Dalle due riunioni del CdA della Fondazione due fumate nere sulla nomina del Presidente. Il nuovo statuto esclude dalle cariche l’Associazione promotrice “Il Nostro Tempo e la Speranza” e i legali che curano il ricorso pendente al TAR valutano una nuova impugnazione
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Fondazione Alvaro: a che punto siamo? Lo scorso 29 ottobre l’ormai ex Commissario Straordinario Luciano Gerardis aveva presentato presso la Biblioteca De Nava il nuovo Comitato Scientifico della sciolta Fondazione Alvaro. Riferendo poi di aver convocato una riunione del CdA per la nomina del nuovo Presidente - che avrebbe dovuto avverarsi già la scorsa settimana - e annunciando una sostanziale modifica statutaria, aveva chiarito di aver cessato il proprio mandato con quella convocazione.
In effetti risulta che lo scorso 7 novembre lo stesso Gerardis abbia convocato per il 14 novembre, il Consiglio di Amministrazione della Fondazione, mettendo in copia la Prefettura di Reggio, per approvare la delibera commissariale del 6 novembre 2025 ed eleggere il nuovo Presidente. Il contenuto di quella delibera riguardava l’adozione e l’approvazione del nuovo Statuto, la relazione sullo stato economico-finanziario del 2024, la ricostituzione del Comitato scientifico con i nuovi componenti e la nuova programmazione scientifico-culturale. Tutto immediatamente esecutivo e trasmesso con una nota dello stesso giorno alla Prefettura di Reggio.
A quello che abbiamo appreso, la riunione del 14 novembre sarebbe saltata per contrasti interni allo stesso CdA e sarebbe stata rinviata a lunedì 24 novembre. Anche quest’ultima avrebbe sortito una fumata nera e ci sarebbe stato un ulteriore rinvio. La questione riguarderebbe i contenuti della nuova carta di governo, documento che la nostra redazione ha potuto leggere e che il Commissario Straordinario Gerardis ha redatto su mandato della Prefettura.
Da un confronto tra i due Statuti emergono due dati sostanziali: viene profondamente modificata la governance della Fondazione e vengono introdotte forme di controllo sull’ente.
Riguardo al primo punto, scompare dal CdA e dal Comitato Scientifico l’associazione “Il Nostro Tempo e La Speranza” e viene modificato il meccanismo di delibera e annullamento delle decisioni del CdA, dichiarate inefficaci alla presenza del voto contrario di un terzo degli Enti pubblici fondatori. I due rappresentanti di enti pubblici e privati cui veniva assegnato un seggio a testa per meriti scientifici sono sostituiti, a valutazione del CdA, da due soggetti, «quali enti partecipanti, di cui almeno uno con sede nel territorio del Comune di San Luca, ciascuno col potere di indicare un rappresentante». Viene inoltre privata di tutti i poteri la figura del Presidente onorario.
Riguardo al secondo punto vengono inseriti due nuovi articoli, l’8 e il 12: uno che introduce i requisiti di idoneità per il CdA, l’altro che prevede il controllo prefettizio sull’amministrazione della Fondazione.
Le altre modifiche del testo - lo stralcio del versamento della quota capitale per i membri del CdA, la cancellazione dal patrimonio delle entrate proprie, l’eliminazione di tutti i riferimenti a compensi e rimborsi spese previsti nello Statuto precedente, la cancellazione delle attività di formazione prima previste - danno l’impressione che il testo predisposto sia più appannaggio di una fondazione pubblica che privata, con un intervento che pare diretto a una trasformazione della sua natura giuridica.
Sulla questione della modifica dello Statuto, Giuseppe Strangio, Presidente dell’Associazione “Il Nostro Tempo e la Speranza”, non ha avuto mezzi termini: «La Fondazione lo Statuto lo ha già, è in vigore e ritengo vada rispettato anche dal Commissario che non ha titolo per modificarlo. Un tale potere non potrebbe derivargli dal decreto di scioglimento della Prefettura perché la modifica statutaria è una valutazione di merito che spetta agli enti costituenti. Non al prefetto che può esercitare solo un controllo di legittimità - ex art. 25 del codice civile - sugli atti della Fondazione». E ha aggiunto: «Se dovessero essere assunte le modificazioni statutarie che ha prodotto al TAR l'Avvocatura dello Stato (che tra l'altro prevedono l'estromissione dalla Fondazione di un socio costituente), l’associazione che rappresento e presiedo, impugnerà gli atti».
La procedura seguita parrebbe comunque in linea con il mandato prefettizio e ad oggi il nuovo Statuto risulta in vigore. Eppure i legali che stanno seguendo il ricorso al TAR per conto dei Prof. Morace e Perna ne stanno valutando l’impugnazione sulla base di una supposta violazione dell’art. 3 comma 5 della legge regionale 20/1995, che tra Fondazioni e centri di ricerca di rilevante interesse regionale, ha istituito anche quella “Corrado Alvaro”. La legge chiarisce infatti che «gli statuti delle Fondazioni prevedono che il coordinamento delle attività è curato da un comitato scientifico» di cui dovrebbe far parte anche «il Presidente dell'Istituzione culturale promotore della Fondazione o suo delegato». Come evidenziato nell’ormai ex statuto della Fondazione Alvaro, l’istituzione culturale che l’ha promossa è l’Associazione “Il Nostro Tempo e la Speranza”, ad oggi esclusa da qualsiasi ruolo.
Mentre la Relazione sullo stato economico-finanziario dell’Ente, prodotta alla Prefettura, nell’analisi prodotta sarebbe monca: considererebbe solo il capitolo delle immobilizzazioni finanziarie e non l’analisi della movimentazione bancaria. Dati che accerterebbero il superamento della soglia del vincolo di bilancio di qualche migliaio di euro, escludendo l’ipotesi di ammanchi. Dati, tra l’altro, già prodotti al TAR tramite una perizia firmata da Ettore Lacopo, già Presidente dell’Ordine dei Commercialisti.
In questo clima, lo scorso 19 novembre si è tenuta quella che doveva essere l’ultima udienza fissata al TAR sulla sospensiva del provvedimento di scioglimento dello scorso aprile. In udienza ai giudici è stato reso noto il via libera del Ministero della Cultura all’istituzione alla prima Edizione Nazionale dell’Opera omnia di Corrado Alvaro, progetto nato dal Comitato Promotore guidato dallo stesso Morace e già Presidente della sciolta Fondazione, accusata di scarsa attività scientifica.
Il quadro dunque si complica e il tempo e i termini della soluzione di una partita giocata ormai in punta di diritto diventano più nebulosi. Nel frattempo la Fondazione che vive ed opera a San Luca ed ha la missione di divulgare il portato culturale di Corrado Alvaro come figlio di quella terra, appare paralizzata. E il processo di normalizzazione – della Fondazione e di tutte le istituzioni di San Luca - stenta a prendere piede.

