Il Capo dello Stato ha inviato un messaggio alla moglie del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria
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In occasione del ventesimo anniversario dell'omicidio di Francesco Fortugno, sono tanti i messaggi giunti dal mondo dell’istituzione in suo ricordo.
Occhiuto: «Sacrificio Fortugno continua a richiamarci alla responsabilità e al coraggio»
«Esattamente vent’anni fa la Calabria fu colpita al cuore da un delitto vile e assurdo. L’uccisione di Francesco Fortugno non fu solo l’eliminazione di un uomo delle istituzioni, ma un attacco diretto alla democrazia, alla speranza di una terra che vuole vivere nella legalità e nella giustizia. Oggi ricordiamo Fortugno come esempio di coerenza, mitezza e passione civile.
Il suo sacrificio continua a richiamarci alla responsabilità e al coraggio, perché la politica e le istituzioni non devono mai cedere di fronte alla prepotenza criminale, ma affermare ogni giorno, con i fatti, la forza dello Stato e della legalità».
Irto: «La sua testimonianza di legalità e coraggio continui a illuminare i giovani»
«A 20 anni dall’assassinio di Franco Fortugno, è fondamentale ricordarne la figura. Era un uomo giusto, un medico e un politico che ha servito la Calabria con passione e alto senso delle istituzioni. Avvenuta per mano mafiosa, la sua morte violenta ha segnato una delle pagine più dolorose della storia recente della nostra regione». È quanto, in una nota sul ventennale della Morte di Franco Fortugno, afferma il senatore Nicola Irto, segretario del Pd Calabria, che sottolinea: «Ricordare oggi Fortugno significa rinnovare la memoria del suo sacrificio e nello stesso tempo ribadire il valore civile e morale della sua testimonianza. Egli ha creduto nella politica come strumento di servizio, nella trasparenza dell’impegno pubblico e nella forza delle idee contro ogni forma di intimidazione o potere criminale». «Il suo esempio deve continuare a parlare alle nuove generazioni, a quanti scelgono di restare in Calabria per costruire una terra fondata sulla legalità, sul coraggio e sul bene comune. Il suo assassinio non va mai dimenticato. Da quella ferita – conclude Irto – deve continuare a nascere la volontà collettiva di cambiare, con la forza dell’onestà e dell’impegno, il volto della nostra società».
Mattarella: «La Repubblica s’inchina alla sua memoria, le mafie si possono sconfiggere»
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda la sua uccisione in un messaggio inviato a Maria Grazia Laganà (moglie del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria ucciso a Locri il 16 ottobre del 2005). Lo rende noto un comunicato del Quirinale.
«L'uccisione di Francesco Fortugno a opera di sicari di una cosca della 'ndrangheta - si legge - ha segnato la vita della democrazia della comunità calabrese in modo incancellabile. Fortugno, medico stimato, uomo onesto e appassionato del bene comune, si era dedicato all'impegno civile con coraggio, in un territorio difficile. L'assassinio, eseguito nel corso di un evento politico - prosegue il Capo dello Stato - fu l'innesco di un movimento di forte reazione alle mafie che ebbe i giovani calabresi come protagonisti».
Fortugno, rammenta ancora Mattarella, «fu ucciso poco dopo avere assunto l'incarico di vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria perché il suo coerente operato ostacolava i loschi affari delle cosche della 'ndrangheta. La giustizia ha condannato in via definitiva esecutori e mandanti, dimostrando che le trame criminali possono essere sconfitte».«Desidero rinnovare in questa giornata la più intensa solidarietà' e vicinanza alla signora Maria Grazia Laganà Fortugno, ai figli Giuseppe e Anna, ai familiari, agli amici, a tutti coloro - conclude il Presidente della Repubblica - che si sentirono colpiti da quella efferata violenza e avvertirono, da subito, la minaccia criminale volta a sopraffare la libertà di tutti. Ai giovani continuano a parlare la testimonianza umana e l'eredità morale di Fortugno. Il suo rifiuto di sottomissione alle cosche è un esempio e un atto di fiducia nella libertà e nella democrazia che richiama la nostra responsabilità. A vent'anni da quel giorno di dolore la Repubblica si inchina alla sua memoria».