«A seguito della sentenza Miramare, abbiamo assistito a tanto rumore, dichiarazioni dalle parti piú disparate, con un approccio piú da tifoserie, piú da Guelfi e Ghibellini che mossi da razionalitá e valori morali, uno spettacolo patetico ai limiti dell´assurdo».

A dichiararlo in una nota è il coordinatore regionale di Ancora Italia, Giuseppe Modafferi, che pur non entrando nella vicenda giudiziaria, entra nel merito delle scelte politiche.

«Il “fenomeno” Miramare, al di lá della condanna di 4 amici di merende, probabilmente scappati di casa, i quali credevano di giocare con il giocattolo della cosa pubblica, è sintomo di un modo di gestire la cittá: utilizzare il potere secondo una cultura “comparale/amicale”. È un amico e merita attenzione; non esiste il senso civico della regola, ma il rapporto amicale. E´un metodo di esercitare il potere, si fanno le cose per amicizia (la pulizia del quartiere, la riparazione della buca, il concorso, l’appalto, il voto e cosí via), i diritti trovano tutela solo se si trovano sotto l´alveo amicale».

Modafferi lo chiama il “metodo Miramare” che mette in evidenza quella «subcultura» che caratterizza il tessuto politico e sociale della cittá: «Sorprende il fatto che abbia attecchito su giovani figli della borghesia reggina (liceo, laurea, ecc.), aspettavamo da loro, cosí come paventavano nel 2014, una “primavera” non solo politica, ma soprattutto culturale. Ed invece no, sono caduti vittime della loro infantile bramosia, della loro inesperienza ed “ingenuitá”, il tutto degenerato in arroganza, protervia e delirio».

Modafferi elenca altri esempi delle «metastasi che oggi affliggono Palazzo San Giorgio e Palazzo Alvaro» (Brogli elettorali, bilanci taroccati, assunzioni con graduatorie di idoneita, mobilitá interna, Graffiti senza determina, affidamenti diretti, parentopoli palese od occulta), tutte «frutto del metodo non civile».

«Se non interveniamo prima sulla evoluzione culturale – avverte il coordinatore regionale di AI – è impossibile che la politica possa migliorare, e le responsabilitá del disastro reggino, non sono imputabili solo alla politica, del “metodo Miramare” è intrisa gran parte della societá civile, dell’imprenditoria locale delle istituzioni che dovrebbero controllare e garantire. Si puó avviare un processo di evoluzione culturale e politica solo se la parte buona della Comunitá reggina decide di partecipare attivamente alla costruzione di nuove basi culturali, politiche ed amministrative, altrimenti subiremo sempre il “metodo Miramare”».

«Chi oggi invoca le dimissioni spontanee appare un sognatore o un delirante, non lo faranno mai, troppi sono gli interessi in ballo, solo attraverso una presa di coscienza popolare ed una relativa energica pressione le cose potranno cambiare. La Politica – conclude Modafferi – in questo processo ha un ruolo determinante che deve tornare a svolgere senza ambiguitá».