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Dentro e fuori le mura, un format che il garante dei detenuti Giovanna Russo ha portato a Reggio Calabria per quest’estate con il procuratore Nicola Gratteri e che è tornata a Palazzo Dan Giorgio con il libro “Il coraggio del male” del procuratore Sebastiano Ardita. Un’iniziativa che sta ottenendo un grande successo, forse perché la cittadinanza sente il bisogno di parlare di giustizia e di confrontarsi con figure che, in qualche modo, riescono a portare speranza alla nostra città e al sistema giustizia in generale, spesso minato da molteplici attacchi. La credibilità della giustizia passa anche attraverso incontri come questi, che la rendono più umana e mettono in evidenza il lavoro di chi, con le proprie opere, contribuisce alla lotta contro la criminalità.
L’evento di oggi, spiega il garante è «il secondo della serie “Giustizia dentro e fuori le mura”, ha riportato la città a dialogare con uno dei simboli dell’antimafia a livello nazionale, il dottor Sebastiano Ardita, partendo dal suo libro Il coraggio del male. «Era indispensabile continuare a fare cultura sulla scia dell’evento del 5 luglio scorso, che aveva visto protagonisti il procuratore Ardita, il procuratore Gratteri e il procuratore Bombardieri. In quell’occasione furono delineate le tappe di una cultura che non può e non deve rinunciare a tracciare nuove rotte, ripartendo dai valori nei quali abbiamo sempre creduto, proprio qui, nella nostra città».
Alla domanda se ci saranno altri incontri in futuro, è stato confermato che seguiranno nuove occasioni di dialogo: «Questi appuntamenti saranno sempre progettati e coordinati con i promotori del progetto. È importante sottolineare che questo format mette in comunicazione magistratura, cittadinanza, collettività e avvocatura, con l’obiettivo di superare le contrapposizioni e promuovere la pacificazione sul tema della giustizia, affrontando tematiche oggi molto delicate».
Procuratore Ardita, la sua presenza non è solo per presentare un libro, ma anche per portare un messaggio di speranza. Come si può combattere il male rappresentato dalla mafia, soprattutto in una città che vive quotidianamente questa realtà?
«Il male purtroppo esiste in ogni dimensione della vita e nei rapporti umani. Tuttavia, un male così codificato e visibile come quello mafioso, come la ‘Ndrangheta, è più facilmente riconoscibile e aggredibile. Dobbiamo però interrogarci sul livello del nostro impegno personale e professionale nel contrastarlo, senza dimenticare il sacrificio necessario. Il rapporto tra bene e male si presenta in mille forme e manifestazioni diverse. È un tema delicato che richiede attenzione e dedizione».

