Promosso dall’Associazione Agape, l’incontro «Minori e Mafie» ha rappresentato molto più di un momento commemorativo: è stato un viaggio nella memoria collettiva di Reggio Calabria e un appello a non disperdere un’eredità di coraggio civile.

A introdurre e moderare la serata è stato il giudice onorario Giuseppe Marino, che ha aperto i lavori leggendo un commosso ricordo del presidente del Tribunale per i Minorenni di Catania, Roberto Di Bella, dedicato a Ilario Pachì, presidente del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria dal 1993 al 1994.

«Ricordo il suo ultimo giorno di vita – ha scritto Di Bella – la mattina prendemmo un caffè insieme, nulla lasciava presagire quanto sarebbe accaduto. Era un magistrato di grande spessore umano, un punto di riferimento che seppe unire rigore e umanità».

Di Bella ha voluto sottolineare come le riflessioni di Pachì sulla condizione minorile in Calabria restino oggi di sorprendente attualità, testimoniando la profondità del suo pensiero e la sua visione anticipatrice.

Il contributo di Pasquale Cananzi: «Un modello ancora attuale».

Ad arricchire il dibattito l’intervento dell’avvocato Pasquale Cananzi, responsabile scientifico della Camera Minorile di Reggio Calabria, che ha ricordato come Pachì abbia posto le basi di un approccio moderno e concreto alla giustizia minorile.

«La sua idea – ha affermato Cananzi – era che la giustizia dovesse dialogare con la società e comprenderne le dinamiche. Fu tra i primi a costruire un vero rapporto tra istituzioni e privato sociale, dando vita a un modello che oggi, dopo trent’anni, conserva intatta la sua forza innovativa».

Cananzi ha inoltre ricordato come l’impegno di Pachì trovasse ispirazione in figure come don Italo Calabrò, simbolo di carità attiva e servizio sul territorio, con il quale si costruì un’alleanza capace di dare risposte concrete ai bisogni dei minori e delle famiglie.

Raffaele Cananzi: «Un giudice umile, capace di ascoltare e comprendere».

Particolarmente toccante l’intervento dell’avvocato Raffaele Cananzi, che conobbe personalmente Pachì e condivise con lui esperienze di collaborazione professionale e umana.

«Era un uomo che trasudava umanità – ha ricordato – dotato di un ascolto autentico e di un’empatia rara. Per lui la giustizia minorile doveva essere rieducazione, non punizione. Per questo aprì le porte del Tribunale ai rapporti con il territorio e con chi, come don Italo, si prendeva cura dei ragazzi in difficoltà».

Raffaele Cananzi ha ripercorso anche le iniziative nate in quegli anni, tra cui i primi affidamenti di minori a strutture sociali e comunità educative, esperienza che avrebbe poi ispirato, anni dopo, il progetto «Libere di Scegliere» di Roberto Di Bella.

Mario Nasone: «Quando Reggio salvò i bambini dalla faida».

L’ultimo intervento è stato affidato a Mario Nasone, fondatore e anima dell’Associazione Agape, che ha raccontato la stagione drammatica delle faide mafiose degli anni Ottanta e la risposta coraggiosa del mondo ecclesiale e giudiziario.

«Mentre la Calabria contava ogni giorno morti ammazzati – ha ricordato Nasone – don Italo Calabrò e il presidente Pachì capirono che l’unica cosa da fare era salvare i giovani dal fuoco della vendetta. Senza protocolli, solo con il coraggio della solidarietà».

Un evento per fare memoria e rilanciare l’impegno

Grazie alla collaborazione tra il Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria e le comunità di Agape e Caritas, decine di bambini vennero allontanati dai clan e messi in salvo, prima a Reggio e poi al Nord, con il supporto di don Luigi Ciotti e dell’associazione Libera.

«Volevamo salvare loro la vita, e ci siamo riusciti», ha detto Nasone. «Non tutti si sono riscattati, ma in quel momento abbiamo affermato il valore più alto della giustizia: restituire speranza».

Nasone ha poi ricordato come nel 1992 la Rai dedicò una trasmissione televisiva a quella vicenda, ospitando lo stesso Ilario Pachì, il cui intervento – ancora oggi – risuona come una testimonianza di straordinaria attualità.

«Pachì ci diceva – ha concluso – che possiamo scegliere tra una Chiesa di salotto e una Chiesa di trincea. Lui scelse la seconda, quella che accetta le sfide. Anticipando, senza saperlo, le parole di Papa Francesco sulla Chiesa ospedale da campo».

Ilario Pachì, il giudice dei ragazzi

Nato a Reggio Calabria, Ilario Pachì fu magistrato e presidente del Tribunale per i Minorenni della città dal 1993 al 1994.

Considerato uno dei pionieri della giustizia minorile moderna, interpretò il ruolo del giudice come missione educativa e sociale, ponendo al centro il recupero del minore e il coinvolgimento del contesto familiare e comunitario.

Collaborò strettamente con don Italo Calabrò per la tutela dei minori vittime delle faide mafiose e fu tra i primi a promuovere l’affidamento dei ragazzi a comunità e associazioni del territorio.

La sua visione, improntata a umanità e lungimiranza, continua oggi a ispirare progetti come «Libere di Scegliere», simbolo di un’alleanza possibile tra giustizia, Chiesa e società civile.