Durante i lavori del convegno il sostituto procuratore di Reggio Calabria ha tracciato una linea d’azione chiara e coraggiosa: affrontare la violenza di genere con la stessa determinazione con cui si combatte la ’ndrangheta. Strumenti legislativi, risorse, interventi tempestivi e soprattutto una gestione efficace dei braccialetti elettronici
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Nel corso del convegno Mai più sola, il sostituto procuratore di Reggio Calabria Flavia Modica ha pronunciato un intervento che, per chiarezza e incisività, rappresenta oggi una delle riflessioni più forti e concrete sul tema della violenza di genere.
Sin dall’inizio il magistrato ha ringraziato le testimoni presenti, riconoscendo il valore del loro coraggio: «È significativo essere qui, e soprattutto ringrazio le testimoni che hanno voluto portare la loro esperienza. Mi rendo conto che non è stato facile: intervenire con un racconto così doloroso non è semplice».
Violenza di genere e ’ndrangheta: la stessa logica del potere
La procuratrice Modica ha indicato un cambio di paradigma: guardare alla violenza di genere con la stessa consapevolezza con cui, in Calabria, si affronta la criminalità organizzata.
«Dobbiamo iniziare a guardare al fenomeno della violenza di genere con gli stessi strumenti con cui, in questa terra, affrontiamo il fenomeno mafioso, cioè quello ’ndranghetista. Il femminicidio è un ambito in cui la violenza diventa strumento di affermazione del potere». Non solo un problema giudiziario, dunque, ma culturale, sociale e politico.
Riforme importanti, ma senza risorse non funzionano
Modica ha ricordato come gli strumenti normativi oggi esistano, e come nuove riforme — inclusa quella che ridefinisce la violenza sessuale in base alla mancanza di consenso — rappresentino un passaggio epocale: «È una svolta fondamentale perché trasforma la violenza sessuale da reato che richiede violenza o minaccia a reato fondato sull’assenza di consenso della donna».
Ma ha alzato il velo sulla realtà operativa degli uffici giudiziari: «Abbiamo problemi. Problemi di risorse, materiali e di personale. Si continuano a fare riforme a costo zero. E le riforme a costo zero non producono risultati».
Il nodo più urgente: i braccialetti elettronici
Il cuore dell’intervento è stato dedicato a uno degli strumenti più efficaci per proteggere le donne: i braccialetti elettronici.
«Non abbiamo un numero sufficiente di braccialetti elettronici. Il braccialetto elettronico, quando funziona, è uno strumento fondamentale».
Il problema nasce dalla convenzione ministeriale con un’unica società fornitrice, che installa solo un numero limitato di dispositivi ogni mese: «A Reggio Calabria quasi ogni mese superiamo quel limite. Quindi applichiamo la misura… ma se il dispositivo non viene installato subito, la misura perde efficacia».
Un monito chiarissimo: senza dispositivi e senza rapidità, la tutela delle donne resta sulla carta.
Il lavoro culturale: dentro e fuori le istituzioni
Il magistrato ha poi evidenziato la necessità di un cambiamento di mentalità: «Va fatto un lavoro interno sugli operatori giudiziari affinché vengano riconosciuti e abbandonati stereotipi di genere. Non si devono più leggere certi passaggi nelle sentenze. Non si devono più sentire in aula arringhe come ‘se non ha denunciato forse non era violenza’».
E ha richiamato l’intera comunità a farsi carico del problema: «La donna deve denunciare, sì, ma spesso dovrebbero denunciare prima di lei le persone che la circondano e percepiscono i segnali».
Dopo la denuncia, la donna non deve essere lasciata sola
Un appello accorato è stato rivolto ai servizi di supporto «Serve supporto psicologico, economico, logistico. Troppe donne rimettono la querela perché sono abbandonate, perché scatta il senso di colpa».
Per Modica, la risposta deve essere totale: «Serve un lavoro a 360 gradi, da parte di tutti gli operatori coinvolti. In ogni fase del percorso».
Il procuratore Modica ha chiuso con un ringraziamento, ma soprattutto con un invito a non ignorare più ciò che è evidente: «È inutile fare riforme giuste se poi non si stanziano le risorse».
Un intervento netto, lucidissimo, che trasforma un convegno in un’agenda operativa. E mette nero su bianco ciò che serve davvero per proteggere le donne: risorse, rapidità e responsabilità collettiva.

