mercoledì,Aprile 24 2024

Terremoto di Reggio del 1908, a Cannavò la chiesa – baracca che resistette per oltre un secolo – VIDEO

Il terremoto che devastò le città dello Stretto non risparmiò i quartieri collinari. Questa la storia di uno di essi dove, grazie all’aiuto dei norvegesi, fu ricostruito un luogo di preghiera consacrato alla Madonna della Neve in Riparo

Terremoto di Reggio del 1908, a Cannavò la chiesa – baracca che resistette per oltre un secolo – VIDEO

I luoghi testimoniano la storia soprattutto quando le persone che li abitano non dimenticano. Siamo a Reggio Calabria, nel quartiere collinare di Cannavò, precisamente a Riparo, dove fino al 2007 la chiesa-baracca di Santa Maria del Riparo, costruita dopo il sisma del 1908, che devastò le due città dello Stretto, ha accolto ogni giorno per oltre un secolo i fedeli della comunità. Un dono che, nel segno della Fede, ha generato cura e dedizione. Sullo stesso sito dal 2012 sorge la nuova chiesa di Santa Maria della Neve ma di quella storia e di quelle lamiere resistenti, donate dai norvegesi al popolo reggino in un momento di buio e disperazione e a lungo capaci di offrire calore e protezione, nei luoghi, seppure ricostruiti, e nella memoria della comunità restano significative tracce.

«La chiesa-baracca, casa nostra»

«Nei miei primi ricordi di bambina – racconta la parrocchiana Angela Branca – questa chiesa era una baracca di cui tutti ci prendevano cura come fosse la nostra casa. Qui ho fatto la Prima comunione e come me tanti altri parrocchiani della mia generazione. È sempre stata una parrocchia dove si svolgevano tante attività e nella quale l’intera comunità di Riparo riconosceva un punto di riferimento solido. L’ultimo ricordo risale proprio all’ultima messa officiata qui il 25 febbraio 2007.

Mi tornano in mente le persone che uscivano dalla chiesa portandosi dietro la sedia. Un ricordo caro al mio cuore. Nel 2012 è stata inaugurata la nuova chiesa di Santa Maria della Neve. All’inizio avevamo un po’ di nostalgia della baracca che per decenni ci aveva accolto e adesso continuiamo a custodire un bellissimo ricordo di quel tempo trascorso in un clima di grande condivisione e coesione», racconta la parrocchiana Angela Branca.

«Quel dono dei norvegesi onorato ogni giorno con Fede e cura»

«Questa è la terza chiesa di Riparo consacrata alla Madonna della Neve, solida e costruita per resistere ai terremoti. Sotto di essa, a disposizione della comunità vi sono degli altri spazi dove compiere le attività pastorali, l’emporio della Solidarietà e un auditorium. La prima chiesa, risalente alla fine del Cinquecento, quando vennero edificate anche quella di Cannavò e della Graziella, sorgeva a Riparo vecchio, sull’altra sponda del torrente Calopinace.

Dopo essere sopravvissuta al sisma del 1783, fu distrutta dal sisma del 1908. Di essa oggi restano solo dei ruderi delle mura esterne e alcune reperti incastonati in una piccola edicola. A seguito del terremoto che causò la morte di molti residenti nella zona, nello stesso sito dove poi fu edificata l’attuale e moderna chiesa di Santa Maria della Neve, fu allestita una baracca grazie all’aiuto dei norvegesi, uno dei popoli che con i russi e gli svizzeri più si adoperò per aiutare le migliaia di sfollati di Reggio dopo quell’alba funesta del 28 dicembre 1908. La prima Messa nella chiesa – baracca fu celebrata il 19 settembre 1909 e l’ultima nel 2007. Una baracca sorrettasi per oltre un secolo grazie alla Fede e alla dedizione della comunità che se ne prendeva molta cura, onorando così anche il dono dei norvegesi. Tutti ricordano un clima di grande operosità e partecipazione attorno alla chiesa – baracca accanto alla quale nel 1935 san Gaetano Catanoso aveva anche aperto la sua seconda casa, dopo quella delle suore Veroniche del Volto Santo, con la cui comunità è rimasto un forte legame anche dopo la chiusura della casa medesima, avvenuta nel 1946.

