domenica,Aprile 20 2025

Con i 7 “doni” del piccolo Nicholas, papà Reginald e mamma Maggie Green riscrissero una tragedia con parole di speranza

Esattamente trent’anni fa la sparatoria sull’A3 Salerno Reggio Calabria e quella pallottola che raggiunse il bambino statunitense alla testa. Il gesto dirompente dei genitori di acconsentire all’espianto degli organi ancora oggi tiene in vita il loro figlio. A Messina l'incontro con la garante regionale per la Salute Annamaria Stanganelli

Con i 7 “doni” del piccolo Nicholas, papà Reginald e mamma Maggie Green riscrissero una tragedia con parole di speranza

L’Amore e il coraggio, il destino e la speranza. Tutto scorre su quel viso sorridente e tempestato di lentiggini con cui Nicholas Green vive nella memoria, scolpito nel cuore anche di coloro che non lo hanno conosciuto se non attraverso le foto che dopo la sua morte hanno fatto, come la sua storia, il giro del mondo.

La sparatoria


Tutto scorre veloce tra il 29 settembre e il primo ottobre 1994, esattamente trent’anni fa. Una macchina, in viaggio verso la Sicilia rimane coinvolta in una sparatoria all’altezza dello svincolo di Soriano Calabro nel vibonese, sull’A3 Salerno – Reggio Calabria (oggi A2 autostrada del Mediterraneo). Un proiettile vaga e sul sedile posteriore raggiunge la testa di un bimbo di sette anni. Lo uccide per errore. Lui era Nicholas Green. Vani il soccorso prestato e il rapido trasferimento dall’ospedale di Polistena al policlinico di Messina: qui il piccolo muore dopo due giorni. Era il primo ottobre del 1994.

Sette anni, sette doni

I suoi anni di vita erano solo sette come gli organi che, per volere dei genitori Reginald e Maggie, sono stati donati per salvare sette persone che in Italia erano in attesa di trapianto. Una scelta di straordinario coraggio in un momento di indicibile dolore. Una scelta che ancora oggi decanta in un legame molto forte che i due coniugi hanno mantenuto con l’Italia, paese al quale hanno dato un esempio luminoso di amore civiltà, segnando un importante spartiacque in tema di donazione degli organi. Cammino ancora in salita ma al quale il piccolo Nicholas e lo straordinario coraggio dei suoi genitori diedero un impulso decisivo.

La memoria disseminata in tutto il Paese

La memoria del piccolo Nicholas è ancora viva. Il suo nome ricorre in molte città italiane che hanno intitolato scuole, vie, giardini pubblici e sale istituzionali come accaduto a Reggio al palazzo Campanella, sede del Consiglio Regionale della Calabria, dove nel decennale fu anche apposta l’opera “Uccelli”, sette come gli anni del piccolo e suoi doni. Nel 2019, per i venticinque anni dalla tragica e prematura scomparsa, i genitori tornarono in Italia, dove in Calabria a Polistena ricevettero una targa in memoria e a Messina fu intitolato il nuovo reparto di rianimazione del Policlinico.

Il gesto di amore e un esempio di civiltà


La storia è rimasta indimenticata. Nel 1998 Robert Markowitz diresse il film “Il dono di Nicholas”, con Jamie Lee Curtis e Alan Bates. Quella di Reginald e Maggie fu una grande testimonianza di civiltà resa nel paese straniero dove il loro figlioletto era stato ucciso. Un gesto dirompente che riscrisse una tragedia con parole di speranza, in una Italia dove la donazione degli organi era un tema ancora molto poco conosciuto. Il loro inatteso consenso all’espianto trasformò il dolore straziante e incontenibile in speranza viva e tenace. Nella possibilità vita per altre persone. La loro scelta, già allora, fece aumentare il numero delle iscrizioni all’associazione per la donazione di organi Aido, dando un contributo fondamentale alla crescita della cultura del trapianto in Italia e tracciando per i coraggiosi genitori californiani la strada da percorrere per onorare la memoria del loro piccolo. Una strada che in Italia, però, deve ancora proseguire.

«Nicholas ha reso il mondo un posto migliore»

Oggi i coniugi Green, con i tre figli Eleonor che viaggiava in macchina con Nicholas, Martin e Laura, i gemelli nati nel 1996, sono ancora impegnati, con la fondazione che porta il nome di Nicholas, in un’attività di sensibilizzazione a favore della donazione degli organi. Anche in questo 2024 Reginald e Maggie sono tornati in Italia per ricordare Nicholas, per testimoniare quanto fatto e quando ancora (tanto) resta da fare per aumentare le donazioni degli organi. «Nicholas ci manca ancora ogni giorno ma speriamo che le persone pensino a lui come a un bambino che ha contribuito a rendere il mondo un posto migliore». In questo trentennale sono intervenuti al convegno all’Ospedale Bambino Gesù di Roma dove fu realizzato il delicato intervento di trapianto del cuore di Nicholas. Andrea Mongiardo, aveva solo 15 anni, quando ricevette il cuore di Nicholas. Sopravvisse così una grave malformazione congenita ma morì di linfoma all’età di 37 anni nel 2017.

Con la donazione degli organi la vita si rinnova

Sono intervenuti anche a Messina in occasione della tre giorni del congresso Internazionale “Donarte” sulla donazione degli organi, organizzato dall’Università. In questa occasione hanno incontrato anche la garante regionale per la Salute Anna Maria Stanganelli. «In occasione di un prossimo evento che si terrà in Consiglio Regionale, al quale prenderanno parte i coniugi Green verrà indetto un concorso di idee e progetti rivolto agli studenti degli istituti superiori calabresi, in ricordo di Nicholas».

La garante ha consegnato a Reginald e Maggie Green una targa commemorativa sulla quale si legge: “A trent’anni dalla sua tragica scomparsa, il ricordo di Nicholas vive ancora nei cuori di chi ha ricevuto il suo dono. Attraverso la generosità della sua famiglia la sua breve vita ha acceso una luce di speranza per molti. Simbolo eterno di amore, altruismo e solidarietà, la sua storia ha ispirato milioni di persone a credere nel potere della vita che si rinnova attraverso la donazione degli organi. Il suo sacrificio ha cambiato il mondo, la sua memoria continuerà a farlo”.

La medaglia d’oro al valor civile

«Cittadini statunitensi, in Italia per una vacanza, con generoso slancio ed altissimo senso di solidarietà disponevano che gli organi del proprio figliolo, vittima di un barbaro agguato sull’autostrada Salerno – Reggio Calabria, venissero donati a giovani italiani in attesa di trapianto. Nobile esempio di umanità, di amore e di grande civiltà. Messina, 1º ottobre 1994”. I coniugi Reginald e Maggie Green furono ricevuti subito al Quirinale dal presidente Oscar Luigi Scalfaro e al Campidoglio dal sindaco Francesco Rutelli.

Le condanne


Per la morte del piccolo Nicholas sono stati condannati in via definitiva Francesco Mesiano (20 anni) ed ergastolo per Michele Iannello (ergastolo), entrambi di Mileto. Una verità giudiziaria rimessa recentemente in discussione dal collaboratore di giustizia Andrea Mantella nel corso del maxiprocesso Maestrale-Carthago. Ma ciò era avvenuto anche nel marzo 2021 quando lo stesso Michele Iannello, nel corso del processo Rinascita Scott aveva dichiarato di «non aver preso parte all’omicidio di Nicolas Green insieme a Francesco Mesiano».

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