mercoledì,Aprile 24 2024

Ospedale di Oppido, un flash mob per rivendicare il diritto alla salute

Si terrà domani, alle 18.30, nel piazzale antistante il nosocomio. Per l’occasione verrà presentato il documento con la proposta di riqualificazione stilato dal Comitato

Ospedale di Oppido, un flash mob per rivendicare il diritto alla salute

Domani, alle 18.30, nel piazzale antistante l’ospedale di Oppido Mamertina, si terrà un flash mob organizzato dal “Comitato spontaneo 19 febbraio a difesa dell’ospedale Maria Pia di Savoia”, per «rivendicare il diritto a una sanità equa ed efficiente», nel corso del quale verrà presentato il documento contenente le proposte di riqualificazione del nosocomio – redatto dallo stesso Comitato – e inviato al commissario straordinario dell’Asp Lucia Di Furia, al commissario ad acta della sanità e governatore della Calabria Roberto Occhiuto e al garante regionale della salute Anna Maria Stanganelli.

Il documento

«La presente proposta – si legge in premessa nel documento – si rende necessaria al fine di evitare l’ulteriore deturpamento della nostra Carta costituzionale e l’illegittima violazione del diritto fondamentale alla salute che dovrebbe essere garantito a ogni cittadino, tanto è vero che vi è l’obbligo dello Stato di predisporre, tramite un’organizzazione sanitaria idonea, le prestazioni positive per realizzarne il godimento effettivo e globale». Il Comitato, dopo aver spiegato le ragioni che lo hanno portato a costituirsi e sottolineato che «per evitare di lasciare un’intera area geografica senza alcun tipo di assistenza sanitaria», presidia la struttura ospedaliera attraverso un sit-in permanente, sostiene che «l’ospedale di Oppido Mamertina non soltanto va mantenuto con le strutture esistenti, ma va trattato con un occhio di riguardo e adeguatamente potenziato mediante l’assegnazione dei servizi minimi essenziali.

Per poter adeguatamente pianificare il territorio – spiega il Comitato – bisogna avere conoscenza delle sue caratteristiche, che con la presente vogliamo descrivere, poiché non si può trascurare che l’importanza del presidio “Maria Pia di Savoia” è strettamente legata alle caratteristiche orografiche del territorio che lo ospita, ovvero il territorio ricadente nell’Ente Parco nazionale d’Aspromonte, non sorretto da adeguate reti infrastrutturali di collegamento. Analizzando la collocazione degli ospedali presenti nel territorio dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria si può constatare che i due ospedali pubblici, oltre a quello metropolitano, attualmente operanti sul territorio, ossia l’ospedale Giovanni XXIII di Gioia Tauro e il presidio ospedaliero Santa Maria degli Ungheresi di Polistena (non considerando Villa Elisa, struttura privata accreditata con l’Asp, che si trova a pochi metri dall’Ospedale di Polistena), servono la popolazione ivi residente e quella dei paesi distanti al massimo quindici chilometri, collegati tra di loro da una rete stradale abbastanza efficiente che permette gli spostamenti da un luogo a un altro anche con i mezzi pubblici».

La distanza in minuti

Il Comitato sottolinea quindi che, «al contrario, l’ospedale Maria Pia di Savoia di Oppido Mamertina si trova a una distanza di circa 25 chilometri dal paese dove è allocato il più vicino ospedale spoke, che, tenuto conto della tortuosità e del dissesto della rete stradale, in assenza di pioggia o altri eventi atmosferici, si raggiunge in circa 35 minuti, e i mezzi di trasporto pubblico sono insufficienti se non addirittura inesistenti. I comuni storicamente serviti dal presidio ospedaliero di Oppido Mamertina sono quelli ricadenti nella fascia pre-aspromontana e aspromontana, compresi in un’area di circa 230 km² e sono: Oppido Mamertina, sede dell’ospedale “Maria Pia di Savoia”, situato a 321 m s.l.m, – la frazione montana di Piminoro è situata a 719 m. s.l.m. – si estende su 58,6 km² e conta 5.406 abitanti; Varapodio, situato a 231 m s.l.m, si estende su 29 km² e conta 2.223 abitanti; Terranova Sappo Minulio, situato a 250 m s.l.m., si estende su 9 km² e conta 549 abitanti; Scido, situato a 456 m s.l.m, si estende su 17,7 km² e conta 976 abitanti; Cosoleto, situato a 440 m s.l.m, si estende su 33,8 km² e conta 916 abitanti; Santa Cristina d’Aspromonte, situato a 514 m s.l.m, si estende su 23,1 km² e conta 1.017 abitanti; Delianuova, situato a 600 m s.l.m, si estende su 21 km² e conta 3.436 abitanti; Molochio situato a 310 m s.l.m., si estende su 37,3 km² e conta 2.643 abitanti.

