fatta di etica, di morale, impegno e passione e non di interesse personale». I partiti per lui sono fluidi, «non esistono, ci sono solo nell’arco delle elezioni», ed ogni rappresentante corrisponde ad un centro di potere.
Insomma i tempi sono maturi per Scopelliti che ora rilancia con più vigore quello che va dicendo già da un po’ di tempo: «Non mi sottrarrò se sarò chiamato a contribuire a questa stagione».
Giustizia, Scopelliti e De Luca confidano nel governo
«Quando si parla di giustizia, per chi l’ha vissuta sulla propria pelle l’esperienza, è un tema molto delicato che non si può racchiudere in poche parole e quindi si vive con grande sofferenza quello che ti accade è che si registra. Quindi – ha detto Scopelliti – chi ha il compito di legiferare deve tenere in grande considerazione alcuni aspetti importanti, che non è soltanto l’argomento della separazione delle carriere. Io l’ho detto sempre e continuo a dirlo: chi non ha vissuto queste situazioni, queste difficoltà di vita, non può capire. Devo però dire la verità, sono fiducioso, e spero che questo governo trovi gli strumenti ed elementi per far sì che la giustizia tenda sempre di più ad essere una giustizia giusta».
Da parte sua De Luca non rinuncia a dare la sua opinione sull’universo giustizia: «sarebbero utili meno annunci e più azione, perché ormai, storicamente, se guardiamo gli ultimi trent’anni, a ogni annuncio c’è stato sempre una fibrillazione che poi non ha portato realmente a concretizzare ciò che si è annunciato. Mi auguro che questo governo non si faccia prendere da questa sindrome, anche se le premesse non sono molto positive».