Molti ricordano il santo reggino mentre veniva qui con il suo asinello. Di quel secolo di devozione, unitamente ai ricordi dei parrocchiani ancora molto vivi, si conservano anche un calice del 1717, la croce in ferro che era posta sopra la baracca e un quadro della Madonna che risale alla prima chiesa di Riparo della fine del Cinquecento, poi restaurato dalla Soprintendenza e oggi appeso dentro la chiesa nuova», ha raccontato don Nino Russo, parroco di Cannavò-Riparo-Prumo, da nove anni alla guida di questa comunità di cui ha imparato a conoscere e ad amare anche la storia.

Santa Maria della Neve in Riparo è oggi la chiesa più nuova delle tre presenti nell’antico quartiere reggino, essa, arricchita in questo frangente di Festa da un meraviglioso presepe artigianale realizzato da Nino Campolo, accoglie uno dei tre campanili che, animati da un solo cuore, insieme custodiscono secoli di Storia e di Fede. Gli altri due campanili sono quello della chiesa di San Nicola di Cannavò e quello della chiesa Graziella in contrada Prumo, che invece è la più antica, sopravvissuta ai sismi del 1783 e del 1908, e ricostruita sulle mura originarie della fine del Cinquecento.

«Anche gli eventi più devastanti, nulla possono contro la Fede»

«Il sisma del 1908 rase al suolo anche la chiesa di San Nicola di Cannavò. La prima, la più antica, edificata come le altre alla fine del Cinquecento lungo la strada verso Pavigliana, era stata già completamente distrutta dal sisma del 1783 e dopo allora ricostruita in altro sito dove, dopo la devastazione del terremoto del 1908, restano il campanile e una canonica diroccata. Subito dopo la catastrofe accanto al campanile era stata allestita una chiesa – baracca che però a causa di alluvioni e smottamenti alla fine degli anni Sessanta era stata spostata tre chilometri più a valle, accanto a dove oggi sorge la nuova chiesa di San Nicola di Cannavò, ricostruita dagli stessi fedeli nel 1981.

Quella che invece è sopravvissuta ad entrambi i sismi è la piccola chiesa di Santa Maria delle Grazie in contrada Graziella-Prumo. Nel tempo ci sono stati interventi di ricostruzione e restauro che hanno rispettato la struttura originaria. Ancora oggi quella chiesetta è molto frequentata dalla comunità. Al suo interno una campana datata al 1830, l’acquasantiera prima scomparsa e poi recuperata e l’antico confessionale e il portone ancora resistono come anche un quadro della Madonna olio su tavola, probabilmente il più antico della diocesi, ad opera di Passaniti. Tutte storie che si incastonano in quella drammatica e poi gravida di speranza che i sismi hanno scritto sui nostri territori, distruggendo in tutta la diocesi tante chiese.

Ciò che, tuttavia, abbiamo imparato è che gli eventi, anche i più devastanti, non possono nulla contro la Fede. Se il popolo ha Fede le chiese risorgono. La storia di questa comunità sempre molto laboriosa e accogliente ne è un esempio. Sismi e alluvioni non l’hanno fermata: le chiese sono state spostate, riparate e ricostruite. Di esse con impegno crescente, visto che trattasi di un quartiere con meno di duemila residenti e con tre chiese, si continua con dedizione ad avere cura. Dove c’è Fede, qualunque cosa accada, sempre si troverà il modo di edificare luoghi accoglienti in cui ritrovarsi e pregare insieme», ha concluso don Nino Russo, parroco di Cannavò-Riparo-Prumo di Reggio Calabria.

top