venerdì,Aprile 19 2024

Torna l’ora legale, questa notte lancette avanti di un’ora

Ecco come nasce l’utilizzo dell’ora legale. Fino al 29 ottobre avremo un'ora di luce naturale in più. Ma molti imprenditori la vorrebbero per tutto l’anno

Torna l’ora legale, questa notte lancette avanti di un’ora

La primavera ha ormai bussato alla porta di questo 2023, e come di consuetudine, l’ultima domenica di marzo si torna all’ora legale. Quella convenzione (non solo italiana ma più generalmente europea) di mettere avanti di un’ora le lancette degli orologi durante il periodo primaverile ed estivo, per avere più la luce solare nel tardo pomeriggio e quindi un po’ meno alle prime ore della giornata.

Nella notte tra sabato 25 e domenica 26 marzo inizia quindi l’ora legale, e le lancette dell’orologio vanno spostate avanti di 1 ora, dalle ore 02:00 alle ore 03:00. Il che significa anche che per una notte… dormiremo tutti un’ora in meno. Tutti i dispositivi elettronici – pc, cellulari e tablet – lo fanno in automatico, occhio invece agli elettrodomestici di casa, che vanno spostati manualmente.
Un cambiamento, quello dell’ora legale, che a ben vedere ha effetti positivi anche sull’ambiente visto che le giornate si allungano e idealmente si consumerà meno energia elettrica, riducendo così le emissioni di anidride carbonica nell’ambiente.

Cenni storici

In Italia l’ora legale nacque come misura di guerra nel 1916, tramite il decreto legislativo luogotenenziale n. 631 del 25 maggio che modificò il precedente Regio Decreto n. 490 del 10 agosto 1893 relativo al meccanismo di calcolo dell’ora in vigore nel paese, rimanendo in uso fino al 1920.
L’ora legale però venne adottata definitivamente con la legge 503 del 1965, ed applicata per la prima volta nel 1966, con la durata di quattro mesi, dall’ultima domenica di maggio all’ultima domenica di settembre. In quell’anno specifico restò in vigore dal 22 maggio al 24 settembre. Poi, la durata venne estesa a sei mesi nel 1980 anticipando l’inizio alla prima domenica di aprile e poi dal 1981 all’ultima domenica di marzo. Un ulteriore prolungamento di un mese è stato introdotto nel 1996, insieme con il resto dell’Europa quando la fine fu spostata all’ultima domenica di ottobre.

No all’orario unico in Italia

La diatriba per l’adozione dell’ora solare e dell’ora legale è aperta da anni anche in ambito europeo. A chiedere all’Unione europea di mantenere in vita soltanto l’ora solare sono stati in primis i paesi nordici che evidenziarono come lo spostamento delle lancette fosse la causa di vari problemi psico fisici per i cittadini.

Nel 2018 il Parlamento europeo aveva invitato la Commissione UE a rivedere la specifica direttiva. La Commissione Europea ha presentato la proposta agli Stati membri dell’Unione europea chiedendo loro di decidere entro aprile 2021 se adottare definitivamente l’ora legale o l’ora solare. A novembre del 2019, il nostro Paese ha deciso – depositando in tal senso la richiesta formale a Bruxelles – di non scegliere l’orario unico e di continuare con il cambio dall’ora solare all’ora legale e viceversa, ovvero, mantenendo il doppio orario.

Dibattito sempre aperto

Ma sarebbero almeno i due terzi degli imprenditori ad essere favorevoli a lasciare l’ora legale tutto l’anno. Il dato emerge da una ricerca dell’organizzazione datoriale Unsic – con quasi quattromila sedi in tutta Italia – condotta tra i propri associati alla vigilia del ritorno dell’ora legale.
D’altra parte, fa notare l’Unsic, l’accentuarsi della crisi energetica ed economica ha ampliato notevolmente il fronte dei favorevoli, «tanto che numerose petizioni riscuotono sempre più successo».

«Mantenere l’ora legale tutto l’anno determinerebbe un doppio beneficio: da una parte eviterebbe il cambio d’ora due volte l’anno, che studi scientifici correlano a problemi di salute, per quanto modesti; parallelamente permetterebbe di risparmiare sui consumi energetici, con ricadute benefiche su tutto l’ambiente», sottolinea Domenico Mamone, presidente dell’Unsic.

«Un altro fattore positivo, che evidenziano i nostri associati, riguarda la spinta al turismo, realtà economica sempre più strategica in tutte le regioni italiane. A ciò aggiungerei un quarto elemento, importante in questa fase post pandemica: la possibilità di accrescere le occasioni relazionali, un’esigenza avvertita soprattutto dai più giovani, che hanno patito in modo drammatico le restrizioni del lungo periodo pandemico».

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