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“Il Cacciatore di Nazisti” opera teatrale scritta e diretta da Giorgio Gallione, ispirata alla storia di Simon Wiesenthal che, sopravvissuto ai lager e scomparso nel 2005, aveva dedicato il resto della sua esistenza a dare la caccia ai responsabili dei crimini del regime nazista, consegnandone alla giustizia oltre mille. Tra gli ultimi atti di Remo Girone ci fu questa appassionata interpretazione, anche in Calabria, pure al teatro Manfroce di Palmi, nell’ambito della rassegna Synergia 48, promossa dall’associazione culturale Nicola Antonio Manfroce.
Quel lungo applauso…
Un monologo intenso premiato dal pubblico con un lungo applauso che potremmo immaginare come il saluto caloroso della Calabria al grande attore e interprete dalla voce profonda e inconfondibile e dall’animo gentile. Il sentimento popolare lo associa al tenebroso Tano Cariddi della celebre serie televisiva Rai degli anni Ottanta “La piovra”.
La sua grandezza anche nel teatro
Ma la sua carriera e la sua grandezza sono state espresse anche sui palcoscenici dei teatri dove ha amato Shakespeare, Miller e Cechov che ha porta anche sullo schermo interpretando “Il Gabbiano” diretto da Marco Bellocchio e di cui si è nutrita la sua formazione sin da giovanissimo quando ancora si trovava in Eritrea. Qui era nato nel 1948. Remo Girone si è spento nella sua casa di Monte Carlo, nel Principato di Monaco, ieri all’età di 76 anni.
Il dovere della memoria
Una standing ovation lo salutò quella sera di marzo dello scorso anno a Palmi. Remo Girone aveva appena fatto rivivere Simon Wiesenthal, dando voce alla storia dei tanti civili sterminati nei lager nazisti e a quella urgenza di giustizia alla quale con la sua attività indagine e ricerca aveva grandemente contribuito, sfidando anche il negazionismo e l’oblio e assolvendo al dovere di memoria che non hanno solo i sopravvissuti.
«La memoria è fondamentale. Ricordo – aveva raccontato Remo Girone – che a scuola la storia si fermava agli inizi della Seconda Guerra mondiale, non arrivava alla Shoah. Invece i giovani devono recarsi ad Auschwitz e devono conoscere l’orrore che è stato perpetrato. Ogni spettacolo per me è un tributo a questo dovere di memoria ma è anche un tunnel oscuro e buio dentro il quale devo necessariamente avventurarmi».
I suoi affetti in Calabria
Persone lo legavano anche alla Calabria. «Profonda è stata l’amicizia avuta con Pino Sposato, che oggi non c’è più, e con i suoi fratelli di Crotone. Inoltre io sono nato in Africa, in Eritrea. Nel luogo in cui sono cresciuto c’era un solo negozio alimentare che era gestito da un calabrese che si chiamava Romeo. Io ero davvero molto amico del figlio Augusto che ricordo con tanto affetto», aveva infine ricordato con molta delicatezza.