I circa 20.000 abitanti dei summenzionati comuni, popolati prevalentemente da soggetti anziani e malati oncologici, da quando è stato depotenziato e poi soppresso il punto di primo intervento di Oppido Mamertina – già Pronto Soccorso – si trovano a dover percorrere circa il doppio della distanza per poter raggiungere il più vicino presidio ospedaliero ospitante un Pronto soccorso, mettendo a repentaglio la loro stessa vita nella necessità di un pronto intervento. Infatti, per le caratteristiche orografiche del territorio e soprattutto per lo stato di abbandono e dissesto della rete stradale, non bisogna considerare la distanza chilometrica tra un Comune e l’altro, ma piuttosto i reali minuti di percorrenza. Per ottenere tali informazioni sarebbe sufficiente consultare Google Maps e analizzare il percorso più breve o più veloce dai Comuni sopraccitati verso il Pronto soccorso di Polistena, ed emergerebbe evidentemente che la maggior parte dei cittadini raggiungerebbero il Pronto soccorso, con mezzi propri, in un tempo decisamente maggiore rispetto allo standard legale».

La somma dei minuti

Il Comitato spiega che i minuti sono destinati ad aumentare «sommando i minuti necessari a raggiungere Oppido a quelli per raggiungere Polistena – qualora vi fosse l’intervento dell’ambulanza in partenza dalla postazione del 118 di Oppido Mamertina. Ai quali è necessario aggiungere i minuti necessari alla gestione dell’emergenza e al recupero del paziente. Basterebbero queste considerazioni, ma per giungere a delle decisioni aderenti alla realtà e rispondenti alle reali esigenze sanitarie del territorio, riteniamo fondamentale evidenziare che nel comune di Oppido, giornalmente transitano molti soggetti non residenti grazie alla presenza di strutture per l’assistenza di soggetti fragili quali: la Casa di riposo “Rsa Don Loria”, alla quale si aggiungono quelle di Lubrichi di Santa Cristina D’Aspromonte “San Fantino” e di Molochio “San Vincenzo”; la Casa accoglienza per malati di Aids, unica per l’intero sud Italia, e il Centro di riabilitazione per soggetti diversamente abili dell’ente morale “Fondazione famiglia Germanò onlus di Oppido Mamertina”, punto di riferimento per soggetti fragili di ogni età provenienti prevalentemente dalla piana di Gioia Tauro; strutture scolastiche di ogni ordine e grado quali il Liceo scientifico, Liceo classico e l’Istituto tecnico industriale che, unitamente alle scuole degli altri ordini e gradi, incrementano la popolazione soggiornante nel territorio considerando che la popolazione studentesca oppidese è di circa 1.000 unità; strutture extra scolastiche quali la Scuola dell’orchestra di fiati “Giuseppe Rechichi” che lavora in stretta collaborazione con l’Orchestra di fiati “Giuseppe Scerra” della vicina Delianuova; strutture giudiziarie o affini quali gli Uffici del Giudice di pace e la Casa di accoglienza per soggetti che scontano pene alternative, ex detenuti o persone con disagi sociali, dislocata a 1158 m. s.l.m. in località Zervò.

Inoltre, nell’area del comune di Oppido Mamertina – che è anche sede di Diocesi e del Seminario vescovile – nel corso dell’intero anno solare si registrano ulteriori significativi incrementi di persone grazie al Museo diocesano e ai numerosi luoghi di culto, tra i quali la Cattedrale dove si svolgono le principali funzioni religiose della Diocesi di Oppido-Palmi, e alla presenza di diversi santuari, che si aggiungono a quelli presenti nei Comuni viciniori, meta di pellegrinaggi religiosi. Non è trascurabile che il territorio preso in considerazione, storicamente servito dal presidio oppidese, è notoriamente a vocazione contadina, nel quale operano diverse aziende agricole composte da lavoratori esposti a un rischio infortuni nettamente più alto rispetto agli altri settori lavorativi; e dal mese di settembre viene praticata, da persone che giungono dall’intera provincia di Reggio Calabria, l’attività venatoria e la raccolta dei funghi epigei spontanei con elevato rischio di infortuni.

Inoltre, l’ospedale Maria Pia di Savoia è l’unico presidio sanitario ricadente nel territorio del Parco nazionale dell’Aspromonte popolato durante l’intero anno da gruppi scout, motociclisti, ciclisti ed escursionisti anche stranieri. Continuando a lasciar privo di assistenza sanitaria, il territorio dell’Ente Parco subirà inevitabilmente un calo di accessi che i Comuni dell’entroterra aspromontano, già da diversi anni, stanno subendo. Il cosiddetto “turismo di ritorno”, ovvero gli emigrati che nei mesi estivi ripopolano i paesi di origine, sta diminuendo proporzionalmente al diminuire dei servizi minimi essenziali. L’inefficienza del sistema sanitario ha inevitabili ripercussioni su ogni settore, perché lì dove mancano i diritti fondamentali non vi può essere sviluppo. Per le ragioni sopra espresse, non possiamo solo limitarci a chiedere e ottenere che il reparto di Lungodegenza post acuzie internistica non venga trasferito in altra struttura, ma riteniamo fondamentale che il presidio venga ripotenziato e dotato di tutto ciò che giova per soddisfare le basilari necessità di assistenza sanitaria».

