Servire l’Arma con onore e amore. Dietro quelle parole, pronunciate con voce ferma e occhi lucidi, c’è la vita intera dell’Appuntato Scelto Qualifica Speciale Antonino D’Aiello, carabiniere, servitore dello Stato, uomo che ha scelto di difendere gli altri come scelta d’amore. Nella Scuola Allievi Carabinieri di Reggio Calabria, dove oggi ha salutato la divisa entrando in quiescenza, il silenzio diceva più di qualunque discorso.

Nato a Palermo nel 1965, Antonino D’Aiello ha indossato l’uniforme per quasi quarantacinque anni, portandola con la naturalezza di chi non ha mai separato il dovere dalla vita. Quattro anni nella Marina Militare, tra il vento salmastro del 4° Gruppo Elicotteri di Grottaglie e il mare aperto della Nave Andrea Doria, fino alla missione in Libano, poi il richiamo dell’Arma: nel 1988 il corso a Benevento, l’odore acre della polvere da sparo, la compostezza imparata nei silenzi. Da allora, l’uniforme è diventata la sua seconda pelle, un modo di respirare.

Il primo incarico alla Stazione di San Costantino Calabro, poi Reggio Calabria, dove il nome dell’APS Q.S. Antonino D’Aiello si intreccia con una stagione difficile, quella seguita alla seconda guerra di ’ndrangheta. Anni in cui il confine tra paura e coraggio si misurava ogni giorno, e dove il suo senso dello Stato si fece esempio: discreto, saldo, senza proclami. Per lui, servire significava restare accanto alle persone, ai colleghi, alla comunità, con quella presenza costante che dà sicurezza senza chiedere riconoscenza.

Nel 2007 entrò nella squadra analisi del Reparto Operativo (CRIMOR), impegnata nella vigilanza antimafia durante i lavori dell’ammodernamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Lì mise la sua esperienza al servizio della giustizia, con la stessa meticolosità di chi sa che la lotta alla criminalità passa anche dai dettagli, da carte scritte con pazienza e da controlli che salvano intere opere pubbliche dall’ombra dell’illegalità.

Dal 2009 al 2022, l’APS Q.S. Antonino D’Aiello ha prestato servizio nel Reparto Servizi Magistratura - sezione scorte, tornando a coltivare la sua più profonda vocazione: la tutela di magistrati, collaboratori di giustizia e figure istituzionali, vivendo ogni giorno con la consapevolezza che la propria vita era lo scudo per un’altra. «Il mio primo grazie va al Tenente Colonnello Alessia De Luca, che mi ha accolto con professionalità e rispetto. Un pensiero anche al Colonnello Pigozzo, oggi comandante della Scuola Allievi, e al Colonnello Vittorio Carrara, con cui ho condiviso anni di fiducia e stima reciproca». Parole semplici, ma dense di quella riconoscenza che solo chi ha vissuto per l’Arma può comprendere.

Negli ultimi anni, Antonino D’Aiello ha scelto di restare dove tutto comincia: alla Scuola Allievi Carabinieri di Reggio Calabria, tra giovani che guardano avanti con lo stesso entusiasmo che lui aveva a vent’anni. A loro ha lasciato il suo esempio, quello di un carabiniere che ha saputo custodire la fede nel servizio anche nelle piccole cose: una mano tesa, uno sguardo attento, una parola detta sottovoce a chi aveva paura.

Quando la cerimonia è terminata, la sala è rimasta sospesa in un silenzio pieno. E forse è in quel silenzio che si misura davvero la grandezza di un uomo come Antonino D’Aiello, che per quarant’anni ha servito lo Stato con la forza calma di chi non dimentica mai da dove viene. Come scrisse Carlo Alberto Dalla Chiesa, «Non si va mai in pensione dall’Arma: l’uniforme resta cucita addosso, come una seconda pelle. E in certi casi, gli alamari sono cuciti direttamente sul cuore».