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di Giuseppe Mancini – «Purtroppo si vive in un territorio dove i servizi sanitari latitano ed ogni venti giorni, per questo motivo, devo andare in Sicilia per far svolgere un piano terapeutico a mio figlio». È quanto lamenta Rosanna Melara, una donna palmese madre di un bambino affetto da un grave disturbo del neurosviluppo. Ad aprile aveva denunciato l’interruzione dell’assistenza domiciliare. L’inizio di un incubo fatto di continui trasferimenti in Sicilia per assicurare al figlio le cure di cui ha bisogno.
In Calabria, infatti, scarseggiano i reparti riabilitativi e le figure specializzate per l’assistenza psichiatrica infantile. Le famiglie con persone che vivono questa realtà si sentono abbandonate al proprio destino. Per gli interventi ci si deve spostare altrove, e spesso le spese per viaggi, visite e pernottamenti diventano insostenibili.