Le richieste

La proposta di riqualificazione dell’ospedale di Oppido prevede quindi la «riattivazione del reparto di Radiologia già esistente nella struttura; il trasferimento nella struttura dei servizi ambulatoriali specialistici del territorio, già presente a Oppido e dislocata in altra sede; l’attivazione dei servizi diagnostici finalizzati al monitoraggio della cronicità con strumentazione diagnostica di base già presente nella struttura; il mantenimento del reparto di Lungodegenza post acuzie a valenza internistica e l’incremento dei posti letto a valenza riabilitativa disponendo il trasferimento di altri due fisioterapisti e un fisiatra; la riattivazione del Punto di primo intervento e il riconoscimento di presidio in zona disagiata».

L’importanza dei Ppi

«I punti di primo intervento – si legge nel documento – hanno rappresentato un importante presidio per i cittadini residenti nelle aree periferiche dei diversi territori regionali, garantendo una prima risposta sanitaria all’emergenza-urgenza sul territorio. La loro attivazione ha permesso la razionalizzazione della rete dei Pronto soccorso, riconvertendo strutture non in grado di mantenere standard elevati di prestazioni e, in altri casi, in particolare nelle zone disagiate, di avere un riferimento sanitario h24 al servizio della popolazione. Nonostante l’ospedale di Oppido sia un presidio che presenta diverse condizioni sfavorevoli – sorge in zona montana e disagiata con una rete infrastrutturale inefficiente – nell’organizzazione della rete di emergenza urgenza dell’Asp di Reggio Calabria non si è tenuto conto di tali specificità territoriali.

Lasciare una intera area di 230 km2 popolata da più di 20.000 abitanti senza alcun presidio sanitario, è contrario al principio di equità assistenziale che dovrebbe essere alla base della gestione dei servizi dell’Asp. A Oppido non può assolutamente mancare un presidio di gestione dell’emergenza/urgenza, con la consapevolezza che sarà assolutamente necessario procedere al reclutamento di nuovo personale, ma in attesa che ciò avvenga, riteniamo che i medici che a seguito dell’incontro del 21 febbraio con il commissario Di Furia, prestano servizio nel reparto di Lungodegenza dell’ospedale oppidese, possano sopperire le mancanze di personale afferente alla gestione dell’emergenza urgenza e successivamente aggiungersi al personale disponibile al trasferimento e al personale da reclutare garantendo anche la gestione dell’emergenza in reparto (reperibilità notturna e festiva)».

I livelli essenziali delle prestazioni

Il Comitato sottolinea poi che il “Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera” «prevede che “le regioni e le provincie autonome di Trento e di Bolzano possono prevedere presidi ospedalieri di base per zone particolarmente disagiate”, individuando le caratteristiche di queste “zone” che, per essere considerate tali, devono essere “distanti più di 90 minuti dai centri hub o spoke di riferimento (o 60 minuti dai presidi di Pronto soccorso), superando i tempi previsti per un servizio di emergenza efficace. Aggiungendo che “tali situazioni esistono in molte regioni italiane per presidi situati in aree considerate geograficamente e meteorologicamente ostili o disagiate, tipicamente in ambiente montano o premontano con collegamenti di rete viaria complessi e conseguente dilatazione dei tempi, oppure in ambiente insulare. Disponendo che “in tali presidi ospedalieri occorre garantire una attività di Pronto soccorso con la conseguente disponibilità dei necessari servizi di supporto, attività di medicina interna e di chirurgia generale ridotta».

Detto questo precisa che Oppido «è per definizione un’area geograficamente e meteorologicamente ostile o disagiata, con collegamenti di rete viaria complessi che comportano dilazione dei tempi», chiedendo quindi che venga istituito «un presidio ospedaliero di base di zona disagiata. L’impatto degli oneri finanziari derivanti dalla presente proposta – afferma – è da ritenersi minimo, fatta eccezione per un lieve incremento del costo del personale e delle spese di funzionamento. Peraltro, l’incremento della spesa sanitaria per il personale è previsto nel Piano regionale, già trasmesso ad Agenas e volto a finanziare, attraverso le risorse del Pnrr, gli Ospedali di comunità, le Case della comunità e le Centrali operative territoriali. Non è accettabile – conclude il Comitato – prevedere che laddove vi erano i Ppi vengano istituite le Pet. La sola presenza a Oppido di un’ambulanza medicalizzata non risolverebbe la necessità di gestire l’emergenza/urgenza, poiché avrebbe l’unico effetto di aumentare il tempo necessario a prestare soccorso. Auspichiamo il dialogo e il costruttivo confronto con tutte le istituzioni territoriali, ma non abbandoneremo il sit-in permanente davanti all’ospedale fino a quando non verrà garantito a tutti i cittadini il servizio di gestione dell’emergenza/urgenza che rientra nel nucleo irriducibile del diritto alla salute protetto dalla nostra Costituzione».

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