di Silvio NoceraC’è un fronte che attende di essere sbloccato e uno che nel frattempo si muove. E ci sono due finestre temporali diverse, ognuna delle quali segna una tappa dell’evoluzione del caso San Luca.

Se per la questione Fondazione le date da segnare sul calendario sono la fine di questo mese e il 19 novembre 2025, nei prossimi giorni potrebbe essere pubblicato il Manifesto per San Luca, una piattaforma programmatica con delle proposte di intervento su cui stanno lavorando Anna Sergi, ordinaria di Sociologia del diritto e della devianza presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Alma Mater Studiorum di Bologna e Francesco Donnici, giornalista e ricercatore in Studi sulla criminalità organizzata presso l’Università degli Studi di Milano.

Il prossimo 19 novembre il TAR si pronuncerà sul primo ricorso presentato dai prof. Aldo Maria Morace e Tonimo Perna contro il provvedimento di scioglimento della Fondazione Alvaro. Sul procedimento in fase avanzata, che ha già visto un botta e risposta tramite un primo round di memorie e controdeduzioni, ivi compreso un pronunciamento dell’Avvocatura dello Stato, il legale dei ricorrenti, l’avv. Fabio Saitta, si definisce fiducioso su un esito positivo. Ossia su una vittoria.

Ad esso si aggiunge un secondo procedimento avviato da Giuseppe Strangio, Presidente dell’Associazione Il Nostro Tempo è la Speranza. In entrambi i casi è stato impugnato il decreto prefettizio con la richiesta dell’immediata sospensiva e dell’annullamento, proprio perché non esisterebbero i presupposti di legge: lo scioglimento è avvenuto ai sensi dell’art. 25 del codice civile e non a quelli dell’art. 143 del Testo Unico degli Enti Locali che riguarda le infiltrazioni mafiose. Strangio, infatti, assieme a un altro membro del CdA sciolto sarebbe stato messo sotto accusa perché privo dei requisiti di onorabilità per via di parentele con soggetti ritenuti mafiosi.

Da qui il suo ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, appellandosi alla sentenza 391 del 28 Luglio 2000 della Corte Costituzionale, pronunciatasi a garanzia del principio di non discriminazione e della sussistenza della dignità della persona in un caso riguardante il tema dell’accesso alle carriere da parte di soggetti imparentati con condannati. Questo secondo esito è atteso entro la fine di ottobre.
Inoltre, da quanto apprende il nostro giornale, l’operazione di nomina di un nuovo Comitato Scientifico della Fondazione non sarebbe andata a buon fine. La Prefettura, che avrebbe convocato e tenuto due riunioni sul tema, avrebbe ricevuto il no da parte della Regione rappresentata dall’Assessore alla Cultura. Regione che – ritiene Strangio nel suo ricorso – sarebbe l’unico organo competente a ordinare lo scioglimento del CdA.

Nel frattempo dell’operato di questi mesi della Commissione Straordinaria della Fondazione poco si è saputo, se non che lo scorso 7 luglio, in un’intervista, il Commissario Luciano Gerardis si era rivelato prono a rilanciare l’ente, ma prudente e attendista rispetto al pronunciamento del TAR. Questo clima di attesa riguarda poi la prossima pubblicazione del Manifesto per San Luca, di cui abbiamo avuto anticipazione. Firmato per ora da una quindicina di nomi che spaziano dal mondo della ricerca universitaria, a quello delle professioni, del giornalismo, della letteratura e di un certo impegno civile vocato alla denuncia, il documento – che abbiamo potuto leggere in anteprima, ma che non anticipiamo nei contenuti – prende forma come iniziativa alla fine dello scorso maggio, quando il doppio commissariamento di San Luca era già realtà.

L’approccio e la metodologia sono corali: Sergi e Donnici decidono di avviare una mobilitazione che, da un sussulto di coscienza, raccolga i contributi delle persone coinvolte nella stesura di un’analisi di contesto e di una strategia di intervento che intende arricchirsi di nuovi contributi. L’obiettivo è di enucleare una base di partenza che «non sia una piattaforma inscalfibile, ma stimoli un dibattito neutrale e concreto», spiega Donnici, a partire da una serie individuata di punti cui corrispondono richieste e proposte. Una piattaforma in fieri e aperta a nuove firme, che chiede e auspica il contributo di tutti, sia a livello di sottoscrizioni che di impegno concreto verso San Luca in quanto tale e in quanto simbolo delle aree interne calabresi. Con un’attenzione specifica verso l’esigenza di elaborare una nuova narrazione.
Aspettando che i ricorsi completino il loro iter, che il Manifesto venga reso pubblico e divulgato e che la reazione dell’opinione pubblica venga misurata, il caso San Luca continua a tenere banco. E a covare sotto traccia